Grazie ai fondi europei del programma Next Generation Eu, il PIl italiano salirà di 0,3 punti percentuali nel 2021 e di 1,2 punti a fine 2023. Lo prevede Prometeia nell’ambito di un rapporto che, appunto, s’intitola “Dai fondi europei una spinta da 1,2 punti di Pil. Ma servono le riforme strutturali”.
NEXT GENERATION EU
La stima pubblicata oggi è inferiore di mezzo punto rispetto alla precedente revisione rilasciata a settembre. Non a caso, sul Recovery Fund, gli analisti di Prometeia fanno notare che, “se infatti le nuove informazioni ci portano a rivedere leggermente le nostre ipotesi di partenza, allineando il totale delle spese aggiuntive a 120 miliardi di euro (20 miliardi in più rispetto a quanto avessimo ipotizzato in precedenza), è però diversa la composizione: non tutte le spese aggiuntive andranno a investimenti, che pur continuano a essere privilegiati. Di conseguenza, gli effetti moltiplicativi saranno inferiori”.
I fondi che arriveranno da Bruxelles saranno comunque ingenti e rappresentano un’occasione da non sprecare. Se le risorse saranno convogliate nella maniera adeguata e nelle direzioni annunciate “il sostegno alla domanda interna sarà molto importante”, osserva Prometeia.
Il Next Generation Eu da solo non sarà sufficiente per risollevare l’economia del Paese. Occorrerà prima di tutto aumentare in modo permanente la produttività e, per farlo “è necessario che i progetti di investimento finanziati siano mirati a recuperare i limiti strutturali che ostacolano la crescita e realizzare le riforme non ancora attuate, in particolare quella delle amministrazioni pubbliche”.
Come sottolineato anche dal Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, i progetti da realizzare dovranno dare una spinta alla digitalizzazione, aumentare la qualità dell’istruzione, puntare su infrastrutture sostenibili. Solo così arriveremo a “un punto di svolta per l’economia italiana. Altrimenti sarebbe una (ulteriore) grande occasione mancata”, si legge nel report.
Parlando in cifre, con il programma Next Generation Eu arriveranno in Italia complessivamente 209 miliardi di euro, 24,9 dei quali saranno utilizzati l’anno prossimo. Sarà dunque “una duplice sfida”. Cosa fare con questi soldi? Da un lato, suggerisce Prometeia, bisognerà superare i limiti strutturali che continuano a frenare la crescita, dall’altro, occorrerà spingere sull’implementazione e sulla produttività.
“Secondo il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) gli investimenti pubblici arriveranno nel 2023 al 3,4% del Pil rispetto al 2,2% degli ultimi anni: è richiesto uno sforzo straordinario alle amministrazioni pubbliche, nazionali e locali, per portare a termine i progetti”. Secondo Prometeia è prevedibile una realizzazione dell’80% rispetto ai programmi.
IL 2020
A causa delle ripercussioni economiche della seconda ondata di contagi e delle difficoltà di implementazione dei fondi del Next Generation EU, Prometeia ha deciso di ridurre le stime sul PIL 2021 da +6,2% a +4,8%. Nel 2020 invece, l’economia registrerà una contrazione del -9,1%, superiore rispetto al -7,2% dell’Area Euro (+3,9% nel 2021). “La Germania, che quest’anno ha messo in campo risorse per 4,7 punti percentuali di Pil e liquidità per 19,6 punti, pur beneficiando dei fondi europei in misura più limitata, è prevista recuperare il livello pre-crisi entro il 2021. L’Italia tornerà ai livelli pre-crisi nel 2023. Dal lato opposto la Spagna che, tra i maggiori beneficiari dei fondi europei insieme all’Italia, al 2023 non avrà recuperato i livelli pre-crisi”.
Prometeia sottolinea infine che grazie alle misure della Bce, “lo spread Btp-Bund dovrebbe quindi restare sugli attuali livelli, attorno ai 120 punti base per tutto il 2021, per poi scendere fino a sotto quota 100 a metà 2023″.