“Il dato in arrivo da Israele su Pfizer va letto bene e non deve preoccupare. I vaccini che usiamo nel mondo occidentale sono tutti efficaci contro la variante Delta”. A fare chiarezza sulla questione dell’efficacia dei vaccini contro la variante indiana è l’immunologo Sergio Abrignani, professore all’università Statale di Milano e membro del Comitato tecnico-scientifico: “Non bisogna limitarsi a leggere i titoli degli articoli. Esistono tre tipi di protezione: dalla morte, dalla malattia e dall’infezione asintomatica. La minor efficacia di Pfizer sulla variante Delta è relativa solo alle infezioni lievi e asintomatiche, in cui passa dal 94% al 64% nei soggetti completamente immunizzati. Rispetto invece alle conseguenze più serie l’efficacia è solo leggermente più bassa, da poco più del 90% a poco meno del 90%”. Questo spiega perché nel Regno Unito la variante Delta sta dilagando nonostante oltre metà della popolazione sia totalmente immunizzata (e il 70% abbia ricevuto almeno una dose), facendo risalire i contagi ma non più di tanto decessi e ricoveri in terapia intensiva. Tanto che il premier Boris Johnson ha deciso di riaprire tutto dal 19 luglio: “Il Regno Unito sarà un test importante per tutto il mondo”, spiega Abrignani nell’intervista concessa a FIRSTonline.
Professore, dunque non c’è da preoccuparsi sull’efficacia dei vaccini nei confronti delle varianti?
“No, perché per quanto riguarda il dato israeliano su Pfizer il -30% di efficacia riguarda solo le infezioni lievi o asintomatiche, mentre sulla letalità le percentuali di efficacia per chi ha ricevuto entrambe le dosi rimangono comparabili. Questo significa che il vaccino non farà scomparire un virus che ormai immaginiamo endemico, come lo è quello dell’influenza di stagione, ma che lo renderà e già lo sta rendendo molto meno letale. E’ quello che stiamo vedendo nel Regno Unito, dove i contagi sono esplosi a 25.000-30.000 al giorno dalle poche centinaia di aprile, ma decessi e ricoveri nello stesso periodo sono risaliti in maniera marginale. E la campagna vaccinale è molto avanti”.
Quindi il premier britannico Boris Johnson fa bene a riaprire tutto dal 19 luglio?
“Ci sono due correnti di pensiero: chi dice che lasciando correre il virus c’è il rischio di nuove varianti e chi invece accetta che stia diventando endemico, come una normale influenza. Io sono per la seconda linea, per due motivi: le varianti finora si sono sviluppate in Paesi dove non si vaccinava o la vaccinazione era indietro, in particolare l’India da cui oggi arriva la variante dominante. Dove ci si vaccina non sono ancora venute fuori varianti. Inoltre con la vaccinazione il Covid, anche con la variante Delta, ha una letalità molto bassa: secondo quanto stiamo vedendo in Inghilterra, meno di uno su mille contagiati, quindi meno della normale influenza, che ogni anno in Italia colpisce dai 4 ai 10 milioni di persone, il 10-15% della popolazione, uccidendone circa uno su mille senza che il Paese si fermi. Ovviamente ogni morto ha un peso, ma con questi numeri è scientificamente accettabile provare un ritorno alla normalità. Altrimenti che vacciniamo a fare?”.
Il Regno Unito sarà un test importante anche per l’Italia, visto che pure da noi la variante Delta cresce di giorno in giorno?
“Assolutamente sì, sarà importante vedere cosa succede nel mese successivo al 19 luglio. Johnson ha messo in conto un aumento dei contagi, che oggi sono 25.000-30.000 al giorno, fino a 100.000. Ha detto: lasciamo correre, ci saranno sì altri morti ma non molti, più o meno quelli che ci sarebbero con una comune influenza, in proporzione. Sarà un test per tutto il mondo perché se vediamo che il virus circola ma non aumentano o aumentano pochissimo i decessi e i ricoveri in terapia intensiva, allora significa che possiamo tornare ad una vita normale”.
In Italia la discesa dei contagi sta rallentando: dal suo punto di vista c’è preoccupazione per la stagione estiva? Il Green Pass è a rischio e c’è l’ipotesi di nuove chiusure?
“Preoccupazione direi di no, attenzione ovviamente sì. I contagi sono davvero troppo bassi per pensare di vederli ancora scendere, quindi è fisiologico che possano oscillare o anche risalire, come è accaduto in Inghilterra. Proprio per questo sarà importante monitorare come evolverà ora la situazione lì, visto che tra l’altro il virus finora ha agito in maniera molto simile tra Italia e Inghilterra, con indici di letalità paragonabili tra loro e diversi rispetto ad altri Paesi. Il Green Pass non è assolutamente a rischio e per quanto riguarda le chiusure al momento la situazione non lo fa pensare: guarderemo soprattutto i dati su decessi, terapie intensive e, ripeto, quelli in arrivo dal Regno Unito che diventerà un po’ il benchmark”.
Non è stato secondo lei un po’ un azzardo svolgere gli Europei di calcio con gli stadi aperti e diverse partite proprio a Wembley, in Inghilterra?
“Se tutto viene fatto in sicurezza, con vaccini e Green Pass, non vedo il problema. E’ chiaro che da medico consiglierei sempre di evitare assembramenti, ma da cittadino le dico anche che un ritorno alla normalità va almeno sperimentato, seguendo certe regole ovviamente. Ogni inverno accettiamo migliaia di morti a causa dell’influenza senza fare nessun lockdown: se grazie ai vaccini la letalità del Covid sarà la stessa, e sembra essere così, non vedo perché cambiare strategia”.
Il virus dovrebbe diventare endemico: questo significa che dovremo vaccinarci per diversi anni?
“Dobbiamo vedere se ce ne sarà bisogno, al momento non possiamo saperlo. Possiamo ipotizzare che il virus non scomparirà, che durerà per decenni e che potremo addomesticarlo grazie ai vaccini, ma non è detto che servirà un richiamo ogni anno”.
E’ possibile che si renda necessaria la terza dose contro le varianti?
“Al momento tutti i vaccini che usiamo in Europa, Pfizer ma anche Moderna, AstraZeneca, Johnson&Johnson e anche quello in arrivo di Novavax, sono sicuri e coprono in maniera sufficientemente efficace anche contro la variante Delta. Ora come ora dunque non ci sarebbe bisogno di un ulteriore richiamo, se non al limite per le categorie più esposte o vulnerabili. Per la terza dose comunque le aziende farmaceutiche stanno già ipotizzando un cocktail di vaccini, usando in parte quello attuale e in parte un nuovo siero per aumentare l’efficacia contro la variante Delta”.