Prima bozza di accordo a Bruxelles per definire le linee guida della nuova Pac, la politica agricola comune. L’hanno trovato nella notte i ministri dell’Agricoltura dell’Unione europea, che si erano riuniti per mettere finalmente un primo tassello su un delicatissimo dossier che era rimasto aperto due anni e che col nuovo corso della Commissione, improntato al Green New Deal, assume fondamentale importanza. E’ proprio sulla svolta ecologica che si è concentrato il nocciolo dell’accordo, che ora dovrà essere ratificato dal Parlamento europeo entro i primi mesi del 2021 per poi entrare in vigore nel 2023: in futuro una parte degli aiuti diretti (cioè i 2/3 del budget totale) destinati dalla Pac agli agricoltori dei Paesi membri sarà legata agli sforzi di questi ultimi in chiave di sostenibilità ambientale.
Prima questa formula era facoltativa ed era legata agli aiuti indiretti, per cui meno preponderante. Ora invece i crediti green diventeranno una parte più corposa della fetta da spartire, soprattutto per volontà dei Paesi occidentali, mentre quelli dell’Europa centro-orientale erano ancora titubanti, in quanto temono che i loro agricoltori non raccolgano la sfida e dunque non accedano ad una sostanziosa parte dei fondi che spetterebbero. Quanto sarà dunque la percentuale di aiuti legati all’impegno verde? La presidenza tedesca di turno in questo semestre ha mediato per un compromesso intorno al 20%, che però molti Paesi tra cui l’Italia giudicano insufficiente, pretendendo che la percentuale venga fissata al 30%. In ogni caso l’obiettivo finale, per il quale vale il pre-accordo raggiunto poche ore fa, è quello di armonizzare il sistema in modo che tutti i Paesi diano un contributo uniforma al Green New Deal.
L’agricoltura infatti contribuisce in maniera importante al cambiamento climatico e, a sua volta, ne subisce gli effetti. Ma negli ultimi decenni l’impegno dell’Unione europea (purtroppo in controtendenza con quanto accade nel resto del mondo) ha già prodotto risultati significativi: ad esempio l’agricoltura nel 2012 contribuiva al 10% delle emissioni di gas serra provenienti dall’Ue, ma nel 1990 questa percentuale era del 24%. All’epoca furono decisivi una diminuzione significativa del numero dei capi di bestiame, un più efficiente ricorso ai fertilizzanti e una migliore gestione del letame. Oggi però la sfida è ancora più ambiziosa: lo scorso 4 marzo la Commissione europea ha adottato una proposta legislativa per una legge europea sul clima, il Climate Law, stabilendo l’obiettivo per l’Unione di diventare neutra dal punto di vista climatico entro il 2050.
L’accordo è stato accolto con moderato ottimismo da Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura: “Una decisione positiva nell’ottica della flessibilità nell’applicazione del nuovo modello di gestione della PAC. Tuttavia, la strada verso l’intesa finale è ancora lunga ed incerta. L’intesa tra i ministri, alla quale la ministra Bellanova e la delegazione italiana hanno contribuito in maniera determinante, è il primo passaggio formale verso la riforma a più di due anni dalla presentazione delle proposte di regolamento della Commissione. Resta ora da raggiungere l’intesa definitiva con il Parlamento europeo e rimangono, quindi, elevati margini di incertezza sull’esito finale“.