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ACCADDE OGGI – Ungheria: l’Urss inizia l’invasione del 1956

Il 24 ottobre di 64 anni fa le truppe sovietiche iniziarono le manovre contro l’Ungheria, percorsa da fremiti di libertà e di riforma rispetto alla cupa cappa dello stalinismo – Insieme al rapporto Krusciov, i fatti ungheresi si rivelarono decisivi per la svolta autonomista del Psi di Nenni dal Pci di Togliatti

ACCADDE OGGI – Ungheria: l’Urss inizia l’invasione del 1956

Il 24 ottobre del 1956 l’Unione Sovietica avviò le manovre militari per l’invasione dell’Ungheria. Fu l’inizio di un passaggio cruciale nella storia del comunismo, che ebbe ripercussioni anche in Italia. Dal Pci uscirono personalità di spicco come il futuro ministro socialista del Bilancio, Antonio Giolitti, e soprattutto alimentarono la spinta autonomista del Psi di Pietro Nenni.

Il clima era quello della destalinizzazione. A febbraio di quello stesso anno, il nuovo capo del Pcus, Nikita Krusciov, aveva denunciato al XX congresso del Partito i crimini del dittatore morto tre anni prima.

In estate, l’Ungheria fu percorsa da agitazioni e proteste, soprattutto da parte di intellettuali e studenti, a cui in autunno si affiancarono anche i lavoratori, dando vita a una vera e propria insurrezione. I rivoltosi chiedevano di affidare il governo a Imre Nagy, che nei mesi precedenti si era contrapposto a Màtyàs Ràkosi, segretario del Partito ed ex luogotenente di Stalin.

Il comitato centrale del Partito nominò Nagy primo ministro, ma fece anche appello all’Armata Rossa per ristabilire l’ordine. E così, esattamente 64 anni fa, l’Urss invase l’Ungheria provocando scontri che causarono centinaia di morti.

Alla fine del mese sembrò che Nagy riuscisse a riprendere il controllo della situazione, ottenendo il ritiro delle truppe sovietiche. Poi però il suo stesso governo proclamò l’uscita di Budapest dal Patto di Varsavia: una mossa inaccettabile per Mosca, che temeva un effetto contagio in grado di frantumare la sua sfera d’influenza nell’Europa orientale.

Il 4 novembre l’Armata Rossa si mosse nuovamente contro gli insorti e stavolta le vittime si contarono a migliaia. Nagy e i suoi ministri furono arrestati e condannati a morte. Al loro posto fu instaurato un nuovo governo fedele al Cremlino, che confermò il dominio sovietico sui Paesi satelliti e l’immutabilità dell’assetto europeo uscito dalla Seconda guerra mondiale.

Sotto il profilo culturale, l’intervento sovietico in Ungheria smentì le speranze suscitate dalla destalinizzazione e provocò non poche crisi di coscienza fra i comunisti di tutto il mondo, già colpiti dal trauma del rapporto Krusciov.

In Italia, proprio questi avvenimenti causarono la svolta autonomista del Psi di Nenni dal Pci di Togliatti. Da quel momento in poi, i socialisti si dichiararono disponibili a collaborare con il governo a una politica di riforme, ponendo le basi per il passaggio dall’epoca del centrismo a quella del centrosinistra.

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