Si può prevedere l’inflazione usando Twitter? Secondo la Banca d’Italia, sì. Uno studio curato da quattro analisti di Via Nazionale (Cristina Angelico, Juri Marcucci, Marcello Miccoli e Filippo Quarta) ha messo a confronto tre indicatori delle aspettative d’inflazione da parte dei consumatori: il primo tipo, giornaliero, è “costruito con tecniche di machine learning e di analisi testuale sulla base dei messaggi del social network Twitter”; il secondo, mensile, si basa sulle indagini dell’Istat; il terzo, di nuovo giornaliero, è legato ai prezzi dei derivati sull’inflazione (inflation swaps). L’ultima categoria di indicatori, precisano gli autori, misura le aspettative “solo indirettamente”, perché include “un premio per il rischio non osservabile”.
L’analisi è stata realizzata utilizzando “i più recenti algoritmi specifici per il trattamento di grossi volumi di dati (Big Data Analytics)” e dimostra che gli indicatori basati su Twitter “hanno una correlazione significativa con le altre misure di aspettative di inflazione esistenti”. Non solo: proiettati su base mensile, i dati forniti dal social network “hanno un potere predittivo” addirittura “superiore a quello delle altre fonti informative disponibili” e “rappresentano quindi una misura complementare disponibile in tempo reale”.
Se i dati vengono analizzati con metodi scientifici corretti, quindi, Twitter rappresenta una fonte attendibile da cui ricavare indicazioni sul futuro andamento dei prezzi. L’affermazione non è oziosa, perché – quando si parla d’inflazione – più fonti si hanno a disposizione e meglio è. Le elaborazioni Istat, infatti, sono disponibili solo con cadenze mensili o trimestrali, mentre quelle basate sui derivati restituiscono le aspettative del mercato più che quelle dei consumatori. Le analisi ricavate da Twitter, invece, hanno il merito di coniugare tempestività e accuratezza.
Del resto, come sottolineano gli analisti della Banca d’Italia, il social network dei 140 caratteri può contare su “200 milioni di utenti attivi al mese in tutto il mondo e circa 10 milioni di utenti attivi in Italia nel 2019”. Di conseguenza, le discussioni su questa piattaforma “portano alla luce le opinioni della collettività su diverse questioni di politica, tecnologia, economia e via dicendo” e rappresentano “un’opportunità unica per i ricercatori interessati allo studio delle convinzioni dei consumatori”.