Non solo vino, ma anche birre artigianali sulle nostre tavole, una tendenza quest’ultima in continua crescita e che con la legge di bilancio 2021 trova riconoscimento e sostegno. Nel provvedimento appena approvato dalle Camere viene infatti istituito per quest’anno un Fondo di 10 milioni proprio per la tutela e il rilancio di alcune filiere, tra cui quella brassicola
La produzione di birra in Italia negli ultimi venti anni è risultata in costante ascesa passando dai 12,2 milioni di ettolitri prodotti nel 1998 ai 15,6 milioni di ettolitri del 2017 (Assobirra, 2018), di cui 2,7 milioni destinati all’esportazione.
Un trend positivo, grazie anche alla nascita e allo sviluppo progressivo dei birrifici artigianali. La spinta allo sviluppo del settore è arrivata prevalentemente dai giovani, under 35
Parallelamente all’aumento della produzione, si sono verificati, da un lato, una diminuzione delle importazioni di birra (che si sono attestate, nel 2017, intorno ai 6,5 milioni di ettolitri), e, dall’altro, un aumento complessivo dei consumi pari a oltre 19 milioni di ettolitri annui (il consumo pro-capite ha raggiunto, nel 2017, il valore massimo di 31,8 litri annui).
Tuttavia, le materie prime utilizzate per la produzione di birra (luppolo, orzo, altri cereali) sono largamente importate da Paesi a maggiore tradizione brassicola. Ed ecco quindi il Fondo previsto nella legge di Bilancio per il sostegno a questo settore, insieme alla filiera apistica, della canapa e della frutta a guscio.
Ma il primato resta appannaggio del vino, che sulle nostre tavole non manca mai. Ed ecco allora un altro Fondo, anche questo previsto nella legge di Bilancio (altri 10 milioni) per lo stoccaggio privato di vini Doc, Docg e IGT certificati o atti a divenire tali e detenuti in impianti situati nel territorio nazionale.
E sempre per rimanere in tema di tavola, ecco 3 milioni nel triennio 2021-2023 per Iniziative finalizzate alla valorizzazione delle tradizioni enogastronomiche, delle produzioni agroalimentari e industriali italiane e della dieta mediterranea e del contrasto al fenomeno dell’Italian sounding, cioe’ l’utilizzo (su etichette e confezioni) di denominazioni, riferimenti geografici, immagini, combinazioni cromatiche e marchi che evocano l’Italia e in particolare, alcuni dei suoi più famosi prodotti tipici (come ad esempio il parmigiano o la mozzarella) in pratica una forma di falso Made in Italy