In un clima di fortissima tensione, le porte della Casa Bianca si spalancano a Joe Biden, 78 anni fra pochi giorni. Anche se il presidente uscente (e ancora in carica) Donald Trump non riconosce la sconfitta e in alcuni Stati si sta già procedendo al riconteggio, è ormai fatta per l’ex vice di Barack Obama (in entrambi i mandati, dunque dal 2008 al 2016), che diventa così il 46 esimo presidente degli Stati Uniti d’America, il 16 esimo delle file dei Democratici (i Repubblicani sono stati 19, compreso il presidente uscente Donald Trump). Per la quarta volta in un secolo ma per la prima volta dalla presidenza di Bill Clinton, iniziata nel 1992, si spezza così la “regola” del doppio mandato: Trump perde il posto dopo soli 4 anni a Washington, mentre i suoi predecessori Clinton, Bush e Obama vi erano rimasti per 8 anni. Ma Trump non intende mollare e prepara una durissima guerriglia legale contro il risultato elettorale nè intende riconoscere la vittoria di Biden.
Per il successo di Biden, comunque ottenuta di misura (i sondaggi prevedevano un’onda blu che in realtà non c’è stata), è stata decisiva oltre alla riconquista del Midwest operaio, anche la vittoria in Stati in bilico (e storicamente di destra) come la Pennsylvania (l’ultima arrivata in ordine cronologico, che ha sancito il trionfo) e anche la Georgia, dove prima del conteggio del voto postale il presidente uscente sembrava in ampio vantaggio. Invece il candidato dem ha recuperato e sorpassato il rivale anche in Arizona e Nevada. La battaglia in questi Stati è stata molto tirata ma alla fine Biden, dopo lo spoglio delle urne in Pennsylvania, è riuscito a superare, arrivando a 273, la fatidica quota dei 270 elettori, il quorum necessario per essere proclamato presidente (al netto dei ricorsi che Trump ha già annunciato ma che molti esperti ritengono infondati).
“Sono onorato del voto degli americani e sarò il presidente di tutti. L’America ha parlato e ci ha scelto: domani sarà un giorno migliore. Adesso basta toni aspri. E’ venuto il momento di debellare la pandemia e sconfiggere il razzismo” ha commentato Biden, che entrerà in carica, come vuole la tradizione e salvo colpi di scena, il prossimo mese di gennaio. La sua presidenza non si annuncia facile: gli Stati Uniti sono ancora nel pieno dell’emergenza sanitaria, l’economia sta facendo fatica a ripartire e soprattutto il Paese si è mostrato ancora molto diviso, con forti tensioni sociali che stanno emergendo anche in queste ore tra i sostenitori delle diverse fazioni. Inoltre, mentre i democratici hanno conquistato la Camera dei rappresentanti, è molto probabile che il Senato rimanga a maggioranza repubblicana. Proprio a loro il neo presidente ha già strizzato l’occhio, facendo intendere che nella futura squadra di governo ci sarà spazio per alcuni esponenti del Grand Old Party.
Dopo Biden è intervenuta anche la sua vice Kamala Harris, prima donna vicepresidente degli Stati Uniti: “Prima di morire, l’icona dei diritti civili John Lewis ha detto: “La democrazia non è uno stato, è un atto”. Voleva dire che la democrazia americana non va data per scontata. È forte quanto la vostra volontà di combattere per difenderla. In questa elezioni era in ballo la sopravvivenza della democrazia. Ma noi, il popolo, sappiamo quali sacrifici richiede. È un nuovo giorno per l’America”.