Unipol ha pubblicato i conti del 2020, che hanno visto una solida difesa dell’utile a 864 milioni di euro, anche se in calo del 20% rispetto a quello del 2019. Tuttavia il dato del 2019 beneficiava di una posta di 421 milioni legata alla contabilizzazione della quota in Bper: al netto di questa, l’utile del gruppo assicurativo sarebbe persino in crescita del 23,6%, nonostante il contesto difficile. Questa performance, aggiunta al ritorno del dividendo con una cedola di 0,28 euro ad azione, superiore del 55% ai 18 centesimi del 2019, ha entusiasmato gli investitori: in mattinata il titolo Unipol è salito in controtendenza col Ftse Mib, salvo poi rallentare nel pomeriggio.
Il gruppo bolognese ha anche confermato gli obiettivi per quest’anno, che saranno persino migliorati stando alle dichiarazioni dell’Ad Carlo Cimbri: “Sicuramente batteremo i target di piano 2021 su Uniposai e sul suo dividendo, ma gestiremo quest’ultimo obiettivo sempre con un occhio alla Solvency e alla prudenza”. Cimbri è anche intervenuto sull’operazione Bper-Banco Bpm: “Bper avrà mesi intensi, tra rinnovo del cda e integrazione degli sportelli di Ubi Banca, e non può affrontare ora un’operazione straordinaria qualsiasi essa sia. Tuttavia, Unipol resta aperta a operazioni di M&A che possano creare valore, tuttavia le valuterà anche dal punto di vista degli effetti industriali”.
“Bper – ha proseguito il manager – fra tre settimane effettua la migrazione dei clienti che acquisisce da Ubi. Questo è l’inizio di un percorso e di una fase di discontinuità e straordinarietà, che caratterizzerà il loro lavoro per tutto l’esercizio. Il cda è in scadenza di mandato e deve essere rinominato. In qualità di socio anche industriale la nostra valutazione su ipotesi, proposte e idee che dovesse sottoporre il management Bper saranno valutate anche sui riflessi industriali per il gruppo Unipol. Non va dimenticato che Bper è il nostro partner in bancassurance”.
Tornando al bilancio di Unipol, il risultato del gruppo è stato spinto dal forte calo dei sinistri, che ha permesso al settore danni di chiudere con un utile ante imposte normalizzato di 1.124 milioni, dagli 810 milioni del 2019, e compensare così il risultato del vita, che ha realizzato utili pre-tasse scesi da 236 a 71 milioni, “per via del minor contributo della gestione finanziaria caratterizzata, nel 2020, da maggiori perdite da realizzo”. Per quanto riguarda i settori immobiliare, holding e altre attività, si amplia il risultato negativo del 2019, con una perdita ante imposte in crescita da 84 a 128 milioni. In un esercizio fortemente caratterizzato dalle conseguenze dell’emergenza sanitaria causata dalla pandemia Covid19 che ha influenzato sia l’attività commerciale sia la sinistralità, la raccolta è scesa del 12,9% a 12,2 miliardi.
Il calo è stato un effetto della diminuzione sia del danni (-3,5% a 7,9 miliardi) che del vita (-26% a 4,3 miliardi). Bene invece il comparto della salute, con UniSalute che ha visto i premi crescere del 7,7% sul 2019. Il calo dei sinistri si riflette in quello del combined ratio, indicatore della redditività della gestione tecnica, migliorato dal 94,2% all’87%. In forte progresso anche l’indice di solvibilità, salito alla fine dello scorso anno al 214%, dal 187% del 2019.