Nella meraviglisa cornice delle Gallerie d’Italia presso Palazzo Zevallos Stigliano nella colorata Via Toledo di Napoli avrà luogo la mostra London Shadow. La rivoluzione inglese da Gilbert & George a Damien Hirst. La rassegna racconta lo spirito di rinnovamento artistico che ha avuto avvio in Gran Bretagna tra la fine degli anni Ottanta e i primi Novanta sotto il nome di YBA (Young British Artists).
Alla fine del decennio, poco più che ventenni e ancora studenti, questi giovani artisti hanno intravisto l’opportunità di rompere con il passato e la generazione che li aveva preceduti e imporsi sulla scena presente con veemenza, proponendo segni, messaggi e codici espressivi nuovi.
Il punto di riferimento in questo contesto è stato Damien Hirst, personaggio carismatico, irriverente e provocatorio che nel 1988 ha organizzato la prima mostra, Freeze, allestita negli ex uffici portuali dei Docks di Londra.
Il titolo dell’esposizione si rifà a un’opera di Gilbert & George – due artisti attivi fin dalla fine degli anni ’60 e precursori di quelle temperature irriverenti che caratterizzeranno la seconda metà degli anni ’80. La mostra London Shadow riassume in 23 opere le tensioni, l’ambiguità, il vitalismo e le contaminazioni della cultura inglese degli ultimi decenni, fino a oggi.
Dal 19 ottobre 2018 al 20 gennaio 2019 saranno esposte presso Palazzo Zevallos Stigliano tre opere di Damien Hirst, tra cui Problems, concessa in prestito dallo stesso artista e proveniente dal suo studio di Londra; ma anche le le tele di Jason Martin, Ian Davenport, Marc Quinn e Julian Opie, le serie fotografiche di Darren Almond, l’installazione minimalista di Liam Gillick, la scritta Things di Martin Creed, e ancora il riflessivo lavoro di Gillian Wearing, le fotografie cieche di Douglas Gordon, gli interventi di Mat Collishaw e Gavin Turk.
A completare il percorso espositivo anche le esperienze delle giovani artiste donne della YBA che esaltano i temi del femminismo sfiorando la cattiveria e la sessualità esplicita. È il caso dei neon di Tracey Emin, delle sculture di Sarah Lucas, dell’installazione video di Sam Taylor-Wood.