Continua a far discutere la vicenda dell’orso: dopo l’ultima aggressione in Trentino (mentre scriviamo l’animale è ancora da identificare e le circostanze da chiarire), e con la stagione escursionistica alle porte, l’opinione pubblica si divide. C’è chi si allarma, e chi invece non vede particolari pericoli se non il naturale (e remoto) rischio derivante dalla convivenza tra uomo e animali, peraltro in una zona dove è stato l’uomo, all’inizio degli anni Duemila, a voler reintrodurre il plantigrado.
La Provincia autonoma di Trento (guidata dal leghista Maurizio Fugatti), intanto, ha già emesso un’ordinanza di abbattimento: agli esperti, ma non solo, questa decisione è parsa quanto meno frettolosa. Anche se non è da escludere che gli orsi nelle valli del Trentino inizino ad essere troppi. Il loro ritmo di crescita nell’ultimo quadriennio è aumentato: secondo l’ultimo dato disponibile, cuccioli compresi, stiamo avvicinando il centinaio di esemplari, il doppio di quelli stimati nel 2015 e dieci volte tanto quelli del 2002. Ma dove vivono esattamente questi orsi? Come si muovono? Che abitudini hanno?
Prima va premessa una cosa: come ricordato in un’intervista a FIRSTonline da Elena Guella, vicepresidente della Società alpinisti tridentini (SAT), gli episodi di aggressione di orsi nei confronti degli uomini negli ultimi 20 anni si contano sulle dita di una mano. Per la precisione sono quattro, senza nessun morto: “Nel 2014, 2015, 2017 e 2020. Escludendo l’ultimo episodio, del quale non si conosce ancora l’identità dell’animale coinvolto, nei primi tre casi si è trattato di femmine con cuccioli dell’anno al seguito: Daniza e due volte KJ2 e in questi ultimi due casi le persone coinvolte avevano con sé un cane”.
Ora vediamo la mappa degli orsi, in base al Rapporto Grandi Carnivori 2019, curato dalla Provincia di Trento.
Quanti sono
L’ultimo dato disponibile di orsi certamente presenti in Trentino è datata 2019 ed è di 63 esemplari. Il numero complessivo, comprese le cucciolate, è però stimato tra 82 e 93. La maggior parte sono femmine. Nel 2019 non si sono registrati orsi morti, mentre dal 2003 ne sono deceduti 34, in tutte le Alpi, anche al di fuori del Trentino (come vedremo, gli orsi si muovono e non vivono esclusivamente in Trentino). Di questi 34, 15 sono morti a causa dell’uomo (contando anche gli abbattimenti autorizzati). Il tasso di sopravvivenza di un orso è altissimo: nei cuccioli è intorno al 90%, per le femmine di giovane età sfiora il 97%.
Dove sono
Soltanto 3 dei 66 orsi rilevati nel 2019 sono stati rilevati fuori dalla provincia di Trento e dalle zone limitrofe: due sono finiti addirittura in Svizzera (uno dei quali individuato anche in Piemonte), un altro in Friuli Venezia Giulia. Altri 6 orsi invece hanno gravitato, oltre che in Trentino, anche in province/regioni limitrofe: 3 in Alto Adige, 2 in provincia di Sondrio e uno in provincia di Brescia. Come si vede dalla mappa, tutte le presenze sono concentrate nel Trentino occidentale, nell’area delle Dolomiti di Brenta (Madonna di Campiglio), Val di Sole, Val di Non, Valli Giudicarie, Trento e Monte Bondone. Gli unici dati relativi al Trentino orientale si riferiscono all’orso M49, il famoso Papillon, che si era avventurato fino alla Valsugana e alla Val di Fiemme sfuggendo per quasi un anno alla cattura.
Gli esemplari femmine sono più territoriali e sono loro ad occupare quasi esclusivamente la suddetta area delimitata (1.500 kmq), con un aumento della presenza, in quella specifica zona, del 31% rispetto al 2018. Considerando anche gli spostamenti più lunghi effettuati dai giovani maschi la popolazione di orso delle Alpi centrali si è invece distribuita nel 2019 su un’area teorica di 45.327 kmq, dal Piemonte al Friuli. Dal 2005 al 2019 sono 38 gli orsi ad aver abbandonato il Trentino, tutti maschi: alcuni sono morti o se ne sono perse le tracce, altri sono semplicemente emigrati, finendo anche all’estero (in Slovenia).
Come vengono individuati
Il monitoraggio dell’orso è eseguito dalla Provincia autonoma di Trento in maniera continuativa dagli anni ’70. Alle tradizionali tecniche di rilevamento sul campo si sono affiancate nel tempo la radiotelemetria (metodologia utilizzata per la prima volta in Eurasia nel 1976), il videocontrollo automatico da stazioni remote, il fototrappolaggio e infine, a partire dal 2002, il monitoraggio genetico. Il quale si basa sulla raccolta di campioni organici (peli, escrementi, urina, saliva, tessuti) che avviene secondo due modalità, comunemente definite monitoraggio sistematico, basato sull’utilizzo di trappole con esche olfattive finalizzate alla “cattura” di peli mediante filo spinato, e opportunistico, che si basa sulla raccolta dei campioni organici rinvenuti sul territorio durante le ordinarie attività di servizio e in corrispondenza dell’accertamento di danni e del controllo dei grattatoi.
Come vivono
Dal 2015 in poi è stata condotta una puntuale analisi per verificare la distribuzione temporale (ritmi di attività) e spaziale (uso dei siti) dell’orso bruno in Trentino, in relazione alla presenza dell’uomo. Ne è venuto fuori che il plantigrado modifica i suoi ritmi di attività e la sua distribuzione spaziale al fine di evitare le fonti di disturbo antropico, nello specifico i passaggi di pedoni e veicoli a motore (soprattutto a scopo ricreativo) presso i siti monitorati e i centri abitati. L’analisi dei ritmi di attività mostra uno sfasamento temporale tra uomini e orsi: laddove sale la curva di presenza dell’uomo nel corso della giornata, scende quella dell’animale. Che quindi si muove perfettamente a suo agio solo nelle prime ore del mattino e al tramonto, scomparendo praticamente del tutto nelle ore centrali del giorno. Ecco perché è davvero difficile incontrarlo.
Cosa fare in caso di incontro
Il rischio è remoto, ma c’è. E allora è bene ricordare il vademecum, premettendo che l’orso è totalmente disinteressato agli uomini, casomai ne è infastidito e tende ad evitarli. Se attacca, dunque, non è per uccidere né tanto meno per mangiare, ma solo per difendersi, in quanto percepisce la nostra presenza come minacciosa, soprattutto nei confronti dei cuccioli, se si tratta di un esemplare femmina (come in tutti i casi di aggressione sinora verificati). In caso di incontro e di eventuale aggressione, ci sono due capisaldi fondamentali: non reagire, nemmeno per difendersi, perché nel corpo a corpo soccomberemmo al 100%, e non scappare correndo, perché l’orso è molto più veloce di noi (va alla velocità di uno scooter anche in salita), si arrampica agilmente e sa anche nuotare.
Ecco invece i comportamenti da tenere, a seconda della distanza dell’incontro. Se l’orso viene avvistato da molto lontano, si può stare tranquilli: non verrà mai ad attaccarvi. Lo si potrà osservare, evitando però di andare nella sua direzione e di fare movimenti che potrebbero farlo sentire in pericolo (correre, sbracciare). Da una distanza media, l’importante sarà non fare gesti bruschi, non urlare, non scappare in preda al panico: con molta calma, sussurrando all’animale per tranquillizzarlo e indietreggiando ma senza mai dargli del tutto le spalle, ci si allontana, andando in una direzione opposta. Nel caso in cui l’orso si avvicini ugualmente, è consigliabile lasciare qualcosa per terra, magari lo zaino, per attirare la sua attenzione e distrarlo un po’, guadagnando così tempo per mettere ulteriore distanza tra noi e lui.
Infine, l’incontro ravvicinato. Rarissimo, ma non impossibile. In quel caso l’unica cosa da fare è mostrarsi totalmente inermi, sdraiandosi per terra a pancia in giù, con le mani sulla testa. Senza parlare e possibilmente senza guardare l’orso negli occhi. L’orso a quel punto non dovrebbe più percepirvi come una minaccia e si allontanerà. Non è escluso che sferri comunque qualche colpo, ma non reagire rimane in ogni caso la scelta preferibile: scappare o ingaggiare un corpo a corpo, anche se in più persone contro uno, non porterà nulla di meglio. Tuttavia anche risolvere il problema a monte è possibile. Per ridurre praticamente a zero le possibilità di incontro questi sono i consigli: seguire i sentieri “ufficiali” e non avventurarsi in boschi e zone remote, non fare escursioni da soli ma almeno in 2 o più persone, passeggiare in maniera “rumorosa”, parlando a voce alta, in modo che anche da lontano l’orso possa avvertire la nostra presenza e andarsene per i fatti suoi.
E andare con una bella carabina a scopo difensivo?
viva gli orsi