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“Famiglie, Covid e rifugiati: l’impegno di Generali con The Human Safety Net”

INTERVISTA a EMMA URSICH, Segretario Generale della Fondazione The Human Safety Net: “Vogliamo accompagnare le persone in difficoltà, creando una rete di collaborazione pubblico-privato”. Nel 2019 i dipendenti del gruppo hanno donato 20 mila ore di volontariato. A fine 2021 l’apertura della nuova sede, nello storico Palazzo delle Procuratie a Venezia.

“Famiglie, Covid e rifugiati: l’impegno di Generali con The Human Safety Net”

Come aiutare le persone in tempi di Covid, operando in 20 Paesi del mondo tra Europa, Asia e Sudamerica e collaborando con 46 tra Ong e onlus, con tutte le difficoltà del caso? Ne sa qualcosa The Human Safety Net, l’iniziativa avviata tre anni fa da Generali, che a fine 2020 ci avrà investito circa 15 milioni di euro nei tre programmi dedicati alle famiglie più vulnerabili con bambini tra 0-6 anni, i rifugiati, i neonati a rischio, di cui 1 milione aggiuntivo dovuto proprio alle necessità legate alla pandemia. Lo sforzo però non è solo economico, come ha spiegato a FIRSTonline Emma Ursich, Head of Group Corporate Identity di Generali e Segretario Generale della Fondazione The Human Safety Net. Anzi è soprattutto altro: “Intanto è l’impegno come volontari degli stessi dipendenti del gruppo. Nel 2019 hanno dedicato alla causa 20 mila ore di volontariato. E poi si tratta di mettere a disposizione competenze, di accompagnare le persone in difficoltà, così come accompagniamo i nostri clienti dei quali ci consideriamo ‘partner di vita’. The Human Safety Net, come dice il nome stesso, vuole essere un sistema aperto di collaborazione trasversale tra pubblico e privato”.

La vostra missione è quella di “liberare il potenziale delle persone che vivono in contesti di vulnerabilità”. Ci può spiegare questa definizione?

“Si ricollega al nostro essere ‘partner di vita’ dei clienti. Ci siamo chiesti come potevamo essere utili alle persone che vivono situazioni di grande vulnerabilità. E ci siamo detti che anche per loro la soluzione migliore era quella di accompagnarli in un percorso finalizzato alla trasformazione e miglioramento delle loro prospettive. Il comune denominatore dei nostri programmi è quello di lavorare sulle persone e soprattutto con le persone”.

Quali sono le iniziative avviate in questi primi tre anni di vita di The Human Safety Net?

“I tre programmi di The Human Safety Net sono di supportare le famiglie più vulnerabili con bambini tra 0-6 anni, integrare i rifugiati attraverso l’inserimento professionale, e migliorare la qualità della cura per neonati a rischio di patologie respiratorie. A fine 2019, tutti i progetti messi insieme, che sono stati realizzati in 100 città di tutto il mondo, hanno coinvolto oltre 30mila persone: 20mila bambini in età tra 0 e 6 anni e 10mila genitori, e poi quasi 700 rifugiati, che hanno già creato oltre 170 startup”.

Perché la scelta di queste categorie e come operate in concreto?

“La decisione sui bambini tra 0 e 6 anni è dettata dal fatto che a quell’età si sviluppa il cervello di una persona, e dunque cambiando una storia all’inizio è possibile cambiarne, in meglio, le prospettive. Le decine di Ong con cui collaboriamo, tra le quali ci sono le più note ma anche realtà più piccole e attive localmente, ci hanno aiutato ad individuare queste famiglie in 20 Paesi dove Generali è già presente, sparsi su tre continenti, Europa, Asia e Sudamerica. Si tratta di famiglie con vari fattori di rischio, in stato di difficoltà o in zone con carenza di servizi: interveniamo, collaborando con le Ong ma anche con il nostro personale sul posto, sia supportando solo i genitori sia coinvolgendo la coppia genitore-bambino. Prima del Covid ovviamente tutto era fatto in presenza, ora siamo riusciti ad andare avanti in parte anche da remoto. L’iniziativa per le cure ai neonati è legata a quei contesti, mentre sui rifugiati parliamo di persone che arrivano dal Medio Oriente, soprattutto Siria, e dall’Africa, in Europa. Nello specifico in Francia, Germania, Svizzera e Italia”.

Che tipo di supporto date a questi rifugiati?

“Di tipo professionale. Li aiutiamo a rifarsi una vita nel Paese di accoglienza, supportandoli nell’avviamento di un’attività lavorativa autonoma e mettendoli in contatto con il tessuto economico del posto. Aiutandoli anche a superare le difficoltà burocratiche, di lingua, di accesso al finanziamento. In Germania, Francia e Svizzera seguiamo le persone orientandole ad attività imprenditoriali, in particolare nella ristorazione ma anche nell’artigianato, nel turismo e in altri settori, mentre in Italia collaboriamo con la Croce Rossa per l’inserimento nel mondo del lavoro come dipendenti”.

Oltre al team di The Human Safety Net c’è anche il volontariato dei dipendenti del gruppo. Come funziona?

“E’ di vari tipi. O mettendo a disposizione una competenza, ad esempio in ambito legale o digitale, oppure anche andando sul posto, quando era possibile prima del Covid, o facendo fundraising. Anche con il Covid comunque siamo stati in grado di fare volontariato digitale, sia condividendo attività su piattaforme tecnologiche che attraverso la mentorship imprenditoriale”.

Il Covid vi ha costretto a rivedere i programmi?

“In parte sì, nel senso che alcune attività sono state proseguite in modalità da remoto o in modalità mista. Siamo comunque andati avanti su tutto, e abbiamo anche aggiunto un fondo addizionale di 1 milione di euro legato proprio all’emergenza sanitaria. Lo abbiamo in parte destinato ai bisogni immediati, come cibo, connessione Internet, etc, ma in parte anche al finanziamento di progetti di sviluppo digitali a medio termine”.

La vostra sede designata è quella dello storico Palazzo della Procuratie, in piazza San Marco a Venezia. Quando sarà operativa?

“Entro la fine del 2021. Adesso è in corso il restauro, sul progetto dell’architetto David Chipperfield. Tra circa un anno lo spazio sarà aperto anche al pubblico, diventerà non solo un ufficio ma un luogo di incontro e di scambio, che è lo spirito di The Human Safety Net. Sarà anche l’occasione per celebrare il 190 esimo anniversario della fondazione della compagnia Generali: avvenne nel 1831 e già pochi mesi dopo, nel 1832, il gruppo era presente a Venezia”.

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