L’andamento negativo di Wall Street contagia i listini europei e li porta in rosso secondo uno schema già visto ieri. La chiusura è in calo nonostante i guadagni della mattinata, per Milano -0,82%, Francoforte -1,69%, Parigi -0,89%, Madrid -0,24%, Londra -0,86%.
La spallata viene soprattutto dal Nasdaq, dove i colossi della tecnologia come Apple (-4%) pesano al momento sugli indici. Ieri la perdita del gigante di Cupertino è stata la maggiore della storia, in termini di capitalizzazione di mercato, con 180 miliardi di dollari bruciati in una seduta. Una correzione che molti analisti ritengono salutare perché tocca un comparto che ha continuato ad aggiornare record su record settimana dopo settimana.
Dai minimi toccati il 23 marzo, lo S&P 500 e il Dow hanno guadagnato oltre il 50%, ma il Nasdaq più del 60%. L’avvio della seduta anche a New York è stato in rialzo, sorretto soprattutto dalle banche, come in Europa, incoraggiate dal rapporto sull’occupazione americana, migliore delle attese: 1,371 milioni di posti di lavoro creati ad agosto contro stime leggermente più basse (in luglio però il dato era molto più alto), ma soprattutto la disoccupazione è scesa dal 10,2% (confermato) all’8,4%, contro attese per un 9,8%.
L’inversione di rotta è arrivata dopo i primi scambi e con essa il mutamento di registro in Europa. Sul mercato valutario l’euro resta debole contro il dollaro e oggi orbita intorno a 1,18, dopo l’esuberanza della scorsa settimana in cui aveva superato 1,2. Male il petrolio, a causa dei deboli dati sulla domanda che alimentano i timori di una lenta ripresa dalla pandemia di Covid-19. Brent, -2,58%, 42,93 dollari al barile. Debole l’oro, -0,52%, 1920,75 dollari l’oncia.
In Piazza Affari ad essere colpite sono le utility e i titoli petroliferi: Hera -3,54%, Italgas -2,67%, Saipem -2,23%. In coda a listino però c’è Exor -4,09%, all’indomani dei conti che hanno messo in luce per il primo semestre una perdita di 1,318 miliardi di euro. Fra i peggiori Atlantia -3,27% ed Stm -2,4%.
Bene le banche, in scia al fidanzamento delle spagnole Bankia e Caixabank, che stanno valutando una fusione per dare vita al più grande istituto di credito iberico. Le due hanno fatto meraviglie a Madrid, con guadagni rispettivamente del 33,20% e dell’11,76%.
Il finale, sul Ftse Mib, resta molto positivo per Banco Bpm +3,8%, una della principali candidate ad aggregazioni nel settore. Bene anche Unicredit 1,27%, Bper +0,97%, Mps +1,06%. Piatte Intesa e Mediobanca. Fra i maggiori rialzi del giorno Banca Generali +2,93%, Prysmian +1,93%, Fiat +1,64%, Cnh +193%.
Telecom è negativa, -1,03%, ma i riflettori restano accesi su un settore in movimento. Tornano gli acquisti su Tiscali, +6%. Inoltre, mentre Silvio Berlusconi è ricoverato al San Raffaele con una polmonite da Covid, la sua creatura Mediaset, +5,75%, resta effervescente dopo che la Corte di Giustizia europea ha dato ragione a Vivendi sulla possibilità di detenere il 28% del Biscione. Una decisione che ha indotto la società italiana a dire che valuterà con massimo interesse ogni nuova possibilità di business nel settore a partire da sviluppi rete unica nazionale in fibra.
Vola inoltre Mondadori, +11,11%. Chiude in rosso l’obbligazionario: lo spread fra decennale italiano e tedesco sale a 150 punti base, +1,52% e il tasso del Btp torna sopra l’1, fermandosi a 1,02%.