Un programma di investimenti, denominato “Fenice 190”, che si propone di contribuire al rilancio dell’economia europea in un’ottica di sostenibilità, un fondo anti-pandemia volto a creare un partneriato pubblico-privato e futuri meccanismi di protezione dai rischi, un piano per trattare i “Green Bond” come una classe di attivi a sé stante allo scopo di favorire il mantenimento a lungo termine degli investimenti. Queste le tre proposte lanciate dal Ceo di Generali, Philippe Donnet, in un editoriale pubblicato oggi, 4 maggio, su Euractiv, tra le più autorevoli piattaforme d’informazione sugli affari europei, in occasione del 190° anniversario della nascita di Generali. Un traguardo significativo “ma anche di un’opportunità per onorare la nostra storia continuando a svolgere, accanto al nostro lavoro quotidiano, un ruolo di cittadinanza d’impresa sempre più attivo”, sottolinea il manager.
A 190 anni dalla sua nascita e a un anno dall’esplosione della pandemia, l’obiettivo del gruppo del Leone è chiaro: “essere un Partner di Vita per i nostri clienti, siano essi individui, famiglie o aziende”, dichiara Donnet, ricordando che proprio per perseguire questo scopo e per favorire la ripresa economica, nel 2020 la compagnia ha lanciato “un Fondo Straordinario Internazionale da 100 milioni di euro per combattere la pandemia”. Recentemente Generali ha presentato “Fenice 190”, un programma che prevede di investire “3,5 miliardi di euro nel corso di cinque anni attraverso una serie di fondi indirizzati a infrastrutture, innovazione e digitalizzazione, PMI, abitabilità green, strutture sanitarie e istruzione. Abbiamo già movimentato un miliardo di euro nel 2020”, ha spiegato il Ceo di Generali.
Accanto ai piani volti a favorire la ripresa economica devono però sorgere iniziative volte a fare in modo che quanto accaduto nel 2020 non si ripeta. Per questo motivo occorre puntare sulle coperture pandemiche. “il lockdown e le rigorose misure di contenimento imposte dai governi per contrastare il Covid-19 hanno costretto molte piccole e medie imprese ad interrompere le proprie attività e hanno causato la cancellazione diffusa di eventi e viaggi. Questo ha comportato notevoli perdite, anche a causa dell’assenza totale o parziale di coperture assicurative contro l’interruzione dell’attività (il cosiddetto “Protection Gap”)”, ha evidenziato Donnet, sottolineando però che il rischio pandemico “non può essere sostenuto dal solo settore assicurativo e riassicurativo privato”. Da qui la proposta di sviluppare un fondo anti-pandemia (Pandemic Risk Pool) a più livelli, che riunisca istituzioni europee, Stati membri e le principali compagnie di assicurazione e riassicurazione “per creare forme di partenariato pubblico-privato e futuri meccanismi di protezione dai rischi”.
Fondamentale sarà il ruolo che il settore assicurativo europeo giocherà nei prossimi anni. Si tratta di un comparto che ha 11mila miliardi di euro di masse gestite, “Generali da sola supera i 660 miliardi di euro: abbiamo un’enorme potenza di fuoco”, afferma il manager, chiedendo ad altre società e istituzioni di co-investire in progetti che mirano a sostenere la ripresa, ma anche la lotta al cambiamento climatico. “Per realizzare questo obiettivo, è fondamentale garantire il giusto contesto legislativo in grado di stimolare gli investimenti in progetti sostenibili a lungo termine”, dice Donnet, presentando parallelamente una proposta che, nell’ambito di Solvency II, prevede di trattare “i “Green Bond” come una classe di attivi a sé stante, alla luce della loro diversa natura e dei rischi più bassi rispetto ad altre tipologie di obbligazioni. L’idea è di considerare separatamente gli investimenti in obbligazioni green a lungo termine, con requisiti di capitale decrescenti per periodi di detenzione più lunghi. Ciò scoraggerebbe lo scambio, favorendo un mantenimento in portafoglio più a lungo termine. Anche in questo caso abbiamo già condiviso questa proposta con la Commissione Europea, insieme a quella relativa al Pandemic Risk Pool”.