Il 25 agosto del 1960, esattamente sessant’anni fa, si aprivano a Roma i Giochi della diciassettesima Olimpiade. Fu la prima e finora unica edizione ospitata dalla capitale italiana, che si era aggiudicata anche l’organizzazione dei Giochi del 1908, ma poi era stata costretta a rinunciare a causa dell’eruzione del Vesuvio nel 1906.
Per il nostro Paese, Roma 60 rimarrà per sempre associata alla figura del velocista Livio Berruti, che si aggiudicò la medaglia d’oro nei 200 metri piani e passò alla storia come il primo europeo a spezzare il dominio dei nordamericani in questa specialità. Dopo di lui, solo altri tre atleti sono stati capaci di ripetere l’impresa: Valerij Borzov, Pietro Mennea e Konstadínos Kedéris.
Le Olimpiadi romane segnarono anche la prima consacrazione di Cassius Clay, il futuro Muhammad Ali, che vinse la medaglia d’oro nei pesi mediomassimi. Tuttavia, a vincere la Coppa Val Barker – assegnata in ogni Olimpiade al miglior pugile per stile e tecnica – fu l’italiano Nino Benvenuti, vincitore dell’oro nei pesi welter e destinato a sua volta a una grande carriera professionistica.
Un’altra bella sorpresa per l’Italia arrivò dalla pallanuoto, che vide gli azzurri trionfare (12 anni dopo il successo di Londra) davanti a Unione Sovietica e Ungheria.
Gli italiani fecero la parte del leone anche nel ciclismo, vincendo in cinque categorie su sei. Nella scherma, le medaglie d’oro per l’Italia furono due: nella spada individuale e a squadre.
Per le Olimpiadi di Roma 60 furono realizzate diverse strutture utilizzate ancora oggi: la più nota è chiaramente lo Stadio Olimpico, ma nella lista figurano anche, fra le altre, il Palazzetto dello Sport, il Palazzo dei Congressi e il Villaggio Olimpico, quartiere tuttora abitato della Capitale.
L’Italia chiuse quell’edizione dei Giochi al terzo posto del medagliere con 13 ori, 10 argenti e 13 bronzi. Meglio di noi, solo le due superpotenze: Stati Uniti e Unione Sovietica.