“I calabresi mettono il loro patriottismo nelle cose più semplici, come la bontà dei loro frutti e dei loro vini. Amore disperato del loro paese, di cui riconoscono la vita cruda, che hanno fuggito, ma che in loro è rimasta allo stato di ricordo e di leggenda dell’infanzia.” Cosi’ scriveva Corrado Alvaro in “Gente in Aspromonte”. Parole quanto mai attuali di una regione che sa sempre sorprendere.
Nel percorrere le strade della passione enologica si incontrano vini che in ogni calice raccontano di territori tanto peculiari quanto unici. Più raro – e se possibile ancor più sorprendente – è incontrare storie uniche legate alla terra, che ci vengono suggerite da assaggi tanto fuori dal coro, quanto stimolanti.Sono storie antiche, nobili, come la passione e la dedizione che le hanno sostenute. Sono racconti sussurrati, perché avvolti e protetti da una delicata ed elegante reticenza nello svelarsi. Eppure, come negli enigmi più classici, gli indizi erano lì, sotto i nostri occhi, celati dall’eleganza di un’etichetta o dalla sfumatura serigrafata di una porzione di sughero.
Ed è proprio seguendo quegli indizi, unendo i puntini, come nei migliori gialli storici d’autore, che troviamo la soluzione di questo enigma e soprattutto l’essenza di questa storia. Perché unendo le etichette dei quattro rossi che oggi compongono la gamma enologica di Tenute Mirabelli (arricchita da un bianco territoriale e un affascinante rosato) prende forma un mosaico di riferimenti. Ritroviamo il Sole e lo splendore della Calabria, le Stelle a simboleggiare la bellezza di questo territorio, le onde del Mare a sottolinearne l’abbondanza ed infine un Leone rampante a ricordarci la potenza dei suoi vini. Insieme formano lo stemma dei Conti Mirabelli, le cui tracce è possibile ripercorrere a ritroso fino ai primi secoli dell’anno mille e la cui dedizione al territorio si fonde con un’eredità culturale che risale agli antichi Ausoni.
La lunga visione, uno dei primi vigneti biologici d’Italia
Forse proprio in virtù di questo antico lignaggio, nel 1969 un giovanissimo Roberto Mirabelli non esitò un attimo nel farsi carico dell’onere e dell’onore di secoli di storia e di amore per la terra. Aveva una visione chiara del suo vino: progettò e realizzò uno fra i primi vigneti biologici in Calabria e in Italia per esprimere, senza filtri e contaminazioni, tutte le potenzialità di un territorio unico. E per farlo scelse di fondere tradizione e innovazione, vitigni autoctoni e internazionali, in un processo che avesse la qualità come linea guida e punto di riferimento.
Siamo a Malvito, in provincia di Cosenza, a ridosso di una vallata – quella del fiume Esaro – che idealmente unisce il Tirreno allo Ionio con la sua antica gola di controllo. E’ una piccola terra di mezzo del vino, circondata a nord dal Pollino, a sud dalla Sila e ad ovest dall’Appenino Paolano. In mezzo scorre un fiume appunto, ma soprattutto si distendo i vigneti: dai 250 metri sul livello del mare fino ai 500 metri delle vigne più alte, con un suolo che sembra voler suggerire grandi progetti nella sua poliedrica struttura (calcarea, argillosa e ferrosa). Vigneti che diventeranno quasi d’altura (in progetto vigne che toccheranno gli 800mt) e che generano vini che ci restituiscono del tutto naturalmente eleganza, struttura e ricchezza nei profumi.
Se percorrete a piedi i vigneti di Contrada Lessieni non sorprendetevi nell’incrociare una costruzione dei primi del ‘700: è avvolta da vigne e filari e costudisce ancora le memorie più antiche di questa nobile famiglia calabrese, quasi a volerle fondere col suo vino. E’ la Cappella Rurale di San Raffaele, chiesetta familiare che gode di un privilegio assai raro: offriva ed offre ancora oggi sepoltura alla famiglia Mirabelli, concessione riservata solo a poche famiglie in tutta Europa.
Un percorso che deve ancora esprimere tutte le sue potenzialità
Non stupisce quindi ritrovare in questi vini la possenza e la fierezza di una terra e di una storia che sembra non voler abbandonare questo lembo di Calabria, ma fondersi con essa. Potenza ed eleganza che ritroviamo nel vino ad oggi più premiato di Tenute Mirabelli: il Sangiovese. Nel 2018 Le Città del Vino gli hanno conferito la Medaglia D’Argento nella sezione Biodivino, battendo molti Sangiovese di più classica e rinomata provenienza. Questo vino ha solo iniziato il suo percorso eppure è già ricco ed avvolgente, con una struttura possente e una spiccata acidità che ci invitano a spostare le lancette del tempo un po’ più avanti, fra qualche anno, quando le potenzialità evolutive saranno completamente espresse.
L’annata 2016 ci offre una versione del tutto peculiare di questo vitigno, avvolta di note speziate ed echi mediterranei, sapidi, marini. Le note tipiche agrumate e fruttate si arricchiscono di sfumature più rare, eleganti, quasi orientali: l’altitudine delle vigne gioca un ruolo vincente in questo processo e il tannino sembra voglia accettare il suo ruolo di spalla necessaria, ma non invadente. Abbinamenti:da godere con un Filetto alla Wellington o con piatti a base di selvaggina, come una noce di capriolo o un piccione farcito. Suggerito anche su formaggi stagionati o cannelloni ripieni con carne.
Siamo sicuramente di fronte all’alfiere di questa cantina, ma è indubbio che tutta la gamma dei vini di Tenute Mirabelli ci racconti una storia diversa dal consueto “canzoniere enologico calabrese”. Ne sono testimonianze lampanti un Cabernet Sauvignon intenso e avvolgente e un Merlot sensuale e quasi masticabile nella sua opulenza; entrambi da aspettare ancora qualche mese per sfoggiare la loro forma migliore. E proprio quando l’ago della bilancia sembra pendere verso innovazione e viticoltura internazionale, ecco il Calabrese a riportarci nel sud Italia, con le sue note sapide e iodate, quasi a volersi riappropriare del legame con un vitigno che di calabro ha spesso avuto solo il nome. Sulla stessa scia culturale il Greco di Malva (Greco e Malvasia, ma direi anche greco e di Malvito, di nome e di fatto), un vino che duetta su note aromatiche e poi acido-sapide, che ricordano nel loro incedere le onde del mare che portarono questi due vitigni orientali sulle nostre coste. Ed infine il Sangiovese rosato: appuntate questo vino nella vostra agenda dei rosé da scoprire; chi ha avuto modo di degustarlo ne è rimasto piacevolmente sorpreso.
L’eredità di Roberto Mirabelli ci appare quindi viva, forte e salda nelle mani dei tre figli che con ruoli diversi hanno ricevuto il testimone e stanno proiettando l’azienda verso nuovi orizzonti. Del 2017 l’inaugurazione della nuova cantina, nel segno di una innovazione costante fondata su antiche e nobili radici. Una passione che non solo non sente la prova del tempo, ma si alimenta di una storia millenaria e ricca di sfumature. Un equilibrio raro e vincente incarnato da vini che fondono arte enologica e territorio, visione locale ed internazionale, proiettando questa azienda e questa famiglia in un percorso qualitativo molto promettente. Anche e soprattutto da queste esperienze nasce e rinasce la Calabria enologica del prossimo decennio.
Tenute Mirabelli
Contrada Lessieni, 87010 Malvito (CS)
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