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Arte alle Egadi: dal mare incontaminato i resti delle guerre puniche.

Sale a 25 il numero dei reperti della 1^ guerra punica tra Roma e Cartagine. L’arcipelago è area marina protetta e meta preferita dai sub.

Arte alle Egadi: dal mare incontaminato i resti delle guerre puniche.

I turisti arrivano a migliaia e godono di acque meravigliose e di un habitat invidiabile. Le isole Egadi, tra le più belle aree protette del Mediterraneo, continuano ad essere anche miniera di reperti straordinari. É stata un’estate straordinaria, ma la fama sta facendo il giro del mondo per una fortunata sintesi tra ecosistema, protezione ambientale e scoperte archeologiche. C’è curiosità, ma non stupore perché quando le attività sono coordinate riescono bene. Anche in piena estate, dunque, le ricerche sui fondali dell’arcipelago non si sono fermate e sono stati appena recuperati due rostri in bronzo di navi della prima guerra punica.

Attrezzature di valore militare, all’estremità delle prue, che servivano ad attaccare le navi nemiche. Strumenti bellici che hanno segnato periodi cruenti della storia per la supremazia nel Mediterraneo. Roma e Cartagine erano le principali città a contendersi le vittorie. La nave Hercules della Fondazione RPM Nautical ha riportato ora in superficie i due preziosi oggetti giacenti li’ da oltre 2 mila anni. Nel 241 a. C., a pochi chilometri dalla costa occidentale della Sicilia, tra le isole di Favignana, Levanzo e Marettimo si combatté l’epica battaglia tra le flotte romane e cartaginesi. Fare ricerca in un mare cristallino e sano ha aiutato il lavoro degli esperti .

Quello di pochi giorni fa non è stato ,tuttavia, il primo ritrovamento in un “campo di guerra” indagato da molte missioni archeologiche. La quota di reperti nelle mani dello Stato è salita a 25 in pochi anni. Valeria Li Vigni ,Soprintendente del Mare, dice che “insieme ai ritrovamenti degli anni passati le scoperte di quest’estate precisano ancora meglio il quadro della battaglia navale dell’antichità”. La soddisfazione degli studiosi è che la battaglia delle Egadi- che segno’ di fatto la prima guerra punica- attualmente è la meglio documentata. Eppure di storia da ricostruire ce n’è ancora tanta. I cartaginesi in quella battaglia persero cinquanta navi ed i resti della flotta fanno da richiamo storico-turistico per numerosi sub.

Le autorità siciliane tengono sotto osservazione l’area per riportare nei musei tutto cio’ che si riesce a prelevare dai fondali. La vigilanza e la gestione della zona combattono le immersioni e i ritrovamenti fraudolenti. Nelle grotte sotto le isole si puo’ trovare ancora di tutto e chissà se qualche pezzo non sia già sfuggito ai controlli. Gli archeologi subacquei sono in aumento ed in Sicilia ci sono ormai diving specializzati per immersioni di gruppo. Si spera che tutti scendano in profondità rispettando le regole sulla tutela del patrimonio artistico e sulla natura. L’Italia é nota per essere vittima del commercio internazionale di reperti immersi ed emersi , come ci dicono i resoconti annuali di Carabinieri e Guardia di Finanza. Un giro colossale che non conosce confini con ripercussioni ambientali e sull’ecosistema.

Le istituzioni possono sempre fare di più, ma – ha detto Alberto Samonà Assessore dei Beni culturali della Sicilia -sia in mare che nei siti terrestri, la ricerca archeologica in Sicilia è costante e si avvale di prestigiose collaborazioni nazionali e internazionali. Per la Regione il 2021 si sta caratterizzando come stagione straordinaria di lavoro e si parla di ‘primavera dell’archeologia’. Una definizione politica sicuramente di buon auspicio. Ma é chiaro che da sola non basta a dare fiducia per altri ritrovamenti che giacciono in fondo al mare nostrum. E non solo lì.

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