Dopo una settimana di rialzi, giornata negativa per le Borse europee, colpite dalle prese di profitto in attesa delle trimestrali delle big tech americane e delle decisioni della Federal Reserve sulla politica monetaria che saranno comunicate domani, mercoledì 28 luglio.
A pesare sui listini continentali sono ancora i timori sulla stretta imposta dalle autorità cinese sui tre settori chiave come tecnologia, istruzione e immobiliare, ma anche la rinnovata preoccupazione per la carenza di chip, dopo che Intel (-3%) ha previsto che i problemi di produzione e forniture potrebbero andare avanti fino al 2023, zavorrando auto e smartphone.
Dopo il calo registrato sulle borse asiatiche, in Europa la piazza peggiore Milano (-0,83% a 25.086 punti) seguita da Madrid (-0,82%). In calo di mezzo punto percentuale Francoforte e Parigi. In calo anche Londra, che perde lo 0,3%.
La debolezza internazionale contagia anche Wall Street, che prosegue una seduta molto volatile in attesa di trovare nuove conferme nei conti dei colossi tecnologici. Oggi tocca a tre pezzi da novanta del calibro di Apple, Microsoft e Alphabet. Mentre si attendono le comunicazioni della Fed, sul fronte macro gli ordini di beni durevoli sono cresciuti a giugno dello 0,8%, meno delle stime. Raggiunto invece un nuovo record dei prezzi delle case. A maggio, nelle venti maggiori città il rialzo è del 17% rispetto a un anno prima, mentre il dato nazionale segna un aumento del 16,6% su base annuale, dopo il +14,6% di aprile, dato più alto mai registrato. Rispetto ad aprile, il dato è salito del 2,1% per le venti città e per l’intera nazione e dell’1,9% per le dieci città.
A livello globale, il Fondo monetario internazionale ha alzato le stime sulla crescita, lanciando però l’allarme sul rischio delle varianti del Covid: secondo la capo economista Gita Gopinath “se emergessero nuove varianti molto contagiose, la ripresa potrebbe deragliare e questo potrebbe pesare sul Pil globale per 4.500 miliardi di dollari entro il 2025”. Per quanto riguarda l’italia, dopo il-8,9% del 2020, il Pil dovrebbe crescere del 4,9% quest’anno (+0,7% rispetto al +4,2% previsto ad aprile), percentuale più alta rispetto a quella della Germania, e del 4,2% (+0,6%) nel 2022.
A Milano i riflettori sono tutti su Campari, che si piazza in vetta al Ftse Mib con un rialzo del 3,16% dopo la pubblicazione dei conti semestrali che mostrano vendite per un miliardo di euro, (+37,1%) rispetto al primo semestre 2020, un Ebit pari a 223,2 milioni (+88,7%) e un utile netto di 156,8 milioni, in crescita del +101,9%.
In rialzo anche le utility: Snam (+0,84%), A2a (+0,88%), Terna (+0,96%), Hera (+0,26%) e Italgas (+0,68%). Giornata di conti anche per quest’ultima che ha archiviato il trimestre con ricavi a 665 milioni (+3%) e un utile salito a 176 milioni (+14%).
Contrastato il risparmio gestito con Finecobank che guadagna lo 0,82% e Banca Generali che perde il 2% nonostante abbia appena concluso il miglior trimestre della sua storia, promettendo agli azionisti maxi dividendi.
Nel frattempo, dopo la semestrale stratosferica di Lvmh, oggi a mercati chiusi arriveranno anche i conti di moncler e Kering a fornire una panoramica completa sullo stato di salute del lusso.
Tornando ai risultati di Borsa, in fondo al Ftse Mib c’è Stm (-2,44%), zavorrata dall’incertezza sui Chip. Male anche Unicredit (-1%) ed Enel (-1,47%). Male anche le altre big del comparto bancario: Intesa (-1%), Banco Bpm (-1,3%).
Fuori dal Ftse Mib oggi è la giornata del ritorno in Borsa di Banca Carige. Dopo due anni e mezzo di assenza il titolo è tornato in contrattazione, ma non è riuscito a fare prezzo per tutta la giornata. In chiusura le azioni segnano -57,88% a 0,6318 euro.
Passando agli altri mercati, lo spread si attesta a quota 111 punti base (+1,65%) Scende invece il rendimento del BTp decennale. Sul primario, nell’asta dei BTp short term il Tesoro ha assegnato 3,75 miliardi di titoli a un tasso che risale di 7 punti base rispetto al collocamento di giugno a -0,29%. La richiesta è stata di 5,12 miliardi con rapporto di copertura di 1,37.
Sul valutario l’euro/dollaro è sotto quota 1,18, mentre prosegue il prezzo del petrolio rimane sostanzialmente stabile (Brent +0,15% a 74.61 dollari al barile).