Mentre in Italia il dibattito è stato appena accennato, un Paese ha deciso di rompere il tabù della patrimoniale: si tratta dell’Argentina, guidata da un anno da Alberto Fernandez, che dopo aver aperto le porte della Casa Rosada per la camera ardente di Diego Armando Maradona ha rotto gli indugi e presentato al Parlamento il disegno di legge per il contributo di solidarietà. Si tratta di una sorta di patrimoniale, che nel frattempo il Parlamento argentino ha approvato, però con la formula una tantum: vengono tassate solo le 12.000 persone più ricche del Paese (tra cui l’ex presidente Mauricio Macri e almeno 3 senatori, di cui due peronisti), che dichiarano oltre 2,5 milioni di dollari l’anno, e il ricavato – si stima intorno ai 300 milioni di pesos – sarà utilizzato per la lotta al Covid.
L’Argentina è uno dei Paesi sudamericani più colpiti dall’emergenza e a ottobre è stato il quinto Paese al mondo a superare il milione di contagi: dall’inizio della pandemia si sono registrati 1,45 milioni di casi (di cui quasi 300.000 nella sola capitale Buenos Aires) e i morti sono 40.000. Può sorprendere che una soglia così alta, 2,5 milioni di dollari, coinvolga una platea di nicchia ma comunque ampia, però il motivo è presto spiegato: la valuta considerata è il dollaro Usa, e in Argentina, a causa dell’inflazione altissima, il cambio col peso ha un valore impensabile (l’equivalente di 200 milioni di pesos). Ecco perché tra i tassabili, secondo la stampa argentina, dovrebbe esserci persino il deputato Maximo Kirchner, figlio dell’ex presidenta Cristina, oggi vice di Fernandez.
Il provvedimento sta scatenando molte polemiche, perché il Paese si trova da tempo in una grave crisi economica, ulteriormente aggravata dall’emergenza sanitaria. Molti accusano il governo, che è a maggioranza peronista dell’ala più socialista, di non aver saputo mettere in campo le riforme necessarie e di preferire la scorciatoia della pressione fiscale e dell’assistenzialismo. L’imposta comunque è progressiva: dai 200 ai 300 milioni di pesos (da 2,5 a 4 milioni di dollari), l’aliquota è al 2% per i beni posseduti sul territorio nazionale e al 3% per quelli all’estero, a salire fino all’aliquota rispettivamente del 3,5 e del 5,25% per i patrimoni superiori ai 3 miliardi di pesos, cioè poco meno di 90 milioni di dollari americani.