Ha aperto mercoledì 16 maggio, alla presenza del presidente emerito di Intesa Sanpaolo Giovanni Bazoli, la mostra “Arte come rivelazione. Dalla collezione Luigi e Peppino Agrati”, che sarà ospitata fino al 19 agosto presso le Gallerie d’Italia a Milano, in piazza della Scala. Nel cuore del capoluogo lombardo, di fronte ad altri due simboli della città Palazzo Marino e al Teatro alla Scala, sorge infatti la sede museale gestita dalla banca Intesa Sanpaolo, che mette a disposizione della cittadinanza il suo sempre più esteso patrimonio artistico. Prima di questa, fra le altre, era toccato ad una mostra su Hayez e ad un’altra sui pittori del periodo di Caravaggio.
Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi invece sarà esposta la collezione Luigi e Peppino Agrati, che si compone di 500 opere, italiane ed internazionali, di arte contemporanea (la selezione è della seconda metà del Novecento). Di queste, 74 sono esposte alle Gallerie: Luigi e Peppino Agrati erano due importanti industriali lombardi, rappresentanti della borghesia illuminata milanese, che iniziarono la raccolta negli anni Sessanta per poi decidere, dopo la morte di Peppino, di donare l’intero patrimonio a Intesa Sanpaolo. La mostra è curata da Luca Massimo Barbero, con il coordinamento generale di Gianfranco Brunelli. Tra le opere più importanti ci sono quelle di artisti internazionali come Andy Warhol, Jean-Michel Basquiat, Robert Rauschenberg e Christo, e anche di protagonisti della scena italiana come Lucio Fontana, Piero Manzoni, Mario Schifano, Alberto Burri, Fausto Melotti.
“La collezione Luigi e Peppino Agrati – ha commentato Giovanni Bazoli -, una delle più importanti raccolte d’arte del secondo Novecento esistenti in Italia, entrerà a far parte delle collezioni di Intesa Sanpaolo grazie al gesto di straordinaria liberalità del Cavaliere del Lavoro Luigi Agrati. Una selezione significativa di opere di tale collezione è presentata al pubblico per la prima volta nelle Gallerie di Piazza Scala a Milano. Sarà un’occasione eccezionale per ammirare e confrontare capolavori inediti dell’arte italiana, europea e americana del Novecento. La mostra vuole essere anche un ricordo e un omaggio a Luigi Agrati che, insieme al fratello Peppino, ha dato vita a una collezione che si segnala a livello mondiale nel quadro delle raccolte d’arte private.”
“Arte come rivelazione – ha invece aggiunto il curatore Luca Massimo Barbero – significa presentare per la prima volta al pubblico una selezione rappresentativa di opere della raccolta Luigi e Peppino Agrati come dono visivo alla città, disvelando la sensibilità e l’amore per l’arte dei due collezionisti. Quando nel novembre del 1970, oggi noto come uno dei momenti epocali dell’arte contemporanea a Milano, Christo rimuoveva il telo bianco con cui aveva impacchettato il Monumento a Vittorio Emanuele II di piazza del Duomo per coprire il Monumento a Leonardo di Piazza della Scala, gli Agrati vivevano in diretta il grande evento. Peppino, entrando subito in contatto con l’artista, gli commissionò alcune opere per il giardino della sua villa in Brianza e fu tra i mecenati di Valley Curtain, uno degli interventi ambientali che hanno fatto conoscere Christo quale pioniere della Land Art. Questa appassionata presa diretta sui più importanti sviluppi dell’arte a loro contemporanea, significativamente esemplificata dal rapporto personale con Christo, si rispecchia anche nell’intenso dialogo con Fausto Melotti e nell’attenta e profonda comprensione di tendenze quali l’arte concettuale e il minimalismo, di cui il grande neon di Flavin, dedicato proprio a Peppino Agrati, è emblema. Le opere raccolte ci parlano oggi di un modo di concepire la collezione come rivelazione e arricchimento, come condivisione di un mondo possibile di immagini che incarnino il vivere contemporaneo”.