L’Unione europea ha oggi 27 Paesi membri (consideriamo già fuori l’ex 28 esimo, il Regno Unito), ma si è arrivati a questo numero solo in anni recenti. Ad esempio è solo 18 anni fa, il 13 dicembre del 2002 che il Consiglio dell’Unione europea approva l’adesione di un pacchetto di Paesi (il più numeroso di sempre, tutti nella stessa volta): si tratta di Cipro, Malta, e poi del blocco dei Paesi dell’Est, dai Baltici (Lettonia, Estonia, Lituania), passando per Slovacchia, Repubblica Ceca, Slovenia, fino a Ungheria e Polonia, che proprio in questi giorni sono finite nell’occhio del ciclone perché stavano, salvo poi ripensarci trovando l’accordo con gli altri Paesi, ponendo il veto sul Recovery Fund. Questi Paesi, comunque, entrarono effettivamente nell’Unione solo il 1° maggio del 2004, dopo aver firmato il trattato di adesione nel 2003.
Con questa lenzuolata di nuove adesione il numero di Paesi membri salì allora a 25, salvo poi crescere fino a 28 con i successivi ingressi di Romania e Bulgaria (2007) e della Croazia (2013). All’inizio i Paesi fondatori erano solo 6 e di questi faceva parte anche l’Italia: il 23 luglio 1952 fu fondata la Comunità europea del carbone e dell’acciaio da Belgio, Francia, Repubblica Federale Tedesca, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi. Poi il 1° gennaio 1958 prese vita la Comunità economica europea, con gli stessi 6 Paesi. Il primo allargamento ci fu nel 1973: entrarono Danimarca, Irlanda e Regno Unito; poi nel 1981 la Grecia (con il numero totale che salì a 10); poi nel 1986 Spagna e Portogallo: nel 1995 Austria, Finlandia e Svezia; e nove anni dopo il già citato allargamento che portò il numero complessivo a 25.