Non se ne sono accorti in molti. Ma sotto la regìa della Cdp una matricola italiana rischia di diventare il leader europeo dei sistemi di pagamento elettronici. Stiamo parlando di Nexi, specializza non solo sul fronte del pagamento digitale, ma attiva anche sul fronte degli investimenti, della consulenza legale e nei servizi di outsourcing che, entro l’11 novembre, potrebbe portare a compimento l’acquisizione della danese Nets, società dei pagamenti leader nel nord Europa valutata 7,2 miliardi di euro (compresi 1,8miliardi di debito) e così tenere testa al leader francese Worldline, che è appena convolato a nozze con Ingenico.
Sarà un’operazione carta contro carta che consentirà a Cdp di acquisire il controllo della società assieme a Hellman & Fridman, oggi il principale socio di Nets con il 54% (che si diluirà al 16%), parteciperà alla governance del nuovo gruppo entrando nel futuro Cda insieme a Bain e Advent (già socie di Nexi e presenti in consiglio). Una compagnia di soci eccellenti il cui il ruolo di leader sarà di Cdp perché nessuno singolarmente avrà più della Cdp.
Nexi si conferma così una specie di lepre in Piazza Affari dove è approdata nell’aprile 2019 con l’obiettivo di diventare un punto di riferimento nei pagamenti digitali in Italia. Missione compiuta con le nozze con Sia, la controllata di Cassa Depositi e Prestiti. Ma ancor prima, sotto la spinta di Mercury (il veicolo posseduto dai fondi di Advent International, Bain Capital e Clessidra che uscirà di scena quando Cdp eserciterà l’opzione), c’era stata la ristrutturazione societaria culminata nella scissione tra i servizi rivolti al settore bancario e quelli legati ai pagamenti digitali, i primi protagonisti della rivoluzione.
Dall’unione tra il gigante italiano e quello danese nascerà un gruppo integrato, che ha già stimato 150 milioni di sinergie sui costi, senza pregiudicare le persone, dato che le due aziende sono complementari. E così l’Ad Paolo Bertoluzzo, insieme ai conti dei primi nove mesi e in previsione di un periodo turbolento per l’economia, si è aggiudicato 10 giorni per studiare a fondo i conti del gruppo danese e portare a casa un’operazione strategica che coinvolge tutti gli azionisti di Nexi, di Sia e di Nets.
Il caso vuole che l’operazione quasi coincida temporalmente con un’altra sfida, ben più complicata ed ambiziosa, all’egemonia delle banche messa in crisi dall’avanzata del digitale. Che però è stata per ora bloccata. Giovedì 5 novembre infatti, a Shanghai e Hong Kong, avrebbe dovuto debuttare nel listino Ant Group, la società dei pagamenti digitali la cui capitalizzazione iniziale si aggirerebbe sui 316 miliardi di dollari. Ovvero una minaccia vitale per le banche, messe in ginocchio dall’ultima creatura di Jack Ma, il fondatore di Alibaba che ha dato vita ad una macchina che conta 640 milioni di clienti che depositano, fanno prestiti e comprano mutui e fondi pensione, ovvero in pratica agiscono da banca a costi minori e burocrazia all’osso.
E la reazione non si è fatta attendere: le autorità della Cina, hanno convocato lunedì il presidente e primo socio, Jack Ma, per quella che nel comunicato diffuso congiuntamente da People Bank of China e da altri tre enti di regolamentazione dei mercati finanziari, hanno definito un’intervista. Poi, è arrivata anche la scure dello Shanghai Stock Exchange, che ha annunciato la decisione di far slittare l’Ipo.
Il Financial Times prima ancora della decisione di fermare l’Ipo aveva scritto che la reazione delle autorità cinesi non erano altro che un ammonimento. La ramanzina è dovuta al fatto che all’inizio del mese scorso, parlando ad un evento tenutosi a Shanghai, Ma aveva criticato in modo esplicito la struttura statale di gestione del rischio finanziario. Stanotte, la banca centrale cinese e la China Banking and Insurance Regulatory Commission hanno diffuso un documento sulle nuove norme di gestione del micro credito fornito direttamente ai consumatori, in via diretta, o indiretta, in associazione con una banca commerciale. E’ stato introdotto un limite alla cifra erogabile, più un aumento della supervisione su un fenomeno in fortissimo aumento: Ant Group, si propone alle banche commerciali come soggetto terzo in grado di gestire il rapporto con il cliente finale.
Insomma, la lobby delle banche non perdona né ad Oriente né in Occidente.