La giornata dell’Inter. Il Milan resta in testa grazie al pareggio in rimonta sul Genoa, ma sono i nerazzurri i veri vincitori di questo 12° turno. Battendo il Napoli, dunque una diretta concorrente, e sfruttando i pari dei rossoneri e della Juve, la squadra di Conte guadagna punti su tutte le rivali, in attesa che la Roma, comunque dietro, giochi la sua mano nel posticipo odierno contro il Torino (ore 20.45). In tre giorni l’Inter è passata da un meno 5 a un meno 1, aumentando pure il vantaggio su Juventus e Napoli: difficile fare di meglio, anche perché il calendario non era certo favorevole. Ma il calcio, si sa, si diverte spesso a soverchiare i pronostici, ragion per cui non c’è da stupirsi se i nerazzurri, una volta usciti dalle coppe, hanno trovato le energie per fare bottino pieno.
Va anche detto che gli episodi hanno avuto un certo peso, con il Napoli passato, nel giro di pochi minuti, dal possibile vantaggio (miracolo di Handanovic su tacco di Insigne) a essere sotto di un gol e di un uomo. Lo stesso Insigne, infatti, dopo che l’arbitro aveva fischiato un sacrosanto rigore per un fallo di Ospina su Darmian, si è fatto espellere per un insulto tanto plateale quanto stupido, costringendo i compagni a tentare di rimontare il gol di Lukaku (73’) in 10 contro 11. E proprio lì, paradossalmente, è venuto fuori il meglio degli azzurri, che hanno sfiorato il pareggio con Politano, Di Lorenzo (altre super parate di Handanovic) e Petagna (palo a portiere battuto), senza però trovarlo. Vittoria sofferta insomma quella dell’Inter, però maledettamente importante, sia a livello di classifica che di morale.
“Non era assolutamente facile, il Napoli è un’ottima squadra e questa è stata una gara molto tattica – il commento felice di Conte – C’è stato molto rispetto da ambo le parti, non è stata una partita bellissima, però questi sono tre punti importanti: una vittoria contro un avversario ambizioso come il Napoli vale il doppio”.
Tanta delusione invece in casa Napoli, dove bisogna fare i conti con le tante occasioni sprecate, ma anche con l’episodio di Insigne, imperdonabile per giocatore maturo con la fascia di capitano attorno al braccio.
“Solo in Italia succede così: il capitano del Napoli non può essere mandato fuori per un vaffa… dopo un rigore dubbio, vuol dire che l’arbitro è permaloso – lo ha invece difeso Gattuso – Un vaffa dopo un rigore ci può stare, ci vuole tatto per capire che ci stiamo giocando tanto, invece ci ha lasciato in dieci. Meritavamo di più noi, ma i gol bisogna farli. Ora bisogna pensare alla Lazio, sicuramente ci resta la prestazione”.
Secondo pareggio di fila invece per il Milan, peraltro con un copione molto simile a quello di domenica. Contro il Parma i rossoneri erano andati sotto 2-0 e avevano agguantato il 2-2 nel recupero, ieri invece il match è stato un po’ più lineare, ma comunque il Genoa ha trovato due volte il vantaggio (doppietta di Destro al 47’ e al 60’), costringendo il Diavolo a inseguire (52’ Calabria) e a raggiungere il pari solo alla fine (83’ Kalulu).
Anche il commento è abbastanza simile: il lato vuoto del bicchiere è rappresentato dalla mancata vittoria, peraltro contro un avversario che occupa il terzultimo posto con soli 7 punti, e dalle tante assenze (oltre ai “soliti” Ibrahimovic e Kjaer mancavano Bennacer, Gabbia e Hernandez) che cominciano a pesare tantissimo, quello pieno invece è figlio di una squadra che continua a rimandare l’appuntamento con la sconfitta, oltre che a segnare due gol a partita.
“È stata una gara complicata ma siamo riusciti a riprenderla, anche se i gol subiti stanno diventando un po’ troppi – l’analisi di Pioli – Abbiamo fatto un grandissimo lavoro senza infortunati, ora è il momento di stringere i denti. Dobbiamo ottenere il massimo dalle prossime due per passare un Natale sereno”.
Serata difficile anche per la Juventus, fermata sull’1-1 nell’altro big match del turno, ovvero quello contro l’Atalanta di Gasperini. Partita complicata, un po’ per il valore oggettivo degli avversari, molto perché i bianconeri hanno fatto diversi passi indietro rispetto al duo Barcellona-Genoa, ma soprattutto sono stati traditi da Ronaldo, per una volta in versione umana. Serataccia quella del portoghese, che dopo aver girato a vuoto per il campo ha fallito un rigore che poteva cambiare tutto, facendoselo parare da Gollini.
La Juve, che già aveva vanificato il gran gol di Chiesa (29’) incassando il pareggio di Freuler (57’), ha così rischiato di perderla, salvandosi solo grazie ad alcuni interventi prodigiosi di Szczesny. Nei piani bianconeri questa doveva essere la notte dell’ avvicinamento alla vetta, invece il Milan resta a + 4 e l’Inter, soprattutto, si prende altri due punti di vantaggio.
“Abbiamo giocato alla pari, ma quando dobbiamo fare il saltino come stasera… – ha sospirato Pirlo – Dovevamo portarla a casa per inerzia, invece abbiamo peccato di leggerezza e non siamo riusciti a vincerla, e quando lasci la partita in bilico può succedere di tutto. L’errore di Ronaldo? Può succedere, capita una volta ogni tanto, anche se è un peccato perché ci avrebbe aiutato ad andare avanti nel risultato”.
A concludere il turno saranno dunque Roma e Torino, attese dal posticipo odierno. Gara molto delicata per entrambe le squadre, con i giallorossi a cercare un successo che li riporterebbe nel giro scudetto e i granata punti in chiave salvezza. La vigilia però è stata contrassegnata dalla rabbia di Fonseca, molto polemico con la Lega per aver previsto il match di giovedì, a soli tre giorni dal prossimo con l’Atalanta.
“Mi chiedo perché tutti hanno giocato di mercoledì e noi, invece, dobbiamo farlo a 72 ore dalla partita di Bergamo – ha tuonato il tecnico portoghese – Ad ogni modo dobbiamo concentrarci sul Torino, è una squadra di qualità molto più di quanto non dica la sua classifica”.
E allora spazio alla Roma tipo, eccezion fatta per infortuni (Mancini) e squalifiche (Cristante), dunque 3-4-2-1 con Pau Lopez in porta, Ibanez, Smalling e Kumbulla in difesa, Bruno Peres, Veretout, Pellegrini e Spinazzola a centrocampo, Pedro e Mkhitaryan sulla trequarti, Dzeko in attacco. Giampaolo, la cui panchina è sempre più in bilico, proverà l’impresa affidandosi a un 3-5-1-1 con Milinkovic-Savic (il fratello del laziale Sergej) tra i pali, Izzo, Lyanco e Bremer nel reparto arretrato, Singo, Gojak, Rincon, Linetty e Rodriguez in mediana, Lukic a supporto dell’unica punta Belotti.