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La pandemia blocca lo sport e Robinhood decolla in Borsa

I tifosi americani, orfani delle scommesse online, sono diventati padroni di Wall Street decretando il boom del nuovo sito di trading online a zero commissioni – Ecco cosa hanno scoperto 10 milioni di neofiti e cosa potrebbe succedere anche qui da noi

La pandemia blocca lo sport e Robinhood decolla in Borsa

Quando non si allena su un campetto di basket con gli amici o fa da coach ai ragazzini della sua scuola Steven Young, un insegnante di Philadelphia, si esercita nell’unica materia in cui si reputa un vero professionista: le scommesse sportive. Mica grandi cifre, solo un pugno di dollari puntati sugli eventi della Nba, senza disdegnare il baseball o il football. Per lui, come per altre centinaia di migliaia, se non milioni di appassionati in Usa e non solo (vedi i frequentatori abituali di Sisal, It o William Hill) il lockrdown ha voluto significare una sgradita quaresima. Qualcuno, pur di non perder l’abitudine, ha inseguito il calcio nei luoghi più sperduti del pianeta o si è piegato ai tornei virtuali prima dell’attesa ripresa del soccer.

Ma pochi, o almeno non molti, hanno finora seguito l’esempio di Steven Young che, nell’attesa di poter di nuovo puntare sui campioni di Golden State o Miami, ha scoperto il fascino di un altro campionato: la lega di Wall Street. La grande novità di quest’anno, infatti, è stato il boom di Robinhood, il sito di Borsa online a zero commissioni che ha conquistato un pubblico di investitori/scommettitori che hanno sconvolto le previsioni di analisti ed economisti grazie all’azione di decine di migliaia di emuli di mister Young: 30 anni, nessuna esperienza finanziaria alle spalle, un modesto portafoglio di 2.500 dollari, trasferito dai siti di scommesse sportive alla Borsa. Dieci milioni di neofiti (tanti quanto sono gli iscritti a Robinhood.com e simili), i nuovi guerrieri in pigiama che, armati di una piattaforma di trading gratuita (Robinhood), hanno giocato in borsa il sussidio di 1200 dollari concesso dal Tesoro, a fronte del calo dell’occupazione. Un fiume di nuovi investitori che, come si evince dalla lettura delle cronache, si è prima rivolto ai tecnologici più in voga, Amazon e Facebook in testa, poi si è allargato ai ciclici ed alle scommesse più varie, alla ricerca del colpo grosso tra le società entrate in amministrazione controllata. Con buoni risultati perché l’incoscienza dei neofiti si è combinata con l’azione espansiva delle banche centrali, decise a limitare ai minimi i fallimenti.  

Chapeau ai Robinhooders, che hanno saputo cogliere l’attimo meglio dei professionisti che li hanno dovuti inseguire e meglio dei Buffett che sono rimasti alla finestra paralizzati” ha scritto Alessandro Fugnoli prevedendo che il fenomeno sia destinato, come le lucciole, a brillare per una sola notte. Ma, si legge in una nota di Goldman Sachs, “siamo di fronte ad un nuovo segmento di investitori sia in azioni che in derivati che stanno cambiando le regole”. “Certo – dice James Bianco, vecchia volpe del mercato Usa. Non contano come gli istituzionali, ma hanno un certo peso in questi mesi. Abbastanza perché se ne tenga conto”.  Anche perché è sufficiente lo spostamento di una parte, anche modesta, delle scommesse sportive, pari a 13 miliardi di dollari se ci si limita alle attività legali (dieci volte tanto, calcola il New York Times, con il gioco clandestino), per cambiare gli equilibri. Il boom di Robinhood si accompagna al cambio di rotta di una buona parte dell’e-trading, che ormai non chiede più commissioni, come e-Trade che ha raccolto tre milioni di nuovi conti da quando è free.

Insomma, un fenomeno per neofiti spregiudicati che non esitano a cavalcare il ribasso, del tutto indifferenti, come l’avvocato Tran di Fort Collins nel Colorado, a vendere Ford per finanziare un’incursione nel baseball coreano o nel campionato di ping pong russo. Certo, presto saranno i professionali a riprendersi in mano il gioco. Ma è probabile che la moda prenda piede anche da noi.

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