“La magnifica fabbrica”, una grande mostra dedicata al Teatro alla Scala e ai suoi 240 anni di storia, apre martedì 4 dicembre a Milano. La mostra è curata da Fulvio Irace e Pierluigi Panza e vede come sostenitori dell’iniziativa Intesa Sanpaolo e partners quali Edison e Mapei. Finanziatori d’eccezione per raccontare lo sviluppo di un teatro che dalla sua nascita è parte della stessa città e delle sue trasformazioni, centro della cultura per eccellenza, un pezzo di storia nella storia d’Italia.
Per presentare l’esposizione, che resterà aperta fino al 3 gennaio 2019 con ingresso da via Antonio Ghiringhelli 1 a Milano sono scesi in campo Alexander Pereira, direttore artistico del Teatro, con interventi di Cristina Parenti, direttore relazioni esterne e comunicazione di Edison, Giorgio Squinzi di Mapei, Paola Musso di Intesa Sanpaolo. A concludere Mario Botta.
Il teatro nacque da due distruzioni del patrimonio architettonico, la prima accidentale con il terzo incendio causato da un incendio e la seconda voluta, con la demolizione della Chiesa di Santa Maria alla Scala per far posto al nuovo teatro. Il Piermarini realizzò così il teatro in uno stile neoclassico in meno di due anni e inaugurando la Scala il 3 agosto del 1778.
Nel periodo tra il 1821 e il 1830 per ispirazione di Alessandro Sanquirico, architetto e scenografo, la sala del Piermarini ebbe diversi rinnovamenti, an ne l’illuminazione passo dalle candele alle lampade ad olio.
Nel 1831 fu chiamato l’architetto Giuseppe Tazzini a costruire l’ala porticata su Via filodrammatici. Mentre nel 1856 ci fu un’ulteriore Rivoluzione architettonica, furono demolite tutte le case davanti al teatro dando origine alla nota Piazza della Scala. Nel 1932 Luigi Lorenzo Secchi fu il nuovo innovatore e riconoscitore della Scala. Ideò la distribuzione verticale del teatro, realizzando nel 1933 le scale con gli specchi e fra il 34 e il 35 fu progettata e realizzata ancora una radicale trasformazione. Si ricorda che la notte tra il 15 e il 16 agosto 1943 il teatro fu bombardato e fu proprio il Secchi, più tardi a ricominciare la ricostruzione ed è così che la Scala tornò a nuova vita. L’11 maggio del 1946 Toscanini tornato dall’America, diresse il concerto inaugurale Mafalda Favero con la debuttante Renata Tebaldi con Giovanni Malipiero.
Negli anni successivi seguirono altre costruzioni e rifacimenti, poi fu la volta del grande intervento di restauro dal 2002 al 2004 con il restauro conservativo dell’area monumentale, il rifacimento del palcoscenico con rimozione del vecchio palco del Secchi e ristrutturazione della torre scenica. La parte di conservazione monumentale fu affidata a Elisabetta Fabbri, gli allestimenti scenici a Franco Malagrande e il rifacimento del palcoscenico all’architetto Mario Botta che insieme allo studio dell’architetto Emilio Pizzi progettarono e realizzarono la torre scenica e l’ellisse costruita sopra l’ex Casino Ricordi ovvero l’ala lungo via Filodrammatici.
Dopo questi restauri, la Scala riaprì il 7 dicembre del 2004 con la stessa opera che aveva inaugurato il Teatro il e agosto del 1778: Europa riconosciuta di Antonio Salieri, diretta da Riccardo Muti.
La mostra che presenta il nuovo progetto architettonico è allestita nel Museo della Scala e prosegue negli spazi della Biblioteca Simoni, con video, grazie anche alla collaborazione con Rai Teche e Istituto Luce, che presentano rari documenti della ricostruzione. infine, nel Ridotto dei Palchi Arturo Toscanini è proposto l’ultimo capitolo della storia, il progetto dell’architetto Mario Botta che ha ridisegnato la funzione dell’edificio e il prossimo ampliamento previsto per il 2022 che durante la conferenza fa notare come la committenza è sempre parte portante è strutturale del progetto.
“ La Scala ha sempre avuto una committenza e continua ancora oggi ad essere una meraviglia che è anche un mistero per sognare collettivamente oltre rispetto alla quotidianità”. “Il progetto vede – continua – un modello che si sviluppa per dare maggiore profondità scenica, ben 70 metri, con la finalità che lo spettatore abbia l’illusione scenica di altri mondi”
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