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Riforma Fiscale: sul tavolo Irpef e tasse sulla casa

Il primo obiettivo del governo Draghi è ridurre le tasse sui redditi medi, ma trovare le coperture non sarà semplice, soprattutto con questa maggioranza – Intanto, l’Europa ci chiede di rimettere mano alle tasse sulla casa

Riforma Fiscale: sul tavolo Irpef e tasse sulla casa

La riforma fiscale sarà una delle priorità del governo Draghi e si annuncia di ampio respiro, ma fin da ora è chiaro quale sarà l’obiettivo numero uno: ridurre le tasse sul ceto medio, ossia prevalentemente sulla fascia di reddito da 26 a 40mila euro. La strada dovrebbe essere quella di una modifica degli scaglioni Irpef, una sorta di compromesso tra la flat tax vagheggiata (e mai realizzata) dalla Lega e il sistema “alla tedesca”, cioè con aliquote continue, proposto dal Pd.  

Il problema, come sempre, è trovare le coperture. Le norme contro l’evasione fiscale – che pure dovrebbero essere rafforzate – non sono accettate dall’Europa come fonti stabili di finanziamento, essendo il loro gettito difficile da stimare con precisione.  

Un’altra possibilità sarebbe lo spostamento del carico fiscale dal lavoro ai consumi, con un aumento selettivo dell’Iva su alcune categorie di prodotti. Questa via è però impraticabile sul piano politico (difficile immaginare che la Lega accetti una misura osteggiata da artigiani e commercianti) e non sembra consigliabile nell’attuale congiuntura, in quanto sul breve termine rischierebbe di produrre effetti depressivi.

Quanto a nuove forme di patrimoniale, sono già state escluse dai partiti durante le consultazioni. Bisognerà però fare i conti con le Raccomandazioni Ue al nostro Paese (da recepire nel Recovery Plan), che insistono sulla necessità di rimettere mano alla tassazione sulla casa. In particolare, l’Europa stigmatizza il fatto che il prelievo sia stato abolito dal 2015 anche per i ceti più abbienti e soprattutto critica la mancata riforma del catasto, che consentirebbe di aggiornare il fisco ai valori di mercato. Ad oggi, infatti, l’anacronismo degli estimi punisce i proprietari di immobili recenti (anche se di valore modesto) e avvantaggia chi possiede case più vecchie (magari nei centri storici).

Per approfondire: La riforma fiscale sarà un test cruciale per il Governo Draghi.

Ma torniamo alla tassazione italiana sul lavoro. Sempre nelle Raccomandazioni di Bruxelles, si legge che il sistema tributario italiano “grava pesantemente sui fattori di produzione” e che “l’elevato carico fiscale sul lavoro e sul capitale scoraggia occupazione e investimenti”. Stando alla Commissione europea, il prelievo sul lavoro in Italia è il terzo più alto in Europa: l’aliquota è al 42,7%, inferiore solo a quelle di Slovacchia e Grecia (la media nell’Eurozona è del 38,6%). Allo stesso tempo, siamo in coda alla classifica per le imposte sui consumi (25esima posizione), mentre per quelle sul capitale ci troviamo al settimo posto.

Non solo. Davanti alle commissioni Finanze di Camera e Senato – dov’è in corso da alcuni giorni un’indagine conoscitiva sulla riforma dell’Irpef – gli esperti dell’Ufficio parlamentare di bilancio e della Corte dei Conti sono arrivati alle stesse conclusioni: la pressione fiscale sui redditi medi è troppo alta, perché negli ultimi 50 anni gli interventi si sono concentrati solo sulle fasce alte e su quelle basse.

Infine, rimane da affrontare la questione della “no tax area” per i redditi inferiori a 8mila euro l’anno. Il perimetro comprende 10 milioni di italiani che, in quanto incapienti, sono esentati dal pagamento dell’Irpef: un’esclusione che però impedisce loro anche di beneficiare di tutti i bonus previsti sull’imposta sul reddito. Per correggere questa distorsione, durante l’indagine parlamentare si è parlato più volte della possibilità d’introdurre un’imposta negativa, ossia un trasferimento di denaro a chi guadagna meno.

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