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Vietnam: niente recessione da Covid, Pil +7,7%

L’economia ha registrato un aumento dell’export di acciaio, elettronica e personal computer, mentre il cambio nella catena di approvvigionamento dalla Cina ha portato a un’impennata dell’export verso gli Usa con un surplus commerciale record

Vietnam: niente recessione da Covid, Pil +7,7%

Il Vietnam si è dimostrato molto resistente alla pandemia di Covid-19, dal momento che i casi di infezione e i tassi di mortalità sono rimasti bassi. Il lockdown nazionale è stato revocato in aprile e paese sta lavorando con misure di isolamento locale in caso di epidemia di virus. Il governo ha, inoltre, introdotto un pacchetto di sostegno fiscale del valore di 291,7 trilioni di dong (3,6% del Pil); ci sarebbe anche spazio per lo stimolo monetario, ma poiché l’attività economica sta riprendendo relativamente rapidamente, questa opzione non è ancora stata utilizzata. Il Vietnam è uno dei pochi paesi ad essere riuscito a evitare la recessione nel 2020 e Atradius prevede che la crescita del Pil accelererà al 7,7% nel corso di quest’anno. Il Vietnam è una destinazione attraente per le imprese che vogliono spostare la produzione poco qualificata fuori dalla Cina: oltre ai bassi costi salariali, il paese beneficia della sua partecipazione a diversi accordi commerciali (compresi i recenti Ue-Vietnam e UK-Vietnam) e a politiche che favoriscono gli investimenti produttivi in entrata.

Nel corso di quest’anno la crescita è destinata a rimbalzare più velocemente rispetto ai partner Asean, dal momento che il governo è riuscito a tenere sotto controllo la pandemia e ha presentato il pacchetto di sostegno fiscale con sgravi covid-19 citato precedentemente. Nonostante la domanda globale ancora lenta, l’economia ha registrato un aumento delle esportazioni di acciaio, elettronica e personal computer. Inoltre, il recente accordo di libero scambio ratificato con l’Ue, uno dei principali partner commerciali (ha rappresentato il 18,4% delle esportazioni totali nel 2019), dovrebbe aumentare ulteriormente le esportazioni (75% del Pil). L’economia ha anche beneficiato dei cambiamenti della catena di approvvigionamento dalla Cina laddove le imprese cercano di evitare i dazi sulla disputa commerciale tra Usa e Cina: ciò ha portato a un’impennata dell’export verso Washington e alimentato un surplus commerciale di livelli record, tanto da portare a una tariffa anti-sovvenzione preliminare sui pneumatici dei veicoli dal Vietnam (range tariffario del 6%-10%). Il Vietnam è stato inserito nella lista di controllo della manipolazione valutaria del Tesoro degli Stati Uniti dal 2019 data la sua valuta sottovalutata rispetto al dollaro, il surplus delle partite correnti e il surplus commerciale nei confronti di Washington.

Gli investimenti esteri diretti sono diminuiti del 19% nei primi nove mesi del 2020: Coface li prevede in ripresa con la pandemia sotto controllo, grazie anche agli investitori stranieri che cercano maggiore diversificazione e trasferiscono le imprese dalla Cina. Il turismo, che ha rappresentato meno del 10% del Pil nel 2019, ha avuto un impatto negativo in quanto le frontiere internazionali sono state chiuse da marzo 2020 in poi. Il turismo domestico sostenuto da incentivi governativi potrebbe in parte compensare l’impatto, visto che le norme sul distanziamento sociale sono state allentate da maggio 2020. I consumi delle famiglie (53% del Pil), sostenuti da una ripresa del mercato del lavoro (la disoccupazione è scesa al 2,5% a settembre 2020 dopo il picco di giugno), si riprenderanno gradualmente da quando le restrizioni alla circolazione sono state rapidamente rimosse. L’inflazione potrebbe avvicinarsi all’obiettivo del 4% nel 2021 (ma rimanere al di sotto di esso), il che consentirebbe alla Banca Statale del Vietnam (SBV) di attuare un ulteriore allentamento monetario, al fine di continuare a sostenere lo slancio della crescita.

Il disavanzo di bilancio è previsto ridursi leggermente nel 2021 grazie al rafforzamento della riscossione delle entrate fiscali sostenuta da una continua ripresa economica. Detto questo, gli analisti lo non prevedono tornare al livello pre-crisi. Le spese dovrebbero continuare a crescere più rapidamente delle entrate, visto che il governo sta cercando di accelerare gli esborsi per gli investimenti pubblici su grandi progetti infrastrutturali, che hanno raggiunto solo il 57% dell’obiettivo fissato dal Primo Ministro nei primi nove mesi del 2020. La pandemia, combinata con le difficoltà tra le autorità locali e i proprietari terrieri nel raggiungere accordi sulla consegna dei terreni, ha ritardato questi progetti. Il rapporto debito pubblico/Pil dovrebbe diminuire leggermente, favorito dallo slancio della crescita e da un disavanzo di bilancio contenuto. Tuttavia, il debito rimane esposto ai rischi valutari in quanto il 46% del debito pubblico è denominato in valuta estera. È probabile che l’avanzo della bilancia commerciale e delle partite correnti si restringa a causa di una domanda globale ancora debole, sebbene parzialmente compensata da uno spostamento delle catene del valore globali dalla Cina e dal recente accordo commerciale con l’Ue. Le importazioni dovrebbero continuare a rafforzarsi grazie alla ripresa della domanda di consumi e investimenti, mentre gli investimenti produttivi continueranno in gran parte a finanziare il disavanzo. Le riserve in valuta estera rimangono adeguate, pari a 3,8 mesi di importazioni a luglio 2020.

Dopo un 2020 difficile, il settori relativi a tessile, trasporti e logistica presentano un forte potenziale di crescita, beneficiando di una domanda globale più forte e accordi di libero scambio conclusi recentemente con Ue e Regno Unito. La robusta espansione economica e la bassa disoccupazione rafforzano la crescita salariale nel medio termine, mentre l’aumento dei consumi privati offre opportunità particolarmente interessanti: commercio al dettaglio e beni di consumo saranno uno dei principali beneficiari, con una crescita quest’anno stimata all’8,8%, seguito dalle costruzioni, con un valore aggiunto in aumento del 6,7%. Potrebbe esserci una battuta d’arresto, invece, nel settore turistico, che ha attirato forti capitali di investimento nazionali ed esteri negli anni precedenti. Anche la crescita del valore aggiunto per l’agricoltura dovrebbe risalire, con un aumento della domanda di pesticidi e fertilizzanti per sostenere la maggiore produzione.

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