Innovazione e trasformazione digitale costituiscono uno dei pilastri dell’attuale piano strategico di Generali, con investimenti in quest’ambito pari a 1 miliardo di euro. La trasformazione del modello di business proseguirà anche nel prossimo piano, sul quale è già al lavoro il CEO Philippe Donnet, che nell’ultima assemblea degli azionisti ha ribadito che “sarà in continuità” con quello che termina proprio quest’anno. Ma concretamente, come fa innovazione un grande gruppo come quello del Leone alato, che ormai è ben di più di una compagnia assicurativa ma si pone come un “partner di vita” dei clienti, in grado di offrire servizi a 360 gradi? Intanto, coinvolgendo tutti i suoi dipendenti attraverso un’iniziativa che si caratterizza come un vero e proprio venture capital interno alla compagnia: chiunque di loro, attraverso il progetto dell’Innovation Fund, può farsi venire un’idea, proporla al management, ottenere un finanziamento, e contribuire a creare nuovi prodotti, nuovi servizi o persino nuove aziende di successo all’interno del gruppo. “L’innovazione fa parte del Dna di Generali – spiega Danilo Raponi, Group Head of Innovation, nell’intervista rilasciata a FIRSTonline -. L’Innovation Fund è un fondo al quale possono accedere tutti i colleghi. Lo abbiamo istituito nel 2020 e sono stati presentati 220 progetti, di cui 80 già finanziati”.
Dottor Raponi, come funziona il fondo?
“Nel 2020 abbiamo deciso di utilizzare parte del miliardo stanziato per l’innovazione per incoraggiare i progetti interni. Con l’Innovation Fund tutti i colleghi, che siano della capogruppo, di Generali Italia o delle business unit estere, possono fare domanda. L’unico requisito è avere una buona idea e che si tratti o di innovazione su prodotti e servizi che già esistono, o di una innovazione radicale. Non finanziamo progetti di semplice trasformazione digitale”.
Chi valuta se le idee dei dipendenti sono buone?
“Il fondo viene erogato da un Central Innovation Team, ma le idee vengono prima scremate dalle varie business unit alle quali appartengono i colleghi proponenti. Sul nostro tavolo arrivano dunque progetti già in qualche modo validati a livello locale e anche finanziati, che tramite l’Innovation Fund possono trovare un cofinanziamento che può salire fino al 50% se l’iniziativa vede la collaborazione di più business unit di diversi Paesi. Le idee con più alto potenziale vengono invece sottoposte direttamente all’Innovation Board, composto da alcuni membri del top management di Generali, che si riunisce quattro volte l’anno per esaminare i progetti più ambiziosi. Si vota in forma anonima, a maggioranza”.
Quindi davvero qualsiasi dipendente, anche da solo e senza coinvolgere i suoi capi, può dare un contributo all’innovazione di Generali?
“Assolutamente sì ed è già capitato diverse volte. Le idee spesso ci arrivano da dipendenti che già si occupano di innovazione, o da realtà già esistenti come Jeniot – la nostra società dedicata all’Internet of Things, alla sensoristica e all’Intelligenza artificiale – o HITS – il nostro Innovation Lab in Svizzera – che magari vogliono farsi finanziare nuovi progetti, ma a volte giungono da perfetti sconosciuti, di solito relativamente giovani e con una buona partecipazione di donne. Anzi, per attirare anche i contributi per così dire più semplici, più embrionali, abbiamo previsto l’Early Stage Fund, un mini-fondo nell’ordine di qualche decina di migliaia di euro per le idee di livello di sviluppo minimo, che così ci possono arrivare da qualsiasi collega, anche individualmente e bypassando la pre-approvazione dei suoi superiori”.
L’engagement dei dipendenti viene in qualche modo anche preparato?
“Sì, attraverso il nostro programma We Innovate, che predispone una precisa metodologia da seguire per fare innovazione. Inoltre abbiamo organizzato dei percorsi formativi su tre livelli. Nella strategia di Generali è molto importante la professionalizzazione della gestione dell’innovazione. Il mercato assicurativo sta cambiando, arrivano nuovi concorrenti che crescono molto velocemente e vogliamo farci trovare pronti, migliorando la nostra capacità innovativa soprattutto nel Vita e nel Wealth management, che è diventato il core business”.
Concretamente è già nata qualche realtà di rilievo grazie all’Innovation Fund?
“Sì. L’ultima in ordine temporale riguarda l’accordo annunciato tra Generali Italia e Telepass: grazie alla tecnologia analytics e Big Data di Generali, che è in grado di stabilire se il ritardo è imputabile a fattori oggettivi e non a loro stessi, gli automobilisti che arriveranno in ritardo a destinazione – rispetto ad un orario stabilito sempre dal sistema – avranno diritto al rimborso del 50% del valore del pedaggio, con accredito direttamente sul conto di Telepass. Un’altra idea nata in Italia è stata quella del Fast Cash Settlement, una funzionalità che è andata ad implementare l’app di Generali e che consente, inviando un paio di foto al chatbot, di ricevere immediatamente in caso di sinistro l’accredito sul conto corrente se l’algoritmo ritiene che il danno sia lieve. La valutazione del danno, in pochi secondi, la fa l’app, che poi propone al cliente una somma ritenuta proporzionata, e il cliente può accettare o rifiutare”.
Altri esempi, anche dall’estero?
“Finora uno dei casi più importanti, che ha portato persino allo spinoff di una nuova società, viene dalla nostra controllata in Svizzera e dal suo Innovation Lab. Lì, dall’idea di alcuni dipendenti, è nata LINGS, l’assicurazione on demand, attivabile e disattivabile quando si vuole, anche per un solo giorno o per qualche ora. Uno strumento personalizzabile e molto flessibile che ha già riscosso molto successo. Con Lings, senza nessun costo di iscrizione e disattivazione, si possono però assicurare solo alcuni prodotti: pc, smartphone, fotocamere, biciclette e droni. La nuova realtà è molto impegnata pure sul fronte etico: ha stabilito una quota fissa di utili, oltre i quali i soldi provenienti dai clienti verranno restituiti in beneficienza. Per ora Lings è attiva in Svizzera e sta per arrivare in Germania e Spagna”.
Siete soddisfatti, in generale, dei risultati raggiunti sul fronte della digitalizzazione e dell’innovazione?
“I risultati della trasformazione digitale sono misurabili e positivi, mentre quella sull’innovazione è una partita che si gioca più a lungo termine. Abbiamo messo in campo risorse e idee, alcune delle quali già concretizzate, per molte altre ci vorrà del tempo. Siamo sicuramente soddisfatti dei risultati che abbiamo raggiunto finora, ma vogliamo fare di più. Abbiamo una società del gruppo, Jeniot, che cresce molto bene nella sensoristica e nell’IoT, soprattutto nei rami Casa, Salute e Imprese. Soprattutto le Imprese sono un obiettivo fondamentale, attraverso un’offerta innovativa di prodotti dedicati ai diversi settori industriali”.