Dopo anni di trattative, sollecitate prima dall’Ocse e poi dal presidente americano Joe Biden, la comunità internazionale ha raggiunto l’accordo sulla tassa minima globale da applicare alle grandi imprese: l’aliquota della corporate tax, l’imposta sui profitti d’impresa, sarà del 15% e verrà applicata in ogni Paese, in proporzione ai profitti generati sul territorio nazionale. Il G7 dei ministri delle Finanze, riunito in presenza a Londra, ha dunque sciolto il nodo: la nuova imposta, che andrà definita meglio in sede di G20, servirà dunque a combattere i paradisi fiscali, risolvendo anche la questione della tassazione dei giganti digitali: “Una volta che c’è una soluzione globale – ha detto il ministro britannico Rishi Sunak – sull’imposizione sugli utili delle multinazionali nel loro complesso, decadrà la necessità di una tassazione ad hoc per i colossi del web”.
Le maggiori imprese globali, con margini di profitto di almeno il 10%, vedranno così il 20% di tutti gli utili al di sopra di tale soglia riallocato e tassato nei Paesi dove effettuano vendite. L’accordo è una svolta storica, anche se al ribasso rispetto all’iniziale proposta di Biden, che avrebbe voluto una tassa al 21%, comunque inferiore all’aliquota del 25% che al momento è la più bassa tra i Paesi del G7. L’idea è dunque quella di tassare meno, ma ovunque, aggirando l’elusione fiscale e consentendo ai Paesi come l’Italia dove l’aliquota era più alta di recuperare almeno tutto il dovuto, anche se in percentuale più bassa. Proprio per questo motivo, è stata molto forte la resistenza di Paesi come l’Irlanda, dove oggi la tassa corporate è al 12,5% e permette ai grandi gruppi di pagare molto meno, in base alla sede fiscale, eludendo però di versare imposte in Paesi dove generano buona parte dei loro utili.
L’aliquota minima al 15% è frutto di un compromesso, e dopotutto non si discosta molto dal 12,5% dell’Irlanda. Per l’Italia e in generale per l’Europa sarebbe una boccata di ossigeno non indifferente: un recente studio dell’Osservatorio sul Fisco europeo, coordinato dal giovane economista francese Gabriel Zucman, ha quantificato in 50 miliardi di euro l’extra gettito annuo per l’intera Europa, con una quota consistente evidentemente per Paesi come l’Italia. Con una aliquota minima al 25% il beneficio sarebbe stato di 170 miliardi di euro ogni anno.