Chiamateli pure scherzi del calendario. Il computer che stila le giornate della Serie A, infatti, non l’ha sicuramente fatto apposta, ma programmare Lazio-Juventus e Atalanta-Inter nello stesso turno, per giunta pochi giorni dopo la Champions League, è stata sicuramente una bella trovata. Domani dunque assisteremo a una doppia sfida molto interessante, oltretutto accoppiate nel modo migliore: a Roma le due che sono uscite a testa alta, a Bergamo quelle che hanno perso. Certo, non che in casa Lazio si stia vincendo il miglior momento possibile, anzi la vicenda Covid viene monitorata con grande attenzione.
Dovessero emergere delle scorrettezze nell’applicazione del protocollo, infatti, i rischi per il club di Lotito sarebbero enormi e, di riflesso, potrebbero colpire tutto il sistema calcio, tanto che la Lega di Serie A, spaventata dalle possibili conseguenze, sta valutando di centralizzare l’intero sistema di tamponi e quarantene. Lazio-Juventus inevitabilmente verrà toccata dalla vicenda, perché è probabile che i biancocelesti, la cui comunicazione a riguardo è sempre molto misteriosa (c’è la privacy, d’accordo, ma nessun’altra società mantiene questo riserbo sui propri atleti), la debbano giocare senza alcuni dei loro uomini migliori, a differenza di quanto fatto a Torino domenica scorsa.
Una Lazio senza Immobile e Leiva sarebbe sicuramente più debole (Luis Alberto invece è clinicamente guarito, dunque ci sarà), ma guai a darla battuta in partenza: Simone Inzaghi, del resto, ha imparato a convivere con l’emergenza perenne da mesi, come dimostrano gli ultimi risultati della sua squadra. La pressione insomma si sposta tutta su Pirlo, costretto a vincere per non vanificare i progressi fatti con Spezia e Ferencvaros. I successi sono stati rotondi, ma è chiaro che la differenza di valori con gli avversari ha congelato i giudizi: imporsi all’Olimpico avrebbe ben altro sapore, oltre che un eco mediatico decisamente diverso.
Il tecnico sembrerebbe aver finalmente trovato la sua Juve, ovvero 3-5-2 con due esterni veloci (Cuadrado e Chiesa, con Kulusevski dalla panchina), McKennie a supporto di altri due mediani, Ronaldo e Morata in attacco. Il “Moraldo” insomma batte il “Dygualdo”, visto che per Dybala, al momento, non c’è posto se non a partita in corso, anche in virtù dello splendido impatto avuto da Morata in questa esperienza bianconera-bis. È dunque nata la Juve di Pirlo? Lo sapremo solo tra qualche tempo, ma di certo la sfida di domani potrà dare più di una risposta. Le stesse che cerca Conte dalla sua Inter, davvero irriconoscibile rispetto a quella della scorsa stagione.
I 15 gol subiti in 9 partite impressionano, così come la sola vittoria raccolta nelle ultime 7 tra campionato e Champions: il 2-0 sul Genoa, infatti, è l’unico sorriso pieno a fronte di 4 pareggi (Lazio, Borussia, Shakhtar e Parma) e 2 sconfitte (Milan e Real Madrid). La sessione dentistica sulla poltrona di Gasperini (copyright Guardiola) autorizzerebbe Conte a non dormire la notte, se non fosse che anche l’Atalanta ha i suoi problemi. I nerazzurri di Bergamo sembrano aver perso quella furia agonistica che li ha portati nell’élite italiana ed europea, come dimostrano le sconfitte con Napoli, Sampdoria e Liverpool.
Certo, a pensarci bene non c’è nulla di strano nell’essere battuti dai campioni d’Inghilterra e, forse, ci eravamo semplicemente abituati troppo bene, eppure il 5-0 di martedì ha scosso in primis Gasperini, deciso, per sua stessa ammissione, a inventarsi qualcosa di nuovo per tornare a far bene. La sfida con l’Inter, sua personalissima rivale, potrebbe segnare la svolta, ma il discorso vale anche per Conte, deciso a ingranare la marcia e cominciare davvero a correre. Domani insomma non ci annoieremo affatto, impegnati a goderci due partite interessantissime e per nulla scontate. Il giusto premio prima della sosta, nella speranza che, a differenza di quanto accaduto il mese scorso, lo stop per le Nazionali non pregiudichi ancor di più lo scenario Covid (è di ieri la notizia della positività di Roberto Mancini), già maledettamente complicato di suo.