Continuano a migliorare i conti di Intesa Sanpaolo. Nel primo trimestre del 2021 la prima banca italiana si conferma in linea con la sua tabella di marcia, dopo un ottimo 2020: l’utile netto, che veniva dagli 1,15 miliardi dello stesso periodo dell’anno passato (e dai 393 milioni dell’ultimo trimestre 2020, quando però incisero gli oneri relativi all’acquisizione di Ubi Banca), è salito a 1,516 miliardi di euro (+32%). Un livello superiore alle attese del mercato che si fermavano a 1 miliardo.
In miglioramento anche: il risultato corrente lordo in aumento del 22,2% rispetto al primo trimestre 2020 a 2,63 miliardi; le commissioni nette dell’8,9%; il cost income ratio al 46,5%; il Common equity tier 1 ratio al 14,4% a regime. I costi operativi sono diminuiti del 2,6%, mentre migliora la qualità del credito: i crediti deteriorati risultano ridotti di circa 44 miliardi dal picco di settembre 2015 e di circa 32 miliardi dal dicembre 2017, superando con quasi un anno di anticipo gli obiettivi di fine 2021. I risultati, sottolinea il gruppo bancario nel presentarli, “‘sono pienamente in linea con l’obiettivo di un utile netto per l’anno ampiamente superiore a 3,5 miliardi”.
Lo stock di crediti deteriorati scende a marzo 2021, rispetto a dicembre 2020, dello 0,8% al lordo delle rettifiche di valore e del 2,3% al netto. L’incidenza dei crediti deteriorati sui crediti complessivi a marzo 2021 è stata pari al 4,4% al lordo delle rettifiche di valore e al 2,3% al netto. Considerando la metodologia adottata dall’EBA, l’incidenza dei crediti deteriorati al lordo delle rettifiche di valore è risultata pari al 3,5%. Bene anche la liquidità, ben oltre i parametri di Basile III: al termine del primo trimestre Intesa Sanpaolo conta attività liquide per 302 miliardi di euro ed una liquidità prontamente disponibile per 169 miliardi. Questo ha facilitato l’impegno a supporto dell’economia reale, in questa delicata fase di ripartenza post-Covid: solo nel primo trimestre la banca ha erogato circa 23 miliardi di nuovo credito a medio-lungo termine, di cui 21 in Italia.
Proprio sulla crisi è intervenuto il CEO Carlo Messina: “Per avvicinarci ai livelli di occupazione evidenziati dagli altri grandi Paesi europei dobbiamo puntare sui solidi fondamentali della nostra economia: l’elevata ricchezza delle famiglie italiane, pari a 10.700 miliardi di euro, di cui 4.400 rappresentata da attività finanziarie; le nostre imprese manufatturiere, dotate di bilanci assai più solidi rispetto ai livelli precedenti la crisi del 2008; l’eccellenza del nostro export, in grado di superare, negli ultimi 5 anni, quello tedesco per oltre 4 punti percentuali”. Il manager ha ribadito l’impegno di Intesa Sanpaolo per oltre 400 miliardi di euro complessivi nell’attuazione del PNRR.
Tornando sui conti della banca, Messina ha poi aggiunto che “il risultato dell’attività assicurativa è in crescita del 17% se comparato al quarto trimestre 2020 mentre, sempre nei primi tre mesi del 2021, registriamo il miglior primo trimestre di sempre per le commissioni. Le attività finanziarie della clientela – motore di sviluppo del nostro Wealth Management – aumentano nel trimestre di circa 13 miliardi di euro e portano il valore totale a 1.200 miliardi. Il costo del rischio annualizzato scende a 35 punti base; nei primi tre mesi dell’anno il flusso di crediti deteriorati lordi è il più basso mai registrato. Abbiamo superato di 6 miliardi, con un anno di anticipo”.
“Il processo di integrazione di UBI si è concluso perfettamente in linea con i nostri piani – ha chiuso Messina ricordando la generosa scelta sui dividendi -. La remunerazione dei nostri azionisti resta una priorità: nel mese di maggio distribuiremo circa 700 milioni di dividendi in contanti, il quantitativo massimo stabilito dal supervisore. Una volta superate le restrizioni delle Bce intendiamo distribuire in contanti – dalle riserve – la parte restante per raggiungere il payout ratio previsto nel Piano d’Impresa, pari complessivamente al 75% di 3,5 miliardi di utile netto normalizzato 2020. Confermiamo l’impegno a erogare dividendi per un payout ratio del 70% rispetto all’utile netto 2021 – previsto ben al di sopra di 3,5 miliardi – parzialmente attraverso un interim dividend nel corso di quest’anno, previa autorizzazione della Bce”.