Non è un momento particolarmente positivo per gli operatori telefonici in Italia. Nonostante, stando ai dati di sostariffe.it, cresce la “fame” di connettività degli utenti, un report dell’Agcom testimonia impietosamente che negli ultimi cinque anni i ricavi delle principali aziende che operano nel settore delle comunicazioni elettroniche si sono ridotti del 5,8%, passando da 31,2 miliardi di euro nel 2015 ai 29,4 miliardi di euro nel 2019. Questo calo è dovuto non solo agli enormi investimenti richiesti nell’ultimo periodo al settore per mettersi al passo con la tecnologia (5G e fibra ottica su tutti), ma anche ad una concorrenza sempre maggiore, che sta facendo della telefonia un mercato praticamente low cost, con prezzi più bassi per i consumatori e di conseguenza con meno introiti per le aziende.
Il quadro si evince dai bilanci d’esercizio di oltre 30 imprese operanti nel comparto, analizzati dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni con un apposito focus che fotografa, in maniera sintetica, lo stato di salute del settore attraverso l’analisi delle principali grandezze economico-patrimoniali. “La pressione competitiva del settore rappresenta il principale fattore alla base della tendenziale riduzione della redditività dell’impresa (in primo luogo del margine operativo lordo)”, conferma l’Agcm nella sua analisi. “Vale la pena evidenziare come tra il 2009 e il 2019 il settore delle comunicazioni elettroniche, limitatamente alle imprese considerate, ha registrato complessivamente, a fronte di oltre 375 miliardi di euro di ricavi, un risultato netto aggregato negativo per circa 335 miliardi. Inoltre, con riferimento agli ultimi cinque esercizi contabili, il rapporto tra risultato d’esercizio e patrimonio netto ha evidenziato un risultato medio annuo negativo (-0,7%)”.
Secondo SOS Tariffe, tra il 2019 e il 2020 il canone mensile medio è sceso (-10,1%) a fronte di un aumento vertiginoso di GB compresi nelle offerte (+33,5%). Aumentano dunque i pacchetti All Inclusive, che si arricchiscono di GB di traffico dati, ma il canone mensile passa da una media di 11,68 euro nel 2019 a 10,49 euro a novembre 2020.
Oltre alla competizione, c’è il tema degli investimenti: i flussi, tra infrastrutture fisiche e asset immateriali, nel periodo 2009-2019 sono stati pari a 76,6 miliardi, con una forte accelerata nel periodo 2015-2019, quando ne sono stati impegnati 40,6 miliardi, un valore che ha mediamente assorbito il 96,7% dei flussi di cassa generati dall’attività operativa.
Il momento di difficoltà del settore tlc, sul quale pesa anche l’assenza di una strategia industriale del Governo e la partita ancora in alto mare della rete unica, si ripercuote anche sul fronte occupazionale: secondo l’Agcom, a fine 2019 gli addetti diretti nel settore sono 61.100, con una riduzione nell’ultimo anno di circa 3.000 unità lavorative. Su tale dinamica incidono, in negativo, i processi di riorganizzazione aziendale degli operatori “storici”, solo in parte compensata dalla progressiva strutturazione e dalla crescita degli operatori che più di recente sono entranti sul mercato, sia nel segmento retail (Iliad), sia in quello wholesale (Open Fiber). Proprio Iliad e Open Fiber hanno superato complessivamente a fine 2019 i 1.300 addetti, mentre i livelli occupazionali dei principali operatori FWA (Eolo e Linkem) nel periodo osservato siano cresciuti di 520 unità.