Chiamatelo pure “Teatro degli incubi”. Perdere 6-2 dopo essere andati all’intervallo in vantaggio di un gol, infatti, sembrerebbe quasi un brutto sogno, se non fosse che, purtroppo per la Roma, è tutto vero. La semifinale d’andata di Europa League si chiude con una disfatta giallorossa il che, alla luce del primo tempo, appare quasi inspiegabile: per lunghi tratti i giallorossi avevano dato l’impressione di poter centrare l’impresa, ma poi si sono sciolti come neve al sole, rendendo la qualificazione quasi impossibile. Quasi, ci mancherebbe, perché il calcio ci ha insegnato che nulla è scontato finché non arriva il fischio finale, ma pensare a una maxi-rimonta contro il Manchester United (serve una vittoria per 4-0) appare quantomeno improbabile.
“È una sconfitta pesante, abbiamo fatto un buon primo tempo, poi siamo stati condizionati da tre giocatori persi, non abbiamo potuto fare sostituzioni e il secondo tempo è stato molto difficile – il commento sconsolato di Fonseca – Dura spiegare questo blackout dopo il primo tempo, dopo il terzo gol la squadra non ha avuto più forza mentale per lottare: nel secondo tempo abbiamo sbagliato tutto. Io sono sempre il principale responsabile, non voglio creare alibi. Se si stanno chiudendo due anni alla Roma? Vediamo, in questo momento è difficile parlare di questo”.
Tutto però lascia pensare che sia così, visto che nella Capitale si parla di Sarri ormai da settimane, indipendentemente da come finirà la stagione. L’avvicendamento sembra praticamente certo, tanto più dopo questa debacle in terra inglese: di fronte c’era una grande squadra, superiore sia a livello tecnico che economico, ma la Roma aveva il dovere di fare qualcosa in più, specialmente dopo il primo tempo.
E dire che il match era cominciato malissimo, con Bruno Fernandes a sorprendere la difesa giallorossa (9’). Poi però la squadra di Fonseca, nonostante i pesantissimi infortuni (fuori Veretout, Pau Lopez e Spinazzola in 45’: record assoluto in Europa League!), era riuscita a impadronirsi del campo, trovando prima il pareggio con Pellegrini su rigore (15’, braccio di Pogba), poi il vantaggio con Dzeko, finalizzatore di una splendida azione rifinita da Mkhitaryan (34’). Che lo United giocasse la ripresa all’arma bianca era più che prevedibile, ma nessuno avrebbe ipotizzato una simile resa della Roma, che invece s’è progressivamente (e clamorosamente) consegnata all’avversario.
Cavani ha subito trovato il 2-2 (48’), poi ha raddoppiato con un tap-in facile facile (64’), dando il là alla marea rossa: Bruno Fernades (71’, rigore per un fallo di Smalling sul Matador), Pogba (75’) e il neoentrato Greenwood (86’) hanno reso il punteggio addirittura tennistico, rendendo quasi inutile la gara di ritorno, prevista per giovedì prossimo all’Olimpico.
“Sappiamo di avere grandi giocatori, che sanno alternare le loro posizioni in campo, chiunque è in grado di creare occasioni – l’analisi felice di Solskjaer – Sono soddisfatto, non abbiamo perso la testa, solo in cinque-dieci minuti nel primo tempo non stati all’altezza ma siamo sempre rimasti compatti. All’intervallo abbiamo rimediato agli errori commessi nel secondo tempo”.
“Il risultato è positivo ma non è ancora finita – ha però ammonito Pogba – Dobbiamo restare concentrati e giocare una bella gara anche al ritorno, con la stessa mentalità”. Le parole del francese possono suonare come una provocazione, almeno così dovrebbero prenderle i giocatori della Roma. Perché la rimonta, ad oggi, sembra quasi utopistica, ma può concretizzarsi solo con una grande prova di carattere. Sarebbe la prima in questi due anni di gestione Fonseca, ma mai dire mai…