Dici: presepe. E fulmineamente il pensiero ti porta a Napoli. In quella via intitolata a San Gregorio Armeno che, salendo dall’antico Decumano, sfocia dinnanzi all’inenarrabile bellezza di San Lorenzo Maggiore.
Lì è la capitale mondiale della millenaria arte partenopea di rappresentare la Natività ambientata nella vita popolana.
Tuttavia, il più bel presepe del 2020 non è partenopeo. Infatti, si trova nella Laguna di Venezia, dietro a Burano. È composto da sessanta personaggi che stanno sospesi sull’acqua. Alti 150-170 centimetri. Sagome ritagliate nel compensato multistrato, dipinte a mano e piantate con sottili pali di legno sul fondale sabbioso.
Un paio di volte al giorno, quando la marea raggiunge il livello preciso, sembra che camminino sulla calma e liquida superficie. Miracolo nel miracolo.
L’ha realizzato un frutariol di Cavallino Treporti, piccolo comune sulla lingua di terra che scende da Settentrione a contribuire a formare lo specchio d’acqua separato dal mare aperto. Si chiama Francesco Orazio, un viso tondo e l’aria sveglia, occhi chiari e sorridenti di chi ha realizzato un sogno. Ha cinquant’anni e coltiva la passione di costruire presepi fin da quanto ne aveva sette-otto.
In una piccola costruzione vicino alla sua abitazione, nella frazione Ca’ Savio, ne ha creato uno con statue di settanta centimetri, alcune mobili («Sono molto complesse e costose»). Una vera attrazione giacché, in epoca pre-Covid, fino a 150-200 persone al giorno andavano ad ammirarlo («Ora non si può»).
Ai visitatori un semplice foglio rosa dà a Frate Francesco quel è che di Frate Francesco, ossia l’”invenzione” del Presepe, nella Notte Santa del 1223, in quel della reatina selva di Greccio.
Nel 1290-91 Arnolfo di Cambio realizzò il primo complesso scultoreo presepiale, composto semplicemente dalla Sacra Famiglia, bue e asinello abbozzati in un solo pezzo, e i tre Re Magi (in realtà Maria con in braccio Gesù Bambino è posteriore). È conservato in Santa Maria Maggiore, a Roma.
Dei primi del Duecento è, invece, il fiabesco Sogno e adorazione dei Magi nella lunetta del portale di San Mercuriale, a Forlì. È attribuito al Maestro dei Mesi di Ferrara.
Insomma, l’arte e la tradizione precedono l’ideazione francescana. Con ciò senza voler nulla togliere alla spiritualità che ispirò il Santo di Assisi.
Il Francesco da Cavallino Treporti ha avuto il grande merito di pensare, due anni fa, di costruire un presepe in Laguna. Dapprima lo ha fabbricato nelle acque vicine a casa. Ma sognava di farne uno a Burano. «Era un po’ che chiedevamo il permesso e finalmente in ottobre il Magistrato alle acque ce l’ha concesso».
Usa il plurale perché lui ritaglia le figure e suo cugino, Pierangelo Nardin, «le pittura tridimensionali. È bravissimo: pare che ti guardino!».
Con i precedenti presepi sull’acqua è capitato che il moto ondoso e le correnti della marea si portassero via qualche personaggio. «Dopo alcuni mesi tornano a casa, ritrovati dai pescatori». Questa volta mancano due Re Magi. «Un ragazzo (un mona, ndr) faceva lo slalom con la moto d’acqua e li ha colpiti. Ma li stiamo già ricostruendo, così saranno al loro posto per l’Epifania».
Perché a Burano? Francesco vende frutta e verdura ai mercati che si tengono durante la settimana in varie località. Quando può la trasporta con il camion. A Burano va con la barca, uno di quei battelli che i veneziani chiamano onomatopeicamente mototopo (MO-TO-TO-PO, MO-TO-TO-PO, sbuffa il motore). E ha la bancarella in Campo Pescheria.
Non è un caso anche che Orazio abbia coltivato la passione presepiale proprio a Cavallino Treporti. Lì viene organizzato un Concorso Presepi, che quest’anno di svolge rigorosamente on-line.
Il lockdown ci ha messo lo zampino nell’accrescere il fascino del presepe lagunare, diradando molto l’altrimenti intenso via-vai di imbarcazioni e facendo calare un religioso silenzio intorno ai personaggi.
Il Vaticano ne è rimasto molto colpito e la Santa Sede ha contattato Francesco Orazio. «Vogliono diffonderne le immagini con un messaggio in cinque lingue». Urbi et orbi.
In fondo, è questa la magia del Natale, when the dreams come true. Un frutariol che con la sua passione e senza intenzione diventa un personaggio protagonista in quel presepe globale che noi stessi animiamo e abitiamo. Se solo fossimo capaci di osservarci da fuori. Come facciamo, tornando bambini, guardando ammaliati le statuine e le architettoniche prospettive che i maestri napoletani hanno saputo esportare ovunque.
Ps: il 28 dicembre il forte vento di Mezzogiorno, od Ostro, ha spazzato via il presepe in Laguna.
L’arte ambientale è esposta a questi rischi. Francesco Orazio ne è consapevole, come chiunque sia abituato a vivere la Laguna non da occasionale turista ma con ogni tempo e in ogni stagione. Appena possibile lo ricostruirà. Ed è già scattato il solidale soccorso che si dà in mare. Per fortuna, questa volta da recuperare ci sono “solo” sagome di legno, e non corpi di migranti naufragati.