Si chiama Terra ma la sua superficie è fatta di acqua. Se fossimo degli astronauti e guardassimo verso la Terra vedremmo un globo quasi perfetto dal colore blu con intarsi verdi. La parte esterna del nostro pianeta è ricoperta per oltre il 70% da mari e oceani, una sorta di tessuto connettivo che collega i continenti tra loro, una immagine che mostra quanto l’acqua sia fondamentale per la vita terrestre.
Oceani e mari sono un patrimonio essenziale per la vita dell’uomo sulla Terra, ospitano una enorme quantità di forme di vita, influiscono sul clima, hanno fonti di cibo fondamentali e producono ricchezza economica e benessere. Per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sull’importanza della salvaguardia del loro stato di salute è stata istituita la Giornata Mondiale degli Oceani. A proporre il World Oceans Day fu il governo canadese nel 1992 al Summit della Terra che si tenne a Rio de Janeiro. Nel 2008 la ricorrenza è stata riconosciuta dalle Nazioni Unite.
Per parlare di questa circostanza e dello stato dei nostri mari incontriamo Rosalba Giugni, la presidente di Marevivo, una onlus che dal 1985 si occupa di ambiente marino. La loro sede è su un barcone ancorato sul Tevere nei pressi del centro storico di Roma, l’incontro ci dà la possibilità di vedere il fiume da vicino e squarci della città da un prospettiva insolita e suggestiva. Le banchine del Tevere sono un posto poco vissuto, quasi estraneo alla vita quotidiana, e quando capita di andarci si avverte la sensazione di essere in un luogo fuori dal comune.
Attraversiamo il barcone e raggiungiamo la presidente. Lei e i i suoi collaboratori sono indaffarati, per la Giornata mondiale degli Oceani stanno organizzando “Blu al Plurale. Conversazioni sopra e sotto il mare”, una diretta streaming di oltre tre ore per parlare dell’importanza del mare e della conservazione dei suoi ecosistemi con rappresentanti delle istituzioni, scienziati, stakeholder e personalità influenti e sensibili alle tematiche ambientali. 150 minuti di diretta con oltre venti ospiti per parlare di mare e di cambiamenti climatici, tutela della biodiversità e inquinamento. Il programma completo sul sito. Ma ecco l’intervista.
Presidente, perché una giornata dedicata agli oceani?
“Perchè gli oceani sono il polmone blu della Terra e quindi dedicare una giornata mi sembra che sia doveroso. Mi piace dire che il grande mare, gli oceani sono madre mare. Se guardiamo il nostro pianeta il 71% della superficie è ricoperta dalle acque. Se pensiamo alla notte dei tempi. Dov’è che è nata la vita? Proprio nel mare. Quindi la prima cellula è nata lì, si è divisa, si è moltiplicata e ha invaso tutto il pianeta diventando piante, fiori, uccelli, insetti, uomini. Tutta la vita nasce da questo meraviglioso liquido amniotico. Un po’ come dal ventre di una madre. Sugli altri pianeti cerchiamo acqua, è la prima cosa che cerchiamo, se non c’è acqua non c’è vita. Ora questo meraviglioso dono che abbiamo avuto, perché siamo nati sulla Terra e grazie all’acqua, la stiamo distruggendo tra rifiuti di tutti i generi, dal petrolio ai prodotti chimici, alle plastiche. Stiamo depredando questa madre e non consentiamo al mare di esercitare il suo ruolo fondamentale che è quello di produzione di ossigeno, più del 50%, di assorbire un terzo dell’anidride carbonica e ricordiamoci, questo è un dato pazzesco che non si prende in considerazione, il 98% delle zone abitate dalla vita sono nel mare, una cosa straordinaria. Quindi la Giornata degli Oceani è importante perché ci deve far ricordare che questo liquido amniotico, questo essere vivente, è indispensabile che sia in buona salute perché l’uomo possa vivere su questo pianeta”.
Quali sono i problemi più grandi legati al mare?
“Al primo posto sicuramente ci sono i cambiamenti climatici perché stanno alterando totalmente un equilibrio fragile di temperature, correnti, ghiacci. Oltre tutto il mare assorbe l’anidride carbonica. Dalla rivoluzione industriale in poi questa anidride carbonica è stata assorbita dal mare che si è acidificato. Gli oceani hanno cambiato il ph con conseguenze inimmaginabili. Al secondo posto c’è l’overfishing. Stiamo depredando il mare di tutti i suoi esseri viventi che sono indispensabili perché il mare possa esercitare il suo ruolo. Dai grandi animali, gli squali che sono all’apice della catena trofica, ai gamberetti, alla poseidonia e anche agli esseri minuscoli che ancora non conosciamo perché noi non abbiamo ancora catalogato tutti gli esseri che vivono nel mare. Terzo punto l’inquinamento. Abbiamo un inquinamento che arriva soprattutto dai fiumi. Dobbiamo pensare che i fiumi sono le arterie del nostro pianeta, prima trasportavano la vita adesso raccolgono i rifiuti della nostra società dei consumi, raccolgono inquinamento, plastiche, raccolgono qualsiasi cosa che noi buttiamo nel fiume, poi il fiume se la porta via e vediamo cose come quella che sta succedendo oggi a Roma. Le nostre arterie che erano forti e piene di risorse meravigliose adesso invece trasportano tutto questo. Marevivo fa da anni campagne per i fiumi, per bonificarli, per non cementificarli, per farli più naturali possibile e soprattutto per mettere alla foce delle barriere per raccogliere le plastiche prima che arrivino in mare perché poi riprenderle in mare è un’utopia perché le plastiche sprofondano. Quello che noi vediamo è solo il 15%, l’85% è sotto il mare”.
Che poi vengono ingoiate dai pesci e poi dagli uomini che mangiano i pesci.
“Ma la cosa spaventosa è che le abbiamo trovate nel sale che è un alimento che usiamo tutti. Facciamo parte di un ecosistema. Papa Francesco ha detto benissimo, noi abbiamo pensato di poter essere sani in un mondo malato ma siamo noi che abbiamo ammalato il mondo. Dobbiamo ricorrere ai ripari”.
La ripresa prevede grandissimi investimenti, ma anche tagli: con che effetti sull’ambiente?
“Questo è il grande pericolo. Quando ho sentito che tra le emergenze ci sta il ponte di Messina allora non ci siamo resi conto che non abbiamo capito ancora. Con l’emergenze ambientali che abbiamo e che dobbiamo affrontare… Il discorso è che dobbiamo trovare un equilibrio tra le varie cose, però l’ambiente è al primo posto nella sostenibilità. C’è l’ambiente, poi la socialità e poi l’economia ma se l’ambiente non funziona crolla tutto. Parliamo tanto di sostenibilità e ambiente, adesso vedremo il documento che verrà fuori (per il rilancio fase 2) su come investire i soldi, cerchiamo di investirli nella maniera giusta di fare veramente un cambiamento a 360°. L’Italia potrebbe diventare totalmente indipendente da un punto di vista energetico perché abbiamo il sole, il mare, il vento, i fiumi, i vulcani, siamo immersi nell’energia. Se ci fosse una spinta in più potremmo fare una grande trasformazione. Si tratta di avere dei politici illuminati che non stanno a guardare la poltrona. Dobbiamo portare avanti il nostro Paese, la nostra gente, possiamo anche essere un esempio nel mondo perché siamo creativi e pieni di inventiva”.
Il vostro è un punto di vista privilegiato da tanti anni, una grande esperienza. Avete riscontrato una crescita della consapevolezza dei problemi legati all’ambiente tra le persone comuni e tra i politici?
“C’è sicuramente più coscienza e consapevolezza tra la gente. Marevivo ha fatto tante attività nelle scuole, molta divulgazione, abbiamo fatto campagne internazionali, tutto questo ha creato una maggiore coscienza. Siamo stati i primi ad andare a pulire le spiagge in Italia. Dal punto di vista invece normativo e politico con il coronavirus abbiamo fatto un passo indietro di dieci anni. Siamo indirizzati verso un uso frenetico di oggetti di plastica usa e getta e questo sta provocando un’ondata di rifiuti plastici. Vedi mascherine, guanti, contenitori, ecc. Ormai il plastic free sembra una cosa antica. Vede quella borraccia di Marevivo in metallo? (indica una borraccia conservata in una teca, ndr) è stata benedetta da Papa Francesco due anni fa. Ormai sembrano oggetti archeologici”.
Ci avviamo verso la conclusione. Il turismo in Italia è anche una bella fetta di PIL, circa il 14%, cifre enormi. Il mare rappresenta una delle mete più frequentate e con più presenze. Ora con il post coronavirus è uno dei settori ne che ne risentirà di più.
Cosa si dovrebbe fare secondo lei per tenere insieme ripresa economica del turismo e tutela ambientale?
“Sono dell’idea che noi abbiamo un Paese molto delicato e dobbiamo spingere verso un turismo sempre più di qualità che di quantità. L’eccessivo turismo distrugge il patrimonio. Dovremmo fare il numero chiuso a Venezia, a Firenze, a Roma e avere la continuità del turismo non soltanto d’estate ma durante tutto quanto l’anno. Dovremmo fare grandi eventi culturali che sono quello che attirano la gente che vuole capire meglio la nostra cultura. Questo dappertutto, dalle isole, alle città, alle montagne, al mare noi dovremmo essere il Paese che produce eventi culturali tutto l’anno e attirare quel tipo di turismo lì non quello mordi e fuggi”.
Salvaguardia e tutela ambientale sono frutto di scelte politiche gigantesche però sono anche il prodotto di tanti piccoli gesti quotidiani di ognuno di noi. Una cosa concreta da fare l’8 giugno per celebrare la Giornate Mondiale degli Oceani?
“Risparmiare, risparmiare l’acqua, risparmiare l’energia, risparmiare anche gli oggetti che si usano. Poi assolutamente bisogna produrre meno rifiuti possibile, stare più attenti. Magari per quella giornata non usare la plastica usa e getta. Potrebbe essere un impegno da prendere per quella ricorrenza. Comunque ognuno deve fare la sua parte perché non possiamo sempre pensare che devono essere gli altri. I politici li possiamo influenzare se siamo uniti però per primi dobbiamo essere noi a fare”.