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Discoteche e coronavirus: apertura a rischio a Ferragosto

Con i contagi in risalita, soprattutto fra i giovani, il governo valuta se imporre la chiusura delle discoteche in tutta italia – Pronti 100 milioni di risarcimenti per gli imprenditori – Toscana e Puglia si sono già mosse con nuove regole

Discoteche e coronavirus: apertura a rischio a Ferragosto

Si potrà contare sull’apertura delle discoteche a Ferragosto? Se lo chiedono migliaia di giovani in cerca di svago nell’estate del coronavirus. La risposta non è semplice. Di fronte alla risalita dei contagi e al continuo abbassamento dell’età media dei positivi, il governo ha chiesto alle Regioni di aumentare i controlli sulle piste da ballo. Ma la domanda viene da sé: è davvero possibile imporre e soprattutto far rispettare le norme anti-contagio in una discoteca? “Il distanziamento sociale è l’opposto di quello che significa stare insieme – dice il famoso dj Bob Sinclair in un’intervista a Repubblica – Come puoi chiedere a chi ama ballare di mantenere una certa distanza dagli amici? La regola è goditi l’attimo”. Purtroppo, questo vale anche per le mascherine, che nelle ultime settimane ricoprono a tappeto i pavimenti dei locali o al più vengono appese a polsi e braccia: è raro vederle su naso e bocca di chi sta cercando di divertirsi, soprattutto se il contesto è quello di una serata danzante.

In questo scenario, se nei prossimi giorni la curva dei contagi continuasse a salire, il governo potrebbe imporre ex lege la chiusura delle discoteche in tutta Italia. Il rischio di creare nuovi focolai è alto e, se non riusciremo a invertire la tendenza, nel medio periodo la situazione epidemiologica potrebbe sfuggire nuovamente alle capacità di controllo del sistema sanitario. Proprio per scongiurare questo pericolo il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha già firmato un’ordinanza che dispone il tampone per chi arriva dai Paesi europei dove il coronavirus è più diffuso: Spagna, Grecia, Croazia e Malta.

Ci sono però anche le ragioni dell’economia da valutare. Chiudere le discoteche nel pieno della stagione estiva significa colpire molte attività che producono fatturato solo in questo periodo, trovandosi in località di villeggiatura pressoché deserte il resto dell’anno. Grazie ad alcune riaperture concesse in autonomia dalla Regioni, il settore (che conta 400 milioni di euro di fatturato, 3.500 locali e 25.000 lavoratori) è in ripresa da qualche settimana e una nuova serrata sarebbe pesantissima. Per questo, se l’indice Rt risalirà a livelli preoccupanti e le chiusure saranno inevitabili, il governo potrebbe mettere sul tavolo fino a 100 milioni di euro per risarcire gli imprenditori colpiti.

Intanto, i governatori sono divisi sull’opportunità d’imporre misure più restrittive alle discoteche e alcuni cercano la strada del compromesso. La Puglia ha imposto l’utilizzo della mascherina in pista, attribuendo la responsabilità dei controlli ai gestori, mentre la Toscana pretende che i ragazzi ballino mantenendo fra loro almeno due metri di distanza. Torniamo così al punto di partenza. Una serata tipo in discoteca si svolge in piena notta, al buio o in penombra, e con un tasso alcolico generale che non è mai zero. Quante possibilità ci sono che, in circostanze simili, centinaia di ragazzi in vacanza rispettino in massa le regole anti-contagio? Ed è realistico chiedere ai gestori di controllarli?

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