Il 1° luglio del 1863 a Gettysburg in Pennsylvania ebbe luogo una della più importanti battaglie della Guerra civile americana, che si concluse il 3 luglio con la vittoria delle truppe dell’Unione al comando del generale Meade. Al comando dell’Armata della Virginia, il fior fiore dell’esercito confederato era il gen. Robert Lee, un condottiero di grande esperienza, molto amato dai soldati; prima dello scoppio della guerra era il direttore della Scuola militare di West Point; poi aveva scelto di seguire il suo Stato, la Virginia, nella secessione.
Vi è la convinzione che al centro di questa guerra sanguinosa e fratricida vi fosse la questione dell’abolizione della schiavitù; in realtà questo era un ideale di minoranze radicali, perché molti Stati schiavisti erano stati fedeli all’Unione e fu molto discussa l’ipotesi di costituire contingenti di colore. Per il Sud lo schiavismo era una questione di carattere economico legata alla coltivazione del cotone. L’economia del Sud era incentrata sulle piantagioni di cotone e tabacco, per lo più. Settore produttivo in cui grandi proprietari terrieri impiegavano circa 3milioni di schiavi neri, a fronte di un totale di 5milioni di abitanti su tutta l’area. Per il Nord, fortemente industrializzato, l’obiettivo più importante era quello di sconfiggere la secessione.
Tornando alla battaglia essa iniziò il 1° luglio con scontri con una serie di scontri imprevisti tra i reparti unionisti e quelli confederati che nel corso della giornata sopraggiunsero sul campo di battaglia da varie direzioni. I combattimenti del primo giorno terminarono con il parziale successo dei sudisti, che costrinsero il nemico a ripiegare, ma senza riuscire ad occupare le posizioni tatticamente dominanti sul campo di battaglia. Nel secondo giorno giunse sul campo di battaglia la maggior parte delle forze delle due armate; il generale Lee riprese i suoi attacchi sulle due ali dello schieramento nemico e raggiunse alcuni successi locali ma non riuscì a conquistare le posizioni più importanti; gli unionisti, guidati dal generale George G. Meade, nonostante errori tattici iniziali, si difesero accanitamente e respinsero gli assalti. Il 3 luglio iniziò l’assalto a colpi di cannone a cui rispondevano le forze unioniste. Lee gettò tutte le forze nella battaglia (celebre è l’attacco della Divisione di Pickett) ma le truppe venivano decimate dalla resistenza dei soldati dell’Unione, cominciarono a pervenire i dati sui morti e feriti.
Le perdite dell’Unione ammontarono a 23 mila soldati morti e feriti sugli effettivi di 93mila , mentre per i confederati le perdite ammontarono a circa 30mila su 70mila. La Divisione Pickett aveva perduto 3.392 uomini su 4.500 compresi tutti i comandanti. La sconfitta confederata determinò il 4 luglio la resa di Vicksburg. Appariva sempre più nettamente la differente potenza industriale e militare dei due belligeranti. La Confederazione – benchè avesse ottimi comandanti che diedero molto filo da torcere agli avversari – non disponeva (nei suoi 13 Stati) di fabbriche d’armi. I suoi traffici marittimi e quindi le forniture erano impediti dal blocco navale disposto dalla Marina dell’Unione che arrivava fino al Golfo del Messico.
Inoltre La CSA non aveva ottenuto quei riconoscimenti internazionali che si aspettava; ed era stata costretta ad acquistare in oro e in valuta pregiata quanto occorreva alle armate e alla popolazione. In ogni caso la vittoria di Gettysburg e di Vicksburg determinarono una svolta nella guerra, che fu la più sanguinosa combattuta dagli americani con oltre 600mila militari caduti. La conta delle forze armate vide l’Unione in netta superiorità sin dall’inizio. Un numero che crebbe di continuio fino a triplicare quello dei Sudisti in battaglia alla fine della guerra di secessione. All’inizio delle ostilità, nel 1861, ai 186mila Nordisti rispondevano 150mila Sudisti. Nel 1865, invece, un milione di Unionisti si scontravano con solo 385mila Confederati. ll 9 aprile del 1865 ad Appomattox, in Virginia, il generale Robert Lee, alla guida dei Confederati, siglava la resa del Sud al generale Ulisse S. Grant.
Della battaglia di Gettysburg è passato alla storia il breve discorso commemorativo che Abraham Lincoln volle pronunciare il 16 novembre 1863 sul campo in cui si era combattuto:
‘’Ottantasette anni or sono, i nostri avi diedero vita, su questo continente, ad una nuova nazione, concepita nella Libertà e consacrata al principio secondo cui tutti gli uomini sono creati uguali. Siamo ora impegnati in una grande guerra civile, la quale proverà se quella nazione, o ogni altra nazione così concepita e così votata, possa durare a lungo. Siamo riuniti su un grande campo di battaglia di quella guerra. Siamo venuti a dedicare una parte di quel campo a luogo di ultimo riposo per coloro che qui diedero la vita, perché quella nazione potesse vivere. È del tutto giusto e appropriato che noi compiamo quest’atto. Ma, in un senso più vasto, noi non possiamo dedicare, noi non possiamo consacrare, noi non possiamo santificare questo suolo; gli uomini coraggiosi, vivi e morti, che qui combatterono, lo hanno consacrato al di là del nostro piccolo potere di aggiungere o detrarre. Il mondo noterà appena, né ricorderà a lungo ciò che noi qui stiamo dicendo, ma non potrà mai dimenticare quanto qui essi fecero. Siamo piuttosto noi, viventi, che dobbiamo qui consacrarci all’opera incompiuta, finora portata avanti così nobilmente da coloro che qui combatterono. Siamo piuttosto noi a dover essere consacrati al gran compito che ci rimane di fronte: che da questi nobili caduti ci venga un’accresciuta devozione a quella causa per la quale essi diedero l’ultima piena misura della devozione; che noi qui solennemente ci si impegni a che questi morti non siano morti invano; che questa nazione, a Dio piacendo, abbia una rinascita di libertà; e che l’idea di un governo del popolo, dal popolo, per il popolo, non scompaia dalla terra’’.
Nella giornata del 1° Luglio vi è un’altra ricorrenza importante. Nel 1921 (si vede che è un anno che porta bene ai comunisti, anche se gli italiani sono arrivati prima), studenti ed intellettuali – una decina in tutto – fondarono il Partito Comunista cinese. Nel 1927, accusati di voler instaurare la dittatura, i comunisti di Pechino e Canton vennero sterminati. I comunisti sfuggiti alla persecuzione fuggirono nelle zone rurali sotto il comando di Mao Zedong il quale riteneva che, essendo la Cina un paese agricolo, la rivoluzione dovesse coinvolgere le masse contadine, che formarono già l’Armata rossa. Nel 1931, nella provincia di Kiangsi il gruppo si coagulò nella Repubblica sovietica cinese. Chiang Kai-Shek, il capo del Kuomintang, il partito nazionalista, provò inutilmente a sconfiggere l’Armata rossa, riuscendoci solo nel 1934; di conseguenza, in quell’anno, i comunisti intrapresero la “lunga marcia” per spostarsi nella regione montagnosa dello Shaanxi settentrionale, nella città di Yenan. Il PCC compie oggi cent’anni. Possiamo dire che non li dimostra?