Conto alla rovescia per l’operazione Fincantieri-Saint-Nazaire. L’acquisto da parte del gruppo italiano degli storici cantieri navali della Loira si decide infatti in queste ore, anche se sembra sempre più vicino il fallimento del deal: entro giovedì 31 dicembre infatti Fincantieri dovrebbe convincere l’Unione europea sul fatto che l’accorpamento con Chantiers de l’Atlantique non rappresenti un ostacolo alla concorrenza nel settore navale, come è stato più volte ipotizzato da Bruxelles.
Ma stando alle dichiarazioni rilasciate dall’ufficio stampa del gruppo triestino, interpellato da FIRSTonline, le speranze di un esito positivo sarebbero ormai ridotte al lumicino, e demandate a scelte di tipo politico più che tecnico: “Riteniamo di aver fatto tutto il possibile, da parte nostra non è possibile fare di più”, ha fatto sapere Fincantieri, che ha aggiunto che “la decisione ora non può che essere politica, di Bruxelles o dei governi dei due Paesi. Però va sottolineato come invece nel militare la collaborazione proceda in maniera soddisfacente e altrettanto sarà così in futuro per lavorare alla difesa comune europea”.
La diatriba si trascina da anni, tant’è vero che la Commissione europea – constatata la delicatezza del dossier e considerato il rischio di creare un duopolio – ha più volte rinviato il verdetto, inizialmente previsto nel 2019, un anno dopo l’accordo siglato tra Fincantieri e Stx France, che prevedeva l’ingresso del gruppo triestino nel 50% del capitale, lasciando l’1% che avrebbe dato la maggioranza assoluta in mano allo Stato francese. Stavolta però, a meno di ulteriori rinvii che potrebbero essere concessi da Bruxelles, il termine è davvero scaduto. Fincantieri continua a sostenere da parte sua che il confronto competitivo va fatto su scala globale, visto che l’epicentro del settore navale è sempre di più la Cina, e che creare un campione europeo non porterebbe che benefici.
L’Europa però non può che prendere atto del fatto che i player continentali nella costruzioni delle navi da crociera passerebbero così da tre a due: Saint-Nazaire-Fincantieri e il gruppo tedesco Meyer Werft. La stampa francese sta monitorando attentamente la situazione, visto che sin da subito l’operazione italiana ha suscitato reazioni contrapposte: da un lato, ricorda Les Echos, “gli stessi che gridano allo scandalo per gli italiani, dimenticano che per anni Chantiers de l’Atlantique è stata sotto il controllo di un gruppo coreano, Stx”.
Dall’altro però lo Stato è stato subito ben attento a non concedere troppo spazio al gruppo italiano, per tutelare l’occupazione in Francia e – dal suo punto di vista – per non farsi “rubare” il know how da Fincantieri, che peraltro lo condividerebbe col partner cinese CSCC (e questa cosa è stata vissuta con ulteriore sospetto). Ecco perché già dopo il fallimento di Stx, la casa madre coreana che controllava Saint-Nazaire, Parigi era intervenuta energicamente, rilevando l’84,3% del capitale e lasciandone anche una piccola parte (il 2,4%) agli stessi dipendenti del gruppo. Nell’accordo chiuso nel 2018 (dopo una lunga trattativa) con Fincantieri, lo Stato francese si era riservato di tenere formalmente per sé l’1% del 51% che inizialmente doveva finire in mani italiane, lasciandolo solo “in prestito” e col diritto di riprenderselo se Fincantieri non avesse rispettato gli accordi.