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Coppa Italia: Atalanta-Juve, ecco la finale e il pubblico c’è

Finalissima di Coppa Italia stasera a Reggio Emilia tra l’Atalanta di Gasperini e la Juve di Pirlo davanti al 20% di pubblico – Ieri sera il Torino si è messo in salavo pareggiando contro la Lazio, che ha fallito un rigore con Immobile: retrocede il Benevento con Crotone e Parma

Coppa Italia: Atalanta-Juve, ecco la finale e il pubblico c’è

È tempo di verdetti. In attesa di quelli del fine settimana, che stabiliranno gli ultimi due pass per la Champions League, il menù ci offre un gustoso antipasto, ovvero la finale di Coppa Italia tra Atalanta e Juventus. A Reggio Emilia (ore 21), in uno stadio finalmente aperto al pubblico (seppur solo al 20%, dunque a 4.300 spettatori), andrà in scena un match molto interessante tra due squadre che, curiosamente, diventeranno alleate nel prossimo fine settimana, quando i bianconeri, oltre a battere il Bologna, avranno bisogno che i bergamaschi fermino il Milan. Quella però sarà un’altra storia, visto che questa sera c’è in palio un trofeo a cui tengono entrambe, anche se l’Atalanta, essendo molto meno abituata a vincere, lo desidera probabilmente di più.

“Io sono soddisfatto delle cose che abbiamo raggiunto, le soddisfazioni passano anche dalle prestazioni – ha glissato Gasperini – In campionato abbiamo vinto 23 partite, lo scorso anno abbiamo fatto 78 punti, non è come alzare un trofeo ma quasi. La Coppa Italia sarebbe un’ottima ciliegina, ma la torta è quella di questi 5 anni. La squadra è cresciuta tanto, penso anche alla Champions dove abbiamo fatto grandi partite”.

“Quando trovi l’Atalanta sai dove ti porta, con ritmo e intensità, quasi a livello europeo – il pensiero di Pirlo – Siamo pronti, li conosciamo, sappiamo a cosa andremo incontro, ma non sarà diversa dalle altre due di campionato: noi però vogliamo vincere questo trofeo”.

Testa alla finale, insomma, anche se il campionato, evidentemente, occupa molto spazio nell’ambiente bianconero. Il passo falso del Milan contro il Cagliari ha riacceso le speranze Champions, legate però, ironia della sorte, in buona parte all’Atalanta.

“Pensiamo solo a questa partita, c’è un trofeo da alzare, al resto guarderemo da giovedì – ha spiegato Pirlo – Ci siamo guadagnati una finale sul campo, ora abbiamo grande voglia di portare a casa questo trofeo. Noi siamo una squadra così, dobbiamo sentire gli stimoli per alzare l’attenzione che a volte quest’anno è mancata”.

“Sono stupidate, noi siamo responsabili del nostro destino così come Milan e Juventus – ha confermato Gasperini – Sono state giocate 37 partite, siamo arrivati a questo punto, in entrambe le gare faremo tutto ciò che è nelle nostre possibilità per vincere la coppa e arrivare secondi: il resto sono illazioni di poco conto”.

A tutto questo si penserà solo da domani, perché prima c’è un trofeo da conquistare. Pirlo, privo dell’infortunato Bonucci e dello squalificato Alex Sandro, si affiderà a un 4-4-2 con Buffon in porta (sarà la sua ultima apparizione in bianconero), Cuadrado, De Ligt, Chiellini e Danilo in difesa, McKennie, Rabiot, Bentancur e Chiesa a centrocampo, Dybala e Ronaldo in attacco.

Formazione tipo anche per Gasperini, dunque 3-4-2-1 con Gollini tra i pali, Toloi, Romero e Djimsiti nel reparto arretrato, Hateboer, De Roon, Freuler e Gosens in mediana, Pessina e Malinovskyi alle spalle dell’unica punta Zapata.

Ieri, nel frattempo, si è finalmente giocata Lazio-Torino, recupero della 25esima giornata, originariamente prevista per il 2 marzo e slittata invece, ricorso dopo ricorso, fino al 18 maggio. Lo 0-0 finale vale la salvezza matematica dei granata, che a questo punto potranno giocare il match col Benevento di domenica prossima senza nessun assillo di classifica: a retrocedere assieme a Crotone e Parma, infatti, sono proprio i campani, di nuovo in B dopo un solo anno nella massima serie.

A nulla sono valsi gli sforzi della Lazio, che ha giocato col coltello tra i denti quasi questi punti valessero più per lei che per il Toro, onorando così al meglio la regolarità del campionato, indipendentemente dal risultato finale. Sulla sfida, del resto, aleggiavano diversi fattori, a cominciare dal coinvolgimento dei fratelli Inzaghi, fino all’eterna rivalità tra Lotito e Cairo, esplosa poi in un duro confronto a fine partita (in tribuna d’onore!) che non è degenerato in rissa solo grazie all’intervento di persone vicine. Colpa della tensione, certo, ma anche di un arbitraggio pieno di ombre di Fabbri, che prima ha annullato un gol a Immobile per una leggera spinta su Nkolou, poi ha decretato un rigore ancora più dubbio in favore della Lazio, che lo stesso Ciro ha clamorosamente fallito. Il Toro, pericoloso solo una volta con Sanabria (palo a Strakosha battuto), ha boccheggiato fino al 95’, quando Lazzari ha colpito l’ennesimo legno della serata con un colpo di testa su cui Sirigu non avrebbe potuto nulla, dopodiché si è abbandonato alla festa salvezza, sofferta come non capitava da anni. La settimana decisiva della stagione, insomma, prosegue il suo trend bollente e la finale di questa sera, almeno sulla carta, promette di incendiarlo ancora di più.

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