Nell’anno Europeo del Patrimonio quattro istituzioni culturali della città di Torino raccolgono la sfida di mettere in dialogo manufatti e reperti del passato e opere d’arte contemporanea.
Anche le statue muoiono è il titolo di questo ambizioso progetto, il cui nome è ripreso da un documentario del francese Alain Resnais e di Chris Marker del 1953, e il cui volto è quello di una statua greca, parzialmente sgretolato e catturato in bianco e nero nell’opera Anamnesi di Mimmo Jodice presente al Museo Egizio.
Una mostra allargata, resa possibile grazie alla collaborazione di Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Museo Egizio di Torino e Musei Reali che indaga il ruolo dei musei, della conservazione del patrimonio in relazione alla creazione o alla distruzione di memorie condivise.
La narrazione costruita attorno al tema vuole renderci partecipi di fatti storici recenti e dolorosi come la distruzione del sito archeologico di Palmira, a cui fa riferimento la sala dedicata a Khaled al-Asaad, e l’attentato dell’11 settembre 2001, raccontato attraverso tutte le immagini delle prime pagine dei maggiori quotidiani mondiali messi gli uni accanto agli altri dall’artista Hans Peter Feldmann.
L’iconoclastia, la cancellazione sistematica del ricordo sono fenomeni trasversali che coinvolgono tanto l’antico Egitto del XV-XIV secolo a.C., come ci mostrano la statua di Hapu e la stele di Amenhotep esposte alla FSRR, quanto lo sfregio del museo del Cairo ad opera di un gruppo di manifestanti durante le rivolte popolari egiziane del 2011, di cui le 16 teche violate in Arab Spring di Kader Attia ci parlano.
Il racconto che viene proposto non è mai sensazionalistico ma vuole porre domande, proporre uno sguardo critico su questioni che coinvolgono diverse epoche storiche e diversi luoghi geografici.
Testimonianza di questo specifico approccio è il video documentario dedicato ai saccheggi perpetrati ai danni della collezione del museo di Baghdad durante il regime di Saddam Hussein.
Le vicende di Come le Statue Muoiono, realizzato con la consulenza scientifica e il materiale di archivio del Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino, mettono in luce come la presenza del museo in quanto luogo non è sufficiente a garantire la conoscenza del patrimonio, che è la vera tutela dello stesso.
Il video ci accompagna attraverso le varie vicende che hanno toccato il museo nazionale dell’Iraq, recentemente ripristinato con la nuova missione di rendere partecipe il popolo iracheno della propria storia e di quanto è costudito nelle collezioni affinché queste possano sfuggire all’oblio.
Un messaggio di rinascita che si conclude con le immagini di bambini che entrano nel museo riaperto e danno una possibile risposta alle universali questioni sulla tutela del patrimonio artistico e archeologico, possibile solo mantenendo viva la storia dell’oggetto materiale oltre che la sua integrità fisica attraverso lo studio, la ricerca e la conoscenza.
La mostra crea un circuito inedito tra musei cittadini e vede per la prima volta l’arte contemporanea al Museo Egizio e dei reperti archeologici alla FSRR incontrando il gusto di diversi pubblici dell’arte.
La mostra alla FSRR chiuderà il 29 maggio 2018, mentre presso il Salone delle Guardie Svizzere ai Musei Reali sarà visitabile fino al 3 giugno per poi concludersi il 9 settembre al Museo Egizio.
Il 28 e il 29 maggio, si terrà il simposio internazionale Statues also die. Destruction and Preservation in Ancient and Modern Time nelle sedi della FSRR e presso la Cavallerizza Reale. Il simposio sarà l’occasione per instaurare un dialogo multidisciplinare attraverso i temi trattati in mostra ed è possibile iscriversi attraverso il sito del Museo Egizio di Torino.
Immagine copertina: Arab Spring (2014) di Kedar Attia
Martina Di Iulio – Master MaSvic Università Ca’ Foscari Venezia