Non è il teatro d’opera più antico d’Italia (quel primato spetta al San Carlo di Napoli), ma è uno dei più prestigiosi al mondo e proprio oggi si celebra l’anniversario della “prima delle prime”, ovvero dell’inaugurazione del Teatro alla Scala di Milano, battezzato il 3 agosto del 1778 con la prima rappresentazione assoluta de “L’Europa riconosciuta”, opera lirica in due atti musicata da Antonio Salieri. Esattamente 242 anni fa venne dunque aperto al pubblico il “Nuovo Regio Ducal Teatro alla Scala”, ricostruito sulle ceneri del precedente Teatro Ducale (distrutto da un incendio nel 1776) per volontà dell’Imperatrice Maria Teresa d’Austria.
Progettato dall’architetto umbro Giuseppe Piermarini, il nuovo gioiello milanese contava 3.000 posti (più degli attuali 2.000, anche se all’epoca la platea veniva utilizzata anche per il ballo) e fu inaugurato in pompa magna, alla presenza del governatore di Milano, l’arciduca Ferdinando d’Asburgo-Este, di Maria Beatrice d’Este, del conte Carlo Giuseppe di Firmian e del duca Francesco III d’Este. Il nuovo nome deriva dalla vicina chiesa di Santa Maria alla Scala, che prese a sua volta il nome dalla sua fondatrice, Regina della Scala, della dinastia degli Scaligeri di Verona.
Il libretto “L’Europa riconosciuta” era – per quanto riguarda i testi – opera dell’abate Mattia Verazzi: fu pensato per dare spazio ad arie ricche di virtuosismi, ed è caratterizzato dai numerosi duetti, terzetti e complessi finali d’atto. La rappresentazione fu sfavillante. Tanto che la sera del 3 agosto, tra gli spettatori c’era anche Pietro Verri, il quale scrisse al fratello Alessandro, in quel periodo a Roma: “La pompa dei vestiti è somma, le comparse ti popolano il palco di più di cento figure e fanno il loro dovere… gli occhi sono sempre occupati”.
Particolarmente suggestivo risultò l’inizio in medias res: “mentre te ne stai aspettando quando si dia principio, ascolti un tuono, poi uno scoppio di fulmine e questo è il segnale perché l’orchestra cominci l’ouverture, al momento s’alza il sipario, vedi un mare in burrasca”. Allietarono gli intervalli i balli Pafio e Mirra, o sia I prigionieri di Cipro, musica di Salieri, coreografia di Claudio Legrand, e Apollo placato, musica di Luigi de Baillou, coreografia di Giuseppe Canziani.