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Banche europee sui massimi da 13 mesi, grazie al rialzo dei tassi

Il rialzo dei tassi non solo non fa paura ma si rivela una manna per il settore finanziario messo a dura prova dai tassi negativi sulla liquidità imposti dalla Bce. E le trimestrali festeggiano. Occhio allo spread Btp-Bund

Banche europee sui massimi da 13 mesi, grazie al rialzo dei tassi

Torna a far notizia l’aumento dei tassi di mercato. Ma le banche non ne soffrono più di tanto. Anzi, L’indice Stoxx del settore europeo si avvia a chiudere sui massimi degli ultimi tredici mesi, ampliando la performance da inizio anno a +22,5% contro il +10,0% registrato dall’indice Stoxx globale. Solo l’indice Stoxx Travel & Leisure è riuscito a fare meglio nel periodo con un +24%. Merito dell’ottimismo sulla ripartenza generato dal massiccio piano di vaccinazioni in corso in tutta Europa si è tradotto in un aumento dei rendimenti, una manna per il settore finanziario abituato da anni a tassi di mercato ridotti all’osso ma anche a pagare una fee per posteggiare la liquidità presso la Bce, fenomeno che solo ora morde gli istituti italiani (basti pensare alla campagna di Fineco per favorire la trasformazione dei depositi in titoli di Stato senza commissioni) ma che da anni affligge i Paesi del Nord Europa.  

La start up tedesca Deposit Solutions ha provato a calcolare quanto male abbiano fatto i tassi sul deposito negativi introdotti dalla BCE sette anni fa. Si stima che gli istituti di credito abbiano versato complessivamente 34 miliardi di euro, 8,4 miliardi solo nel 2020. Il 60% del totale del 2020 è stato a carico delle banche tedesche e francesi, che lo scorso anno hanno corrisposto oneri rispettivamente 2,7 e 2,5 miliardi, mentre il peso sulle italiane si è limitato a 362 milioni, mitigato in parte anche dal meccanismo di tiering adottato dall’Eurotower. 

Dall’altra parte, le banche, continua la ricerca, citata  dal Sole 24 Ore, hanno goduto di condizioni iper vantaggiose grazie ai prestiti T-Ltro III targate BCE: la stessa Deposit Solutions ritiene che gli introiti delle banche derivanti dalle agevolazioni concesse dalla stessa BCE siano stati in sette anni nell’ordine degli 8 miliardi, ma distribuiti in maniera molto disomogenea nella zona euro.

Ad accedere a questo tipo di finanziamenti sono infatti in modo particolare gli istituti del Sud Europa: Grecia, Italia, Spagna e Portogallo (oltre alla Francia), che ne traggono adesso i maggiori benefici. Deposit Solutions calcola che le banche italiane  abbiano quasi raddoppiato nel 2020 il ricorso a questa risorsa preziosa portandolo a 374 miliardi, cifra che corrisponde al 10% dei loro attivi (solo la Grecia ci supera con il 12%).

Per le banche italiane e spagnole il reddito da interessi generato dal finanziamento T-ltro è quindi in grado di sovracompensare gli effetti dei tassi di deposito negativi pagati alla Bce, lasciando loro un surplus rispettivamente di 1,6 miliardi e di 1 miliardo. Al contrario, il bilancio resta negativo per le olandesi (342 milioni), per le francesi (412 milioni) e soprattutto per le tedesche (oltre un miliardo).     

L’aumento dei tassi può servire a limitare questi squilibri a tutto vantaggio dei conti.  Le trimestrali evidenziano complessivamente indicazioni più positive dopo gli anni delle vacche magre grazie alla solida attività in ripresa nell’investment bank e agli accantonamenti in calo. A partire da Bnp Paribas che ha registrato nel periodo gennaio-marzo utili a 1,76 miliardi di euro, in aumento del 37,9% anno su anno e dell’11% sul trimestre precedente, battendo le attese del consenso di 1,24 miliardi.

Messaggi positivi arrivano anche dalla spagnola Bbva che ha registrato un utile netto trimestrale di 1,2 miliardi, che si confronta con la perdita di 1,8 miliardi registrata nel primo trimestre 2020. Il dato è superiore alle previsioni. Anche qui un contributo decisivo è giunto dalla forte riduzione degli accantonamenti per crediti inesigibili.

Infine, il gruppo britannico Barclays  ha annunciato un utile netto quasi triplicato nel primo trimestre, grazie alla forte riduzione degli accantonamenti. L’utile netto è salito a 1,7 miliardi di sterline.

In questo contesto resta comunque alta, ma sotto controllo, la tensione sul fronte dei tassi di mercato, dopo i forti segnali di ripresa in arrivo dall’economia Usa. Anche in Europa, del resto, si profila una stagione di rialzi dei prezzi: in aprile l’incremento dell’inflazione nella zona euro anno su anno è dell’1,6%, in accelerazione dal +1,3% di marzo. Ma si tratta di un dato in linea con le previsioni, come conferma l’andamento del Bund decennale a -0,20% in lieve regresso sui prezzi della vigilia. Lo spread con i Btp resta comunque a livello di guardia attorno a quota 111 con il rendimento del decennale italiano in calo allo 0,859%. I riflettori sono oggi concentrati sull’aggiornamento stasera del rating da parte dell’agenzia canadese DBRS che non dovrebbe regalare cattive sorprese. 

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