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Sotheby’s mette all’asta i gioielli mai visti di Maria Antonietta

Sotheby’s mette all’asta i gioielli mai visti di Maria Antonietta

L’amore per i gioielli, la passione per la storia si uniscono nella mostra con la quale Sotheby’s presenta l’asta dedicata ai “Royal Jewels“, i gioielli reali della famiglia Borbone Parma. Qualcosa di mai visto prima a cominciare dai pezzi in perle e brillanti appartenuti a Maria Antonietta, figlia di Maria Teresa d’Austria andata in sposa a 18 anni in Francia a Luigi XVI e finita insieme a lui sulla ghigliottina nel 1793. Terrore, sangue e pietre preziosissime: un pendente in brillanti sostiene una perla di dimensioni eccezionali (26 mm x 18mm). Disegno delicato e raffinato, quale donna non vorrebbe poterlo indossare almeno una volta nella vita? Andrà in asta a Ginevra il 12 novembre 2018 , con una stima di partenza di 1-2 milioni di dollari, “pezzo” forte in un paniere di un centinaio di gioielli unici appartenuti alla famiglia di Borbone Parma che ha intrecciato, nel corso degli anni, i suoi destini con quelli delle famiglie più importanti d’Europa. Dai reali di Francia e Spagna, all’imperatrice Eugenia d’Austria, ai Duchi di Parma. Una selezione è stata presentata in anteprima a Londra pochi giorni fa e arriva oggi, giovedì 21 giugno, a Roma. Le prossime tappe saranno Milano il 27 giugno, Monaco di Baviera il 18 settembre e Colonia il 21 settembre. Poi ancora New York e Hong Kong, quindi la vendita in Svizzera.

Brillanti e perle erano molto amate dalla giovane moglie di Luigi XVI e nel pacchetto di gioielli che le sono appartenuti spicca una strepitosa collana di 119 perle naturali, con base di partenza di 200mila-300mila dollari. Certo non è la stessa che ispirò Alexandre Dumas e il suo celebre romanzo “La collana della Regina”, tempesta di brillanti e al centro degli intrighi di corte, ma non c’è dubbio che faccia comunque sognare. Come lascia senza fiato la parure composta da 95 diamanti (stimata 300mila-500mila dollari) che adornava il collo della nipote Luisa di Francia. E’ invece appartenuta alla casa d’Asburgo la tiara di diamanti a foggia di cartiglio donata dall’imperatore Francesco Giuseppe (1882-1916) a sua nipote Maria Anna d’Austria. Stessa provenienza asburgica per una strepitosa spilla a fiocco in diamanti, ornata con un rubino birmano da 6,89 carati (stimata 200-300 mila dollari) o l’altra spilla, in diamanti con uno zaffiro di Ceylon da 30,70 carati (150-250 mila dollari). Fanno scuola infine una paio di orecchini “en girandole” in diamanti (150-250 mila dollari) appartenuti a Maria Teresa di Savoia (1803-1879) e la grande spilla con pendente in diamanti (25-35 mila dollari) ricevuta dalla principessa Maria Pia di Borbone in occasione del suo matrimonio con Roberto I, ultimo duca di Parma e Piacenza.

“A livello internazionale e considerando le case d’asta più importanti a livello planetario – afferma senza falsa modestia Daniela Mascetti, vice presidente di Sotheby’s gioielli Europa e senior international specialist della maison – una collezione di gioielli di questo calibro e provenienza credo possa essere considerata una delle più importanti mai arrivate sul mercato”. La stima di partenza è intorno ai 5 milioni di dollari ma è una cifra, precisa, che non dice molto sul potenziale dell’asta che Sotheby’s conta di moltiplicare almeno per sei volte. Se ci si dovesse basare sull’esperienza, una delle ultime aste in qualche modo paragonabili per importanza – quella che mise in vendita nel 1987 la collezione di Wallis Simpson, nata  Bessie Wallis Warfield, diventata duchessa di Windsor e moglie di Edoardo VIII del Regno Unito che per lei abdicò al trono. Quella volta il valore stimato dei gioielli partì da 5 milioni di sterline ma arrivò a 30 milioni a fine asta. Altra asta da ricordare è quella per la vendita della collezione dei principi Thurn und Taxis “ma in embrambi i casi – sottolinea ancora Mascetti – si trattava di gioielli molto più localizzate mentre in questo caso spaziamo nel tempo , da fine ‘700 agli anni ’20-’30 del secolo scorso con una ramificazione che ha toccato le più importanti casate reali europee”. Sotheby’s si attende un successo analogo a quello delle precedenti maxi-aste già citate ma poi bisogna vedere in concreto come si muovono i compratori. E il road show europeo servirà anche a mettere a fuoco previsioni più precise.

“Nel caso della duchessa di Windsor – ricorda Mascetti – giocò a favore il fatto che l’asta avvenne a distanza di un anno dalla morte e che lei stessa avesse destinato il provento della vendita all’Institut Pasteur di Parigi, impegnato in quell’epoca nella ricerca per le terapie e per il vaccino anti-Aids. Con i “Royal Jewels” abbiamo di fronte la grande storia, a cominciare dal piccolo nucleo dei gioielli appartenuti a Maria Antonietta, che lei stessa impacchettò nell’ovatta e poi in una piccola scatola per portarli in Belgio. Ma la fuga da Parigi, come sappiamo non riuscì alla regina che venne ghigliottinata insieme al re. I gioielli invece varcarono la frontiera, finirono in Austria e lì dopo anni, tornarono nelle mani della figlia di Maria Antonietta, Madame Royale, sopravvissuta alla rivoluzione. Li ereditò poi sua nipote Luisa di Francia, duchessa di Parma e nipote di Carlo X il quale a sua volta li lasciò al figlio Roberto, ultimo duca di Parma”.

Chi sono i compratori? Alle ultime aste Sotheby’s ha visto la partecipazione di acquirenti provenienti da 50 Paesi . Facile immaginare chi possano essere i primi 10, includendo Cina, Russia, Stati Uniti e i principali Paesi europei, Italia inclusa naturalmente.

Saranno loro a contendersi i preziosi gioielli. Sono un’investimento ancora apprezzato dal mercato dove, per restare in un settore limitrofo, riscuotono sempre più successo le aste di orologi? “Investimento non è la parola più appropriata a mio giudizio – conclude Daniela Mascetti – perché presuppone la volontà di acquistare e rivendere per realizzare un profitto più o meno immediato. Di sicuro direi che i gioielli sono da sempre un modo efficace di diversificare il proprio portafoglio. Dopo aver investito in attività industriali, in immobili o quadri – che non è facile trasferire in caso di bruschi e imprevisti capovolgimenti di mercato – cosa resta? Un gioiello si trasporta facilmente e ha sempre aiutato i suoi proprietari, soprattuto in caso di drammatici sconvolgimenti politici come dimostrano il caso di Maria Antonietta, le vicende della rivoluzione russa o in epoca più recente la tragedia dell’olocausto. E per di più sono oggetti bellissimi”.

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