Il 2021 inizia con la buona notizia della campagna di vaccinazione ormai lanciata, ma anche con la preoccupazione del contagio che torna a risalire. Le misure relativamente blande adottate durante le festività natalizie e soprattutto gli spostamenti precedenti stanno presentando il conto: il tasso di contagio è schizzato al 17,6%, una percentuale nuovamente alta e allarmante. Ecco perché, finito il semi-lockdown del periodo festivo (il precedente provvedimento scade il 6 gennaio), non ci sarà un rompete le righe: l’Italia torna in zona gialla dal 7 gennaio, ma con diverse eccezioni. Nel vertice di maggioranza che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha convocato a Palazzo Chigi si è infatti discusso di ulteriori inasprimenti delle misure restrittive.
A livello tecnico, la novità principale contenuta nel nuovo Dpcm dovrebbe essere l’abbassamento di 0,25 punti delle soglie di indice RT che fanno scattare il cambiamento di colore: da 1,25 a 1 per il passaggio da giallo ad arancione e da 1,5 a 1,25 per quello da arancione a rosso. E questo non solo, come adesso, se il rischio di progressione dell’epidemia è “alto” ma anche se è “moderato”. In questo modo, da lunedì 11 Emilia, Friuli, Marche, Puglia, Sicilia e Lombardia rischiano l’arancione, mentre Basilicata, Calabria, Liguria e Veneto addirittura la zona rossa. Solo in base ai dati analizzati venerdì, comunque, si potranno individuare i nuovi colori delle varie realtà locali.
Il governo sta pensando poi a una stretta ulteriore che prevede nei fine settimana un’Italia tutta arancione o tutta rossa. Nel secondo caso, la rigidità sarebbe massima: chiusura dei negozi considerati non essenziali, stop agli spostamenti anche all’interno del proprio Comune e chiusura dei ristoranti e dei bar (con asporto e delivery consentiti). Per il weekend del 9-10 gennaio è comunque più probabile una zona arancione nazionale.
Per quanto riguarda la scuola, che in teoria dovrebbe riaprire i battenti proprio il 7 gennaio, resta lo scontro tra il governo e i presidenti delle Regioni. I governatori si oppongono al rientro in classe e, attraverso il presidente dell’Emilia Romagna e della Conferenza Stato-Regioni, Stefano Bonaccini, chiedono un nuovo incontro al premier Giuseppe Conte.
Di sicuro, dal 7 gennaio torneranno in classe gli alunni di elementari e medie. Il capo del Governo, però, vorrebbe fare di più: “Dobbiamo riuscire a dare un segnale, mantenere anche almeno il 50 per cento degli istituti superiori in presenza”, ha detto.
Sulla riapertura della stagione invernale nelle località sciistiche, è stato deciso di posticiparla al 18 gennaio. Ma servirà comunque l’ok del Comitato tecnico-scientifico e dipenderà dal colore delle singole regioni.