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Riforma pensioni 2021: le ipotesi Quota 41 e Quota 102

Per superare Quota 100, il governo pensa di varare una nuova riforma delle pensioni insieme alla legge di Bilancio 2021 – Le ipotesi in campo sono diverse: alcune molto costose per lo Stato, altre penalizzanti per i lavoratori

Riforma pensioni 2021: le ipotesi Quota 41 e Quota 102

Riforma pensioni 2021: il dossier è aperto. Dopo mesi d’incertezza, il governo torna a occuparsi di previdenza con il preciso intento di superare Quota 100.

La soluzione, va detto, sembra ancora lontana. Secondo indiscrezioni riportate dal Messaggero, l’idea è quella di permettere a tutti l’uscita dal lavoro con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età anagrafica. Non è ancora chiaro, però, quanto sia realizzabile in termini di costi.

QUOTA 41 PER I LAVORATORI PRECOCI

Di sicuro, il progetto piace ai sindacati. Più di una volta i rappresentanti dei lavoratori hanno proposto di allargare a tutti questo canale d’uscita, che al momento è riservato ai cosiddetti lavoratori precoci, ossia quelli che all’età di 19 anni avevano già versato almeno un anno di contributi.

PENSIONE ANTICIPATA: I REQUISITI ATTUALI

Per tutti gli altri, dal primo gennaio 2019 la pensione anticipata è accessibile soltanto con una contribuzione superiore:

  • 42 anni e 10 mesi per gli uomini;
  • 41 anni e 10 mesi per le donne.

Questi requisiti rimarranno congelati (ossia non saranno oggetto di adeguamento demografico) fino al dicembre del 2026.

RIFORMA PENSIONI 2021: IL PROBLEMA DI QUOTA 100

L’altra certezza è che, allo stato, una riforma delle pensioni è necessaria perché Quota 100 rappresenta un problema. La misura di matrice leghista permette di andare in pensione con almeno 62 anni di età e 38 di contributi, ma finora è stata un fallimento su tutti i fronti.

L’OSTILITÀ DELL’EUROPA…

Sul piano internazionale ha esposto l’Italia alle critiche dell’Ocse e di Bruxelles: in Europa si chiedono per quale motivo l’Italia, che ha il debito pubblico più alto del continente, debba permettersi l’anticipo pensionistico più ampio di tutta l’Ue (addirittura cinque anni, visto che nel 2020 il requisito anagrafico per andare in pensione di vecchiaia è di 67 anni).

…E IL FLOP FRA I CONTRIBUENTI

D’altra parte, la misura leghista è stata un fallimento anche sul fronte interno: secondo un’analisi pubblicata un mese fa sul Sole 24 Ore, a giugno le richieste di uscita con Quota 100 sono state 47.810, ossia nemmeno un terzo di quelle arrivate all’Inps nello stesso mese del 2019. Alla fine del triennio di vita della misura, che scadrà il 31 dicembre 2021, si calcola che le adesioni saranno circa la metà di quelle previste dalla Lega.

Il motivo? Semplice: con Quota 100 si va in pensione senza penalizzazioni, ma di fatto chi sfrutta al massimo l’anticipo versa cinque anni di contributi in meno, e questo comporta una riduzione dell’assegno che può arrivare al 15%. Non proprio una prospettiva allettante per chi già con il pensionamento normale si ritroverà un assegno molto più basso degli ultimi stipendi.

RIFORMA PENSIONI 2021 IN ARRIVO CON LA MANOVRA

Di qui l’esigenza di una nuova riforma delle pensioni, che, in teoria, dovrebbe vedere la luce insieme alla legge di Bilancio del 2021. Nei prossimi giorni governo e sindacati si incontreranno proprio per cercare un’intesa sul tema della previdenza.

UN’ALTERNATIVA: QUOTA 102

Una soluzione alternativa di cui si è tornati a parlare nelle ultime ore (era già circolata a inizio anno) è quella di trasformare Quota 100 in Quota 102: il requisito contributivo rimarrebbe fisso a 38 anni, mentre l’età minima per l’uscita anticipata salirebbe da 62 a 64 anni. In più, però, sarebbe prevista una sforbiciata compresa tra il 2,8% e il 3% del montante contributivo per ciascun anno necessario al raggiungimento dei requisiti di età previsti per la pensione di vecchiaia (67 anni).

Rispetto a Quota 41, questa misura costerebbe allo Stato circa un terzo di meno: 8 miliardi anziché 12 per il primo anno d’applicazione.

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