La rivincita della Capitale. La domenica di campionato è a forti tinte romane, grazie alle belle, convincenti e, soprattutto, importantissime vittorie di Roma e Lazio, capaci di riprendersi l’alta classifica a spese di Verona e Atalanta. Successo d’oro anche per il Napoli sul Parma, ma qui fa più notizia il post che la partita stessa: lo sfogo di Gattuso contro De Laurentiis, infatti, denota un ambiente sempre più sull’orlo di una crisi di nervi.
Ma partiamo un rigoroso ordine di classifica, dunque dai giallorossi di Fonseca, tornati al terzo posto in solitaria dopo una prova, questa sì, di grande sostanza. Il 4-3 sullo Spezia, infatti, aveva lasciato più di un dubbio sulla reale solidità della squadra, ma questo 3-1 al Verona ha tutto un altro sapore. I giallorossi sono riusciti a segnare tre gol in meno di mezz’ora a quella che era (e non è più) la miglior difesa del campionato, per poi sfiorare più volte il poker e chiudere con l’unica, ininfluente, macchia di aver subito il punto della bandiera. Una gran bella risposta alle critiche piovute addosso ininterrottamente da due settimane, ma anche un messaggio forte e chiaro a Dzeko: la squadra ha deciso di seguire, o quantomeno di non abbandonare, Fonseca, dunque dovrà essere lui a riconquistarsi quel posto là davanti, peraltro occupato in maniera egregia da Borja Mayoral.
“Non è facile fare tre reti al Verona che è una squadra aggressiva e fisica, la squadra ha capito che, in questa partita, avremmo dovuto fare qualcosa di più e nel primo tempo abbiamo fatto una gara perfetta – l’analisi del tecnico portoghese – Ciò che conta di più è quello che ha fatto la squadra in campo, del resto avremo tempo di parlare. Il gruppo sta dimostrando di non dipendere da Dzeko, per me la cosa più importante è il gruppo, i miei principi contano più dei valori tecnici in campo”.
Parole che non sembrano lasciare spazio a un ricongiungimento, almeno a breve termine. Intanto, sabato prossimo la Roma andrà a Torino ad affrontare la Juventus guardandola dall’alto in basso, nella speranza che sia la volta buona per non sgonfiarsi di fronte a una grande. Ieri sono arrivati ottimi segnali, anzitutto nell’approccio, che ha portato tre gol in meno di mezz’ora contro un avversario di tutto rispetto. Il primo lo ha segnato Mancini di testa (20’), il secondo il solito Mkhitaryan con un tiro dei suoi (22’), il terzo l’uomo più atteso, vale a dire quel Borja Mayoral che non sta affatto facendo rimpiangere Dzeko (29’). Nella ripresa i ritmi si sono un po’ abbassati e il Verona è riuscito a trovare la rete del 3-1 con Colley (62’), ma il punteggio è rimasto accettabile perché i giallorossi hanno sbagliato tanto sotto porta, non certo perché si siano deconcentrati.
Grande vittoria anche per gli uomini di Inzaghi, capaci di servire a Gasperini una vendetta ancora calda dopo l’eliminazione di Coppa di mercoledì, eppure non meno piacevole. Un 3-1 meritato, mai davvero in discussione, ottenuto con le armi più affilate della casa, ovvero le ripartenze. Guai però a pensare che la Lazio sia andata a giocarsela alla “viva il parroco”: il contropiede in questione, infatti, è tutto fuorché casuale, figlio di meccanismi praticamente perfetti che esaltano le caratteristiche dei giocatori. A mettere in discesa il match però ci aveva pensato Marusic dopo appena 3’, trovando l’incrocio con un gran tiro a giro dalla distanza che sorprendeva Gollini.
Da lì in poi l’Atalanta ha dovuto scoprirsi ancor più del solito, senza però avere le geometrie abituali: le assenze contemporanee di Hateboer e Gosens si sono sentite, se a questo poi aggiungiamo la giornata di grazia della Lazio, ecco spiegato il risultato. Il 2-0 è arrivato a inizio ripresa con un’azione che più verticale non si può: rinvio di Reina, sponda di Immobile e tap-in di Correa, bravo nel dribblare Gollini e segnare il secondo gol in campionato (51’). Una magia di Muriel, finalizzata da Pasalic, sembrava poter rimettere in partita l’Atalanta (79’), ma poco dopo Muriqi ha chiuso ogni discorso, certificando il colpaccio laziale (82’).
“È stata una vittoria di squadra, voluta da tutti, ogni calciatore è entrato in campo concentrato – il commento felice di Farris, presentatosi in conferenza al posto dell’afono Inzaghi – Questo successo ci aiuta a rimetterci nelle zone alte della classifica, quelle che ci competono”.
“Il gol iniziale ha cambiato la partita dando modo alla Lazio di giocare negli spazi – ha ribattuto Gasperini con un umore decisamente diverso – Eravamo anche riusciti a riaprirla, purtroppo abbiamo preso dei gol balordi: è stata una di quelle gare decise dagli episodi”.
La Lazio aggancia così il Napoli, a sua volta vittorioso contro il Parma. Il 2-0 del Maradona però non è bastato a rasserenare gli animi, o quantomeno quello di Gattuso, protagonista di un post-partita davvero infuocato. “Qui vengo massacrato ogni giorno, è una roba anomala. Tanti attacchi, offese gratuite, non si lavora così, ci vuole serietà – è sbottato il tecnico azzurro – Con il presidente De Laurentiis il rapporto è sempre stato buono, ma non nascondo che negli ultimi 15-20 giorni sono rimasto deluso, la vicenda è stata gestita male. Non mi sento a mio agio in questa situazione, lo dico francamente. Dico solo che, a prescindere dal contratto, io non mi sono mai seduto al tavolo con altre squadre che avevano mostrato interesse nei miei confronti. Ho fatto la persona corretta, se c’era qualche appuntamento non mi sono presentato…”.
Difficile ricordare un simile attacco al presidente azzurro da parte di un suo dipendente, ecco perché, conoscendo ADL, è plausibile pensare che ci saranno degli strascichi, forse addirittura immediati. Ad ogni modo il Napoli ha dimostrato di essere con Gattuso, come si è visto dall’abbraccio di massa dopo il gol di Politano. Certo, i problemi sono tutt’altro che risolti, visto che anche ieri, nonostante un Parma sempre più infossato in zona retrocessione, si è vista una squadra bloccata, quasi spaventata, capace di vincere solo grazie a una maggior dose di cinismo.
L’1-0 di Elmas è arrivato dopo 32’ di nulla, il raddoppio di Politano in un momento in cui gli ospiti stavano giocando meglio (82’). Insomma, c’è ancora molto lavoro da fare, per quanto il quinto posto in classifica (con una partita in meno) non sia da buttare, così come la semifinale di Coppa Italia e il sedicesimo di Europa League: Napoli ha bisogno anzitutto di ritrovare serenità, altrimenti le cose rischiano di peggiorare sensibilmente.