L’Opa del Credit Agricole sul Credito Valtellinese (Creval) inizierà il 30 marzo e andrà avanti fino al 21 aprile, salvo proroghe. L’ultimo via libera atteso all’operazione annunciata lo scorso 23 novembre, quello della Consob, è arrivato lunedì sera. L’offerta è confermata a 10,5 euro per azione (in pagamento il 26 aprile). Martedì, all’inizio del pomeriggio, le azioni Creval valgono 11,932 euro per azione.
La stima puramente teorica e matematica del badwill che sarebbe generato dall’acquisizione del Credito Valtellinese è pari a 1,038 miliardi. Lo scrive Credit Agricole Italia nel documento di offerta, sottolineando che si tratta della semplice differenza tra “il patrimonio netto contabile dell’emittente al 31 dicembre 2020, pari a 1,774 miliardi e la valutazione complessiva e implicita dell’emittente sulla base del corrispettivo” dell’opa, “pari a circa 737 milioni”.
Questa valutazione, si legge nel documento, “ha in ogni caso un limitato valore informativo in quanto essa è destinata a subire rettifiche (presumibilmente, secondo le valutazioni dell’offerente, in riduzione) all’esito del processo di due diligence che potrà essere condotto solo dopo il perfezionamento dell’offerta”.
Inoltre, Credit Agricole Italia ha fatto sapere che, in seguito alla “due diligence sul portafoglio clientela e crediti” del Credito Valtellinese, potrebbero “eventualmente emergere ulteriori rettifiche su crediti non riflesse nel patrimonio netto”. È quanto si legge nel documento di offerta.
In base ai dati di bilancio 2020, le “preliminari valutazioni” di Credit Agricole “evidenziano che il costo del credito” di Creval “risulta inferiore a quello delle principali banche quotate italiane ritenute comparabili (71 punti base rispetto ad una media di 91 punti base), nonostante un rapporto tra crediti deteriorati lordi e crediti lordi totali superiore alla media delle banche comparabili (5,8% rispetto ad una media del 5,6%)”.
Non solo. Credit Agricole Italia “potrà rinunciare, in tutto o in parte, a una o più delle condizioni di efficacia (salva, per quanto riguarda la condizione soglia minima, la soglia minima del 50% del capitale con diritto di voto più una azione dell’emittente), ovvero modificarle, in tutto o in parte”.
Infine, “è intenzione dell’offerente, una volta conclusa l’offerta, dar corso alla fusione, sia nel caso in cui ad esito dell’offerta Borsa Italiana disponga la revoca dalla quotazione delle azioni, sia nel caso in cui non si addivenga a tale revoca. In entrambe le ipotesi l’offerente intende proporre la fusione ai competenti organi sociali dell’emittente, e conseguentemente avviare la relativa procedura societaria, non appena possibile dopo la conclusione dell’offerta, affinché la fusione possa divenire efficace ragionevolmente entro dodici o diciotto mesi dalla data di pagamento”, prevista il 26 aprile.