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Covid, torna la paura: risalgono i contagi

I numeri sono contenuti ma dopo il picco negativo di cinque giorni fa, i contagi continuano a salire – Sotto osservazione Veneto, Emilia-Romagna e Lazio – Zaia chiede il Tso, il ministro Speranza annuncia misure contro chi rifiuta le cure e test a scuola.

Covid, torna la paura: risalgono i contagi

Si era detto di non abbassare la guardia eppure qualcuno, complici la bella stagione e i dati confortanti delle ultime settimane, in cui era sempre di più le Regioni a contagio zero, si è fatto prendere la mano dall’entusiasmo. Il risultato è che, come ammonivano gli esperti soprattutto nel timore di una nuova ondata in autunno, la curva dei contagi da Covid-19 è tornata a salire in quasi tutta Italia: dopo il picco minimo toccato il 29 giugno con soli 126 nuovi casi e quasi la metà delle Regioni senza più casi, per il quinto giorno consecutivo aumenta il numero dei nuovi positivi e ieri, sabato 4 luglio, erano solo 5 le Regioni italiane senza nemmeno un caso e i nuovi casi 235, praticamente il doppio di cinque giorni fa.

L’accenno di ritorno del virus non è ovviamente solo dovuto al caso, diventato famoso, dell’imprenditore veneto tornato dalla Serbia e ora in terapia intensiva, dopo aver rifiutato le cure e continuato ad incontrare gente per diversi giorni dopo essere risultato positivo al tampone. Anche in altre aree si stanno riaccendendo piccoli focolai: mentre migliora la situazione in Lombardia, ora tornano a preoccupare non solo il Veneto, ma anche l’Emilia-Romagna e il Lazio (dove i casi sono triplicati tra venerdì e sabato). Proprio il caso dell’imprenditore vicentino ha però scatenato la dura reazione non solo del governatore Luca Zaia, che ha parlato addirittura di Tso, ma anche dello stesso ministro della Salute Roberto Speranza, che ha annunciato “una stretta su chi rifiuta le cure” e anche, in vista della riapertura delle scuole a settembre, il test per alunni e docenti.

Un altro segnale decisamente preoccupante è quello del crollo delle vendite di mascherine, termometro del calo di attenzione da parte della popolazione. “E’ colpa dei politici che hanno lanciato messaggi sbagliati”, hanno accusato alcuni virologi. I risultato è che i cittadini sembrano ormai talmente poco spaventati da aver smesso pure di comprare le mascherine, facendo ridurre di due terzi le vendite in farmacia. Senza contare poi gli spostamenti. Non tanto quelli all’interno dell’Italia, ripresi ormai da fine maggio senza conseguenze significative, quanto i primi rientri dall’estero. Le frontiere europee si sono riaperte poche settimane fa e tra pochi giorni toccherà anche a quelle extra-Ue (sebbene non tutte, e in ogni caso il ministro Speranza ha disposto la quarantena per chi viene da fuori).

Per questo due giorni fa Zaia e l’emiliano Stefano Bonaccini, come presidente della Commissione delle Regioni, hanno scritto una lettera al ministero alla Salute dove si chiede di poter fare in certi casi il tampone a chi rientra dai paesi extra Schengen. Già adesso, come detto, in base a quanto deciso dal ministro Roberto Speranza, quasi tutti coloro che arrivano in Italia da Stati non europei devono fare due settimane di isolamento fiduciario. Il problema però è che la prescrizione non scatta per gli stranieri che hanno motivi di lavoro o per gli italiani che rientrano. Questo potrebbe essere il tema dell’estate: vacanze a rischio?

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