Era l’8 aprile del 1972, An Lộc venne colpita da razzi e proietti di mortaio sollevando nubi di polvere e macerie dalle strade di terra rossa. Migliaia di profughi cercarono di raggiungere Saigon, senza rendersi conto che i nordvietnamiti avevano ormai stretto la città. Molti di loro vennero uccisi o deportati altrove. Il bombardamento proseguì per diversi giorni e An Loc divenne una città fantasma. Mentre il frastuono della battaglia si faceva sempre vicino, le persone si erano affrettate a prendere le cose a loro più care per poi nascondersi nei rifugi a forma di pozzo che erano stati costruiti sotto le case all’inizio del conflitto.
Come riferito poi da alcuni prigionieri, i primi carri entrarono in città ma senza riserva di carburante, perchè ai carristi era stato detto che la città si era arresa, creando così panico e confusione. Si diceva che i carri armati si aggiravano per An Loc come se fossero padroni della città. Improvvisamente uscì la voce che per mettere fuori combattimento i carri nemici bastava un solo colpo di LAW, la leggera arma anticarro che sparava razzi capaci di perforare l’acciaio. Il 13 aprile le carcasse annerite di 18 carri armati ingombravano le vie della città, mentre aerei americani e sudvietnamiti ne avevano distrutti almeno altri dieci, ma la battaglia era solo agli inizi.
Mentre le colonne di rinforzo rimanevano ancora bloccate a sud di An Loc, i difensori della città spiavano il cielo, da dove poteva arrivare di tutto. Gli aerei C-123, che volavano ad alta quota a causa dell’intenso fuoco antiaereo, lanciavano tonnellate di materiale con i paracaduti. A seguito il controspionaggio sudvietnamita rivelò che il nemico intendeva distruggere An Loc e raderla al suolo se non fosse riuscito a conquistarla in pochissimo tempo. E per oltre tre mesi gli abitanti rimasero rinchiusi nei rifugi sotterranei, subendo uno dei più terrificanti bombardamenti d’artiglieria della storia, su una superficie di un chilometro, arrivarono ben 78 mila tra razzi, proiettili e granate.
I rifugi divennero ben presto troppo affollati e molti profughi, adulti e bambini dovettero cercare ricovero nella chiesa di San Giuseppe, si parla di circa due mila persone. Un giorno, durante una funzione, una granata entrata dal tetto esplose sull’altare, 200 feriti, 40 morti compreso il sacerdote.
Nel frattempo il nemico entrava nelle case e se ne impossessavano e via via ogni giorno così. A maggio, a causa del cerchio di ferro e di fuoco che circondava la città, nessun rinforzo poteva più avvicinarsi. All’artiglieria di Anl Loc era rimasto solo un cannone e l’unica camionetta “camminava” sui soli cerchioni.
Il peggior dramma che avanzava era l’igiene, con pozzi ormai esauriti o contaminati. La malaria affondava vittime, le madri partorivano nei rifugi ma pochi bambini riuscivano a sopravvivere. Solo in una notte morirono oltre 500 civili.
Fu la notte del 10 maggio che i cannoni dei nordvietnamiti sottoposero An Loc al bombardamento più crudele, sembrava un terremoto, restava solo che pregare. Al mattino arrivarono i carri armati, ma questa volta presi dalla rabbia erano pronti a riceverli, scattando dai bunker e dalle buche scavate per ripararsi, e le squadre anticarro aprirono il fuoco con i LAW a distanza ravvicinata. Nel frattempo si sentiva il rombo di giganteschi aerei, un volo di tre apparecchi ogni 55 minuti, si trattava di B-52 decollati dalle basi della Tainlandia, che distrussero le posizioni nordvietnamite fino a 800 metri dal perimetro della difesa. E mentre i superstiti fuggivano per terra e fiumi, i bombardamenti continuarono ancora per un mese, ma sempre con minore intensità.
Ai primi del mese di giugno i civili cominciarono ad uscire dalle loro tane buie e respirare finalmente l’aria fresca e godere del tepore del sole, e nonostante quell’anno la primavera stentasse ad arrivare, sedevano fra le macerie nella speranza che tutto fosse finito. Migliaia e migliaia di morti, ma An Loc valeva questo prezzo? e ancora…ma perchè?