“Serve un nuovo grande patto per l’Italia”. Con queste parole si è aperto l’intervento del presidente Carlo Bonomi all’assemblea di Confindustria, alla presenza del premier Giuseppe Conte. Bonomi ha presentato le linee guida del mondo industriale per far ripartire il Paese, dopo anni di stagnazione economica e ulteriormente provato dalla crisi da Covid. “Il coraggio del futuro” è lo slogan dell’assemblea, scelto proprio da Bonomi, che ieri è stato ricevuto dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
“La nuova produttività che serve all’Italia dopo 25 anni di stasi – ha detto il presidente di Confindustria – deve considerare contestualmente le politiche di innovazione, la formazione e l’advance knowledge, la regolazione per promuovere l’efficienza dei mercati, le infrastrutture abilitanti sia fisiche (ovvero ICT, logistica ed energia), sia istituzionali (Pa, competenze e organizzazione sinergica) e interventi strutturali per la coesione sociale. E’ su questo concetto ampio di produttività che si devono concentrare le azioni e le politiche dei prossimi anni, con l’obiettivo di massimizzare il ruolo motore dello sviluppo del sistema delle imprese e del lavoro e dare una nuova centralità alla manifattura”.
Al Governo Bonomi chiede “una visione alta e lungimirante. Il governo ora dovrà stabilire priorità per usare, in pochi anni, oltre 200 miliardi che ci vengono dall’Europa; si trova di fronte proprio a una scelta di visione, prima che di misure concrete. Una visione di fondo che deve scrutare in profondità i mali italiani, ma guardare lontano. Perché neanche 200 miliardi possono risolverli dandone una goccia a tutti”. “Se si fallisce col Recovery Fund nei pochi mesi ormai che ci separano dalla precisa definizione delle misure da presentare in Europa, non va a casa solo lei. Andiamo a casa tutti”, ha detto Bonomi rivolgendosi al premier Conte in platea.
E non ha mancato di dire la sua anche sul Mes: “Nell’entusiamo per i 208 miliardi dall’Europa, e che si aggiungono al Sure e alle nuove linee di credito Bei, tende a svanire l’attenzione sul danno certo per il Paese se il Governo rinuncia al Mes sanitario, privo di condizionalità”. “Non vogliamo diventare un Sussidistan – ha poi sferzato il presidente di Confindustria -. Aderire allo spirito Ue significa avere una visione diversa dei sussidi per sostenere i settori in difficoltà. Nel lockdown, il governo ha assunto misure di sostegno alla liquidità delle imprese e di rifinanziamento al fondo Pmi. Ma i sussidi non sono per sempre, né vogliamo diventare un Sussidistan. Sulle filiere in difficoltà occorre uno sforzo particolare. Ma non i sussidi, né ulteriore indebitamento sia pur con garanzia pubblica”.
Bonomi è poi intervenuto su alcune questioni specifiche, dalle pensioni al cuneo fiscale: “All’esaurirsi di Quota 100 tra un anno non bisogna immaginare nuovi schemi previdenziali basati su meri ritocchi, come leggiamo quando si parla di Quota 101. Per quanto riguarda il cuneo, non conosciamo il dettaglio degli interventi a cui il Governo sta lavorando. Abbiamo letto di misure allo studio che riguardano l’Irpef, un taglio delle detrazioni, e un intervento sul cuneo fiscale che però non allevierebbe la quota a carico delle imprese. Un ulteriore intervento dovrebbe essere il passaggio per quasi 5 milioni di autonomi alla tassazione mensile per cassa, presentato come una ‘grande semplificazione’. Avere una visione significa prendere in parola tale annunciata capacità dell’amministrazione finanziaria e tradurla in una potente leva per molti anni a venire”.
Infine, una dedica al campione Alex Zanardi (bresciano come Bonomi), preso ad esempio: “All’Italia servono scelte difficili, ma non impossibili. Come le sfide affrontate e vinte da un grande sportivo come Alex Zanardi”.
Dopo Bonomi è intervenuto il premier Giuseppe Conte, che ha rivendicato la gestione del lockdown, talvolta considerata a discapito del sistema produttivo: “In Italia abbiamo afferrato da subito che sarebbe stato impossibile porsi il problema della tutela del tessuto produttivo trascurando la salute delle persona. Lo abbiamo capito sin da quando i lavoratori si sono rifiutati di entrare in fabbrica, e non eravamo ancora al lockdown. Abbiamo afferrato un principio fondamentale: non si può tutelare l’economia senza tutelare la salute e la sicurezza dei cittadini”. Il premier ha però raccolto l’invito a un grande patto per l’Italia: “Sarà un grande patto pubblico-privato”.