Il superbonus 110% varato dal Governo nell’ambito del decreto Rilancio sembra aver raggiunto, almeno in questa fase iniziale, uno degli obiettivi che si era prefissato. Secondo Unioncamere infatti l’agevolazione fiscale sulle spese sostenute per gli interventi che migliorano l’efficienza energetica degli edifici e riducono il rischio sismico ha stimolato la nascita di quasi 5mila imprese edili (+4.971 per la precisione) consentendo al sistema imprenditoriale italiano di tenere le posizioni, aumentando di quasi 24mila unità rispetto al trimestre precedente. Questo il quadro che emerge dai dati di Unioncamere-InfoCamere sulla dinamica delle imprese italiane.
“Le risorse per l’efficientamento energetico e la messa in sicurezza del patrimonio immobiliare sembrano avere inciso sulla vitalità di un settore cruciale come quello delle costruzioni che, tra luglio-settembre, si segnala per un incremento dello 0,6% su base trimestrale, il doppio rispetto allo stesso periodo del 2019. Per i tre quarti (3.691 imprese) questa crescita si deve alle piccole realtà individuali, agli specialisti nelle attività di impiantistica e di finitura degli edifici e ai posatori di infissi”, si legge nel report.
Anche il commercio si sta adattando al nuovo scenario determinato dalla “Covid-economy”, puntando soprattutto sull’e-commerce: +1.542 nel terzo trimestre, quasi il 40% delle 4.202 imprese commerciali in più registrate nel trimestre (+0,3% l’incremento, in linea con quello dello stesso periodo dello scorso anno).
Rispetto al secondo trimestre, il bilancio fra le imprese nate (66.355) e quelle che hanno cessato l’attività (42.849) nel terzo trimestre si è chiuso con un saldo attivo di 23.506 unità che ha portato la consistenza del sistema imprenditoriale italiano a toccare – alla fine di settembre – le 6.082.297 imprese registrate.
“Rispetto ai primi due trimestri del 2020 – in cui il flusso delle nuove aperture e delle chiusure era stato profondamente segnato dall’emergenza sanitaria – il trimestre estivo sembra segnare un ritorno alla “normalità” sul fronte dell’apertura di nuove imprese (66.355, in linea con le 66.823 di luglio-settembre 2019), mentre permane una forte “dissonanza” delle chiusure (42.859 contro le 52.975 dello stesso periodo del 2019). Un segnale (forse) del diffuso atteggiamento di molti operatori in attesa, probabilmente, che si chiariscano le prospettive legate all’impiego delle risorse del Recovery Fund”, sottolinea Unioncamere.
Parlando degli altri settori, nei tre mesi estivi, variazioni positive si sono registrate in tutti i settori di attività:
- servizi di alloggio e ristorazione (+3.350 unità, in linea con il 2019),
- attività professionali, scientifiche e tecniche (+2.358)
- attività di servizio alle imprese (+1.829),
- attività immobiliari (+1.561),
- servizi di informazione e comunicazione (+1.214).
Lievissima (+0,1% come nell’estate del 2019) l’avanzata delle attività manifatturiere. Hanno chiuso il trimestre in sostanziale stallo invece l’agricoltura, la fornitura di energia e quella di acqua, gestione reti e rifiuti.
Dal punto di vista territoriale, è il Mezzogiorno a contribuire al saldo positivo del trimestre, registrando l’unico tasso di crescita superiore alla media nazionale (+0,5 rispetto a +0,4%). Un risultato frutto di quasi 30mila iscrizioni di nuove imprese contro poco meno di 13mila chiusure nel periodo.
Tra le Regioni, la Lombardia (+3.604 imprese) registra la crescita più ampia, seguita da Campania (+3.461) e Lazio (+3.403). In termini relativi è invece la Campania (+0,58%) a far segnare l’avanzamento più visibile, davanti a Lazio e Sicilia (entrambi con +0,51%).
A livello provinciale, infine, tutte le prime posizioni sono occupate da province meridionali con Caserta in testa (+0,8%) seguita da Trapani (+0,72%) e Lecce (+0,68%). In termini assoluti, la graduatoria dei saldi più consistenti riflette invece la mappa delle province a maggiore concentrazione di attività economiche, con Roma in testa (con 2.653 imprese in più nel trimestre), seguita da Milano (+2.021) e Napoli (+1.748).